Prologo - Mio distratto assistente

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- Molto bene mio fido assistente, siamo pronti a iniziare - disse lo scienziato. Era una notte buia, e fuori pioveva. Ma era decisamente più sicuro rimanere tutta la notte sotto la pioggia, con il rischio di incappare nei banditi, piuttosto che passare anche una sola ora in quel laboratorio. 

Tutti conoscevano lo scienziato pazzo che viveva nei boschi, ad appena dieci chilometri da un villaggio di orchi, e tutti stavano alla larga da lui. Tutti o quasi. Altrimenti non avrebbe avuto un assistente, che, diciamolo, era forse più pazzo dello scienziato stesso. 

Così diceva la gente : il povero Samuel Throntson non aveva avuto scelta dopo che la sua famiglia lo aveva cacciato e aveva accettato all'istante di diventare l'assistente dello scienziato. Così diceva la gente, però. Quale fosse la verità nessuno lo sapeva. 

Ma il "povero" Samuel Thronston era felice del suo nuovo lavoro, non tanto perché gli interessassero i folli esperimenti del suo capo, ma più che altro perché torturare le sventurate creature che fungevano da cavie era una sorta di sfogo personale, considerando che non aveva certo perdonato la sua famiglia per averlo cacciato solo per non essere riuscito a sposare la figlia dei Therecastle. Figlia che non era nobile e, sinceramente, non trovava nemmeno lontanamente bella. Ed era stato così felice quando era stato invitato al matrimonio di quest'ultima da non pensare minimamente alla reazione che avrebbe avuto la sua famiglia.

- Samuel ! Mi stai ascoltando ?! - esclamò lo scienziato, vedendo che Samuel era perso nei propri pensieri senza prestare attenzione a quanto diceva il suo capo, che stava appunto dandogli le istruzioni per eseguire un nuovo folle esperimento. 

- Ehm...certo...ecco... - balbettò impacciato l'assistente. Lo scienziato scosse la testa e sospirò. Poi ricominciò a parlare, spiegando nuovamente le istruzioni e l'esperimento. Ma Samuel tendeva a distrarsi, a pensare ai fatti propri, a vagare con la mente e a ritrovarsi a rimuginare su quella che era stata la sua vita da nobile, invece che ascoltare il suo capo. 

- Mio caro Samuel, dimmi, per te questo è uno scherzo, un gioco, o un lavoro ? - domandò con tono dolce e smielato lo scienziato, accorgendosene. 

L'assistente non rispose, rimase a fissare il suo capo con uno sguardo spaventato, perché ben sapeva cosa gli sarebbe toccato per non aver prestato attenzione alle parole dello scienziato per ben due volte di fila.

- Non ho parole ! Non hai un minimo di rispetto ! Ma immagino che tu sappia già cosa ti aspetta... - lo rimproverò il capo. Samuel Thronston taceva, e ascoltava, a testa bassa, tutto quello che lo scienziato lo accusava di essere o di fare. Ma aveva ragione, si diceva. Se non fosse stato rimproverato proprio in quel momento, avrebbe davvero preso un muro a testate per aver appena dato ragione al suo capo. Ormai non si riconosceva più nemmeno lui ! In circostanze normali, per esempio, non avrebbe esitato a far sparire lo scienziato, che era un elfo o qualcosa di simile, non era stato attento e non gli interessava, dalla sua vita. Invece era diventato addirittura suo assistente ! E certo, per lui era un grande disonore. Aveva dovuto reprime l'orgoglio e il disgusto, anche perché non aveva molte alternative : o avrebbe accettato il lavoro o sarebbe morto di fame nella foresta. Cosa che non gli andava molto a genio. 

Ma c'erano momenti in cui rimpiangeva di non aver nemmeno tentato di sposare Runegilde Therecastle. Momenti in cui avrebbe preferito morire di fame nella foresta piuttosto che accettare il lavoro di assistente. Peccato che avesse già accettato da mesi e la sua reputazione fosse ormai distrutta. E di farsene una nuova non se ne parlava proprio ! No, sarebbe stato impossibile, considerando che la sua famiglia avrebbe tentato in ogni modo di ostacolarlo.

- Mio distratto assistente, siccome, a quanto pare, non sei capace di stare attento alle mie spiegazioni, ho deciso : questa volta avrai una punizione esemplare - annunciò lo scienziato. 

Un momento, che aveva detto ? Samuel si era distratto di nuovo. Era decisamente impossibile per lui ascoltarlo. E non sapeva se fosse una difficoltà dettata dal disgusto o dal fatto che lui passasse il tempo a rimuginare sulla sua vita. L'unica cosa che avesse recepito delle parole del suo capo era qualcosa riguardo ad una punizione esemplare. Perché, ovviamente, passare tutta la notte a pulire il laboratorio e poi dormire incatenato ad un albero non era sufficientemente severa. Ah, aggiungendo che di notte, nella foresta, si moriva di freddo. 

- Dunque, ho deciso anche di insegnarti, di farti imparare dal tuo passato, dato che non fai altro che rimuginarci sopra senza risolvere nulla. - concluse lo scienziato. 





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