Capitolo 1 - a metà strada -

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Un forte rumore giunse all'improvviso dalla sala ricevimenti, bloccando a metà Shizuo nell'atto di ruotare la chiave nella toppa, la quale rimase invece ferma nel mezzo del suo giro, incapace di spalancare loro la soglia. Tutto il gruppo parve sussultare a quel suono stridente - simile ad una cascata di cristalli che finivano con il frantumarsi a terra, o allo scoppio di un tuono -, la tensione si era fatta pressante sulle loro spalle e infondo alla gola, tanto che a Mikado sfuggì un singhiozzio da panico (o forse la sua era solo sorpresa?).
Senza rifletterci Shizuo corse verso la sala, abbandonando la misteriosa porta e tutti i segreti che dietro ad essa si celavano, lasciandone però lì la chiave, a beneficio di chiunque volesse prenderla, quasi che una simile possibilità non gli fosse minimamente passata per la mente.
Un senso di disagio e paura avvolse la stanza e il resto dei presenti che, come fossero un unico individuo, oppure perché incapaci di ragionare lucidamente essendo stati colti alla sprovvista, si apprestarono a seguire Heiwajima. Solo uno tra loro si attardò. Una balzana idea in mente per tirare un brutto tiro tanto per scuotere un po' le acque, solo per il proprio divertimento.
Rapido Shizuo fu il primo a raggiungere l'entrata della sala, il cuore che pompava veloce nel petto e nei timpani. Ovviamente, come gli altri, era stato colto di sorpresa da quei suoni e, seppur il suo volto non tradisse alcun senso di stupore, persino lui aveva avuto un singulto di spavento nel udirli, che rapidamente si era però tramutato in un'espressione di rabbia e frustrazione. Aveva subito riconosciuto il rumore di stoviglie infrante e di tavoli ribaltati, fin troppo familiare gli era il tintinnio stridente dalle posate gettate brutalmente a terra (poiché solitamente era lui stesso a provocare un tale fracasso).
Con sorpresa trovò la sala ricevimenti avvolta da una pesante penombra. Le luci si erano fatte soffuse, i lampadari che pendevano dal soffitto, e che poco prima l'avevano fatta risplendere a giorno in una quasi incantata luce dorata, ora erano spenti, e solo qualche lampada a muro rischiariva debolmente l'ambiente. A causa dell'ampiezza della camera, e dalla scarsa illuminazione, a malapena si distinguevano i contorni dei tavoli, semplici sagome scure su uno sfondo del medesimo colore.
Con attenzione e i sensi in allerta Shizuo entrò, un sentore di pericolo aveva acceso un campanello d'allarme nella sua testa, irrigidendogli i muscoli e serrandogli la mascella in una smorfia tirata. Gli bastò un passo per avvertire da subito lo scricchiolio dei vetri rotti sotto le suole. Pezzi di ceramica candida, appartenuta a piatti finemente decorati, misti a frammenti di bicchieri, ero sparsi ovunque sul pavimento. Come gli era stato facile immaginare, della piramide di calici di cristallo non rimaneva nulla, il suono stridente, simile all'infrangersi di una vetrata, doveva essere stato provocato dal suo crollo, gli suggerì l'intuito, mentre l'olfatto ne studiava l'aria.
C'era puzza di vino, ed essendo un ex-barman, ne sapeva qualcosa a riguardo. Un liquore deciso, secco, dall'alta gradazione alcolica. Non ne riconosceva la qualità, ma aveva già visto da qualche parte una bottiglia che poteva avere un contenuto molto simile. Era nell'armadietto degli alcolici nel salottino elegante del secondo piano. Una leggera vocina gli ricordò che tecnicamente quell'armadietto avrebbe dovuto essere chiuso e che quindi qualcuno, in segreto, doveva aver trovato un modo per aprirlo o, peggio, ne aveva sempre posseduto la chiave senza informare nessun altro.
Ma al momento non era questo il suo primo pensiero e si ripromise di rifletterci dopo, anzi, di discuterci con gli altri, poiché non era abbastanza sveglio da trovare una risposta a simili quesiti da solo.
Non poté però far a meno di pensare che, un atteggiamento simile, nascondere informazioni e/o oggetti importanti per tenerseli per sé, come asso nella manica, era un atteggiamento tipico di quella sporca pulce.
Se solo non fosse stato bloccato quella sedia a rotelle, probabilmente, Shizuo non si sarebbe fatto remore ad accusarlo, chiamando a gran voce il suo nome pronto a massacrarlo con una qualsiasi arma impropria avesse a disposizione.
Se non lo avessero convinto del contrario, sarebbe stato ancora certo che la pulce li stesse giocando per l'ennesima volta. Ma gli era stato dimostrato che l'informatore non fingeva la sua disabilita e, a saperlo, qualcosa del suo atteggiamento era cambiato.
Non poteva dire che non fosse disagio il suo. Era sempre stato preparato ad affrontare una pulce bastarda ed attaccabrighe, capace di sfidarlo e combatterlo sul suo stesso piano. Un Izaya che, invece, non era in grado di fronteggiarlo e, anzi, pareva persino temerlo era qualcosa di spiazzante. Non era minimamente pronto ad accettarlo. Non voleva accettarlo.
Per questo non era piombato nella sala urlando a squarcia gola, chiamandolo con quel tono rabbioso e velenoso che precedeva la sua perdita di controllo. Il segnale con cui davano sempre inizio alla loro sfida ad acchiapparello. Pur sapendo che non vi erano altri in quella sala, se non la pulce, non se la sentiva di dire quel nome. Avvertiva qualcosa di sbagliato nel pronunciarlo, quasi la persona che sapeva gli avrebbe risposto non fosse quella che si aspettava.
Avanzando a tentoni nella semi oscurità, Shizuo attese che i suoi occhi si abituassero alla scarsa luce e, dopo aver urtato un paio di tavoli, inciampandovi praticamente sopra, causando la rottura del probabilmente ultimo bicchiere ancora integro della sala, finalmente cominciò ad orientarsi.
L' assetto della stanza era cambiato molto da quando vi era entrato non più di venti minuti prima, le due file di tavoli che si trovano ordinatamente sistemati ed apparecchiati lungo le pareti, ora erano per la maggior parte rovesciati verso l'interno, in un disastroso effetto domino che pareva essere partito dal centro della sala, dove prima stava la piramide di calici. Uno dei pesanti lampadari stile art nouve - con i manici in ottone che curvavano simili a volute e colmo di decorazioni a foglia d'edera -, era precipitato, schiantandosi al suolo, causando il frastuono che avevano udito e la reazione a catena che aveva portato ad una simile devastazione.
Uno degli anelli da cui il lampadario era sostenuto, attaccato al soffitto, pareva essere stato scalfito da qualcosa e, una volta indebolito, la forza di gravità aveva fatto il resto.
Per un istante Shizuo pensò che sotto vi potesse essere finito qualcuno, e l'immagine della pulce spiaccicata al suolo fece inorridire dal disgusto la sua mente, provocandogli una serie di brividi lungo la spina dorsale. Ma era unicamente una fantasia, a parte qualche resto di vino rosso, non vedeva altre tracce allarmanti che si potessero confondere con il sangue. In più era certo fosse stata la mano dell'informatore a far cadere il lampadario. Riconosceva le sue capacità nel lancio dei coltelli e la sua mira incredibile.
- Shizuo!.. M-ma cosa successo qui!? - la voce allarmata di Shinra lo raggiunse alle spalle, poco distante, e con il suo arrivo, la luce che nella stanza era venuta a mancare, tornò improvvisamente. - Shizuo? - insistette a chiamarlo il medico senza licenza, il biondo che imprecava a mezza voce trovandosi d'improvviso accecato. Si era abituato all'oscurità e ora gli occhi gli bruciavano, la retina che si riempiva di una serie di luci ad intermittenza simili a lucciole.
Quando era entrato non aveva neppure provato a cercare un interruttore, ora si sentiva uno sciocco per non averlo fatto.
Perché non ci aveva pensato subito? Semplice, perché era stato distratto dal puzzo dell'alcool che pareva essere stato sparso un po' ovunque, dal pavimento trai cocci rotti, ai tavoli, le tende.
- Oh, no...- un sentore di gelo attraversò Shizuo mentre il suo sguardo si spalancava, colto da un improvvisa rivelazione, nelle orecchie il sottile fischio provocato dalla messa in funzione del vecchio impianto elettrico.
- Merda! - esclamò, sta volta a voce più alta, schioccando stizzito la lingua.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2016 ⏰

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