Vale's pov

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Quella stupida sveglia, prima o poi faccio la petizione per renderla illegale.

Mi alzo dal letto e mi costringo a fare una doccia e vestirmi visto che ho scuola.

Oh, sono una stupida. Mi presento.

Mi chiamo Valeria, ma tutti mi chiamano Vale.
Ho 14 anni e una vita fantastica, non desidero di più.

Ho capelli castani chiari, occhi marroni e ho le lentiggini. Non mi lamento del mio corpo, mi piace così.

Vivo con mio padre in Italia, e mia madre... Bhe non lo so.
Mio padre è Americano, quindi io parlo anche l'inglese.

Ho due migliori amici, che adoro più di me stessa, si chiamano Sofia e Mattia.

Mattia è più alto di me, ha i capelli castani tirati all'insù in un ciuffo che io adoro troppo scompigliare, occhi marroni. È più alto di me e Sofia, che siamo delle nane.

Sofia è bionda con occhi azzurri, alta quanto me e ha più o meno la mia stessa corporatura.

Amo la pallavolo e la pratico da quasi 8 anni, insieme a Sofia.

Amo leggere, ascoltare la musica e disegnare.

Scendo giù e trovo mio padre che fa colazione con un cornetto e cappuccino, mentre legge il giornale.

Lui gestisce vari negozi di abbigliamento famosissimi, e posso dire che i soldi non mi mancano.

"Ehi cucciolina" mi dice sorridente appena mi vede.

"Buongiorno papà" rispondo, gli do un bacino sulla guancia e prendo la mia adorata nutella.

"Allora, io vado al lavoro, invita Sofia e Mattia dopo scuola se vuoi" dice, e io annuisco.

"Buona giornata papà" dico, e lui mi bacia la fronte.
Dire che questo uomo è da amare è poco.

"Buona giornata cucciola" dice, e se ne va.

Dopo aver mangiato prendo velocemente lo zaino e mi dirigo verso la scuola.

Appena varco i cancelli tutti gli sguardi si posano su di me, io saluto chi conosco e dopo un po' di ricerche trovo Sofia che saltella e abbraccia Mattia.

"Che succede?" Chiedo io
"Oddio mi hai fatto prendere paura" Dice Sofia mettendosi una mano sul cuore, e sia io che Mattia scoppiamo a ridere.

"Mattia ha preso 97 al test di Inglese!" Dice, e io lo abbraccio subito.

"Oh mio dio bravo Matty" dico, e ci abbracciamo forte.

"Merito della mia prof" dice, e mi bacia la guancia.

"In effetti" mi vanto io, e scoppiamo tutti a ridere.

La campanella suona e noi andiamo in classe nostra, la 1C, ovvero la più casinista delle superiori.

Entriamo e vediamo il prof che cerca di calmare la classe, che ha cominciato una battaglia di palline di carta.

"ORA PUÒ BASTARE" urlo io, e tutti si fermano.

"Grazie signorina Sanders" mi ringrazia lui con un sorriso.

Bhe, diciamo che sono rispettata qua, per via di mio padre, ma non mi approfitto delle persone, non sono quel tipo di ragazza.

****

Le sei ore passano rapidamente, e decidiamo di ritornare tutti a casa propria, così usciamo verso le 3 a fare una passeggiata.

Mi incammino verso casa, e appena arrivo, nel cortile trovo tante donne e uomini che parlano tra di loro.

"Scusate, chi siete?" Chiedo una volta scavalcato il cancello.

"Buongiorno signorina, siamo gli assistenti sociali, abbiamo una brutta notizia" dice una ragazza, credo che abbia sui 24-25 anni.

Quello che mi dissero mi cambiò la vita.

"Signorina, suo padre è stato coinvolto in un incidente stradale, non ce l'ha fatta" dice un uomo.

Ogni parola, ogni singola parola di quella frase, mi fece stare sempre più male.

"Lei signorina è stata affidata a sua madre, faccia le valigie e prenda le sue cose, domani partiamo per l'America" dice un altro ragazzo.

Ogni parola di quella frase, a ogni parola mi sentì crollare il mondo addosso.

Mio padre.
Il mio papà.
Non c'era più.
Quello che mi aveva cresciuta.
Aveva sofferto, per me.
Aveva sempre tenuto a me.
E io avevo sempre tenuto a lui.
Non c'era più.
Non lo avrei abbracciato più.
Non lo avrei potuto guardare più negli occhi.

Scoppiai in un pianto isterico.

Mi buttai a terra e piangevo istericamente.

Mattia, nella casa accanto mi sentì e infatti appena mi vede corre verso di me.

"Che è successo?!" Sbraita contro quelli.

"Signorino, si calmi, lei chi è?" Dice un signore

"Il suo migliore amico" risponde lui, ma da li non ascolto più la loro conversazione.

Nella mia mente si ripercorrono le immagini mie e di mio padre.

Di quando ero piccola, mi spingeva sull'altalena, mi dava sempre la merenda, quello che volevo io.

Non avevo mai fatto un capriccio per un gioco, perchè ora ne ho la soffitta piena.

Lui mi faceva tutti i miei favori, anche se io non chiedevo troppo.

Mi ha insegnato lui come vivere, mi ha dato felicità e mi consolava per il fatto che mia madre, o meglio quella signora, ci avesse lasciati, mentre lui stava molto peggio di me.

Quando tornavo a casa perchè mi ero sbucciata un ginocchio piangendo, lui mi medicava mentre mi raccontava storie, mi cantava canzoni.

E ora sapere che non c'è più fa stare male.
Molto male.

Un coltello nel petto, è quella la sensazione.

Mi sento sollevarmi e sento che è Mattia, che mi porta nella mia stanza.

Mi poggia sul letto, e io mi stendo e abbraccio un cuscino piangendo.

Chiama qualcuno, poi mi toglie il cuscino dalle mani e mi abbraccia forte.

"Andrà tutto bene" continua a ripetere sussurrando al mio orecchio.

Sento la porta spalancarsi, e subito Sofia corre da me.

"COSA DIAVOLO SUCCEDE?!" Dice

Scoppio di nuovo in singhiozzi, e sento che mi sta venendo un attacco di panico.

"Nono calma" dice Sofi

"Sofi vieni di la ti spiego" dice Mattia, e mi lasciano da sola.

Dopo poco Sofia si precipita nella mia stanza piangendo, mi tira su e mi abbraccia forte.

All'abbraccio si unisce anche Mattia.

"Non me ne voglio andare, è un incubo" dico tra i singhiozzi.

Mi poggiano sul letto, e loro cominciano a impacchettare tutto.

Mi alzo e vado in bagno, e mi appoggio al lavandino.

Con la coda dell'occhio la vedo.

La lametta.

La prendo tra le mani e la rigiro piangendo.

Papà non vuole, ma io ne ho un disperato bisogno.

Così mi decido a farlo.

Un taglio, due tagli, tre tagli, fino ad avere i bracci sanguinanti.

Me li medico velocemente, mi metto della garza e mi abbasso le maniche della felpa, e ritorno di la.

Non può essere vero.

~vale

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