V. - Una proposta

Začít od začátku
                                    

- Maestro Holm, si può? –

Mi girai di scatto. Un uomo in giacca e cravatta, mai visto prima d'ora, fece il suo ingresso. Holm gli chiese di accomodarsi come se non ci fossi, poi cominciò a parlare serratamente con lui.

- Va bene, maestro... Quindi io vado... - dissi. "Tranquilli, come se non ci fossi" fu il mio pensiero quando abbandonai la stanza. Completamente ignorata.

La giornata continuò ad essere uggiosa. Anche se aveva smesso di piovere, i due campi in terra rossa dello Sporting erano pregni d'acqua. Era una vera tortura aspettare che si asciugassero, ma in un posto del genere, senza campi coperti, aspettare era l'unica opzione disponibile. Gli altri ragazzi ci avevano rinunciato: avevano preso una pallina dal cesto e avevano iniziato a calciarla per le stradine nello Sporting, infradiciandosi tra le pozzanghere. Io e la mia compagna di gruppo Laura eravamo rimaste al coperto.

- Ti ha detto della serie C, immagino –

- Già. Saremmo compagne di squadra. Ci pensi? –

- Non mi mettere tutta quest'ansia, Bea. Ti immagini una come me giocare la serie C? –

Scoppiai a ridere: - Ti immagini un doppio noi due contro quelle della Fenice? –

- Non ci pensare nemmeno. Non entrerei mai in campo contro quelle pazzoidi –

Rimanemmo per un secondo in silenzio, guardando davanti a noi la pioggia che aveva ripreso a  cadere sui campi rosso scuro. Un po' ovunque si erano formate grosse pozze d'acqua che tremavano lievemente al contatto con le gocce di pioggia. I ragazzi non se ne erano neanche accorti, e con il cappuccio in testa continuavano a giocare.

- Ti ricordi quando eravamo così tanti da non riuscire ad essere in meno di quindici in campo? – disse lei, sorridendo.

- Me ne ero quasi dimenticata. Sembrano passati anni. E ti ricordi quella volta che salimmo sul tetto del porticato e cominciammo a bombardare di palline Alberto e Sasha? – 

- Oddio, l'avevo completamente rimosso. E quando l'estate di un sacco di anni fa riempirono di palloncini la segreteria del maestro? -

- Non potrò mai dimenticare quella faccia. Credimi. - 

Scoppiammo a ridere, poi tornammo in silenzio. Solitamente Laura e la sua parlantina vivace mi mettevano di buon umore. Eppure adesso una grande tristezza era calata su di noi.

- Lo Sporting sta morendo, Becs. Lo sento. Lo sento e non posso crederci – disse lei.

- Lo dicono ogni anno, eppure non chiude mai. Troveranno un modo per tirare avanti, ci riescono sempre. Almeno fino a quando ci sarà il maestro sarà così – lei annuì poco convinta.

- Magari sarà proprio questa squadra a riportare un po' di gente qui. Immagina se la Fenice venisse. Porterebbe un sacco di gente –

Feci cenno di sì, ma in realtà non ne ero entusiasta. La Fenice e lo Sporting erano due mondi separati, e a me piaceva quella sensazione: era come vivere due vite. Rabbrividivo solo al pensiero di vederli lì. Chissà cos'avrebbe pensato Claudia Gallone della stanza del maestro Holm, contemporaneamente stanza del coach, segreteria e magazzino. Potevo immaginare chiaramente il volto disgustato di Giulia davanti alle distrutte panchine bianche di plastica in mezzo al campo. Per non parlare di Noemi Bellisario: non avrebbe mai accettato di cambiarsi in uno spogliatoio che forse era grande quanto il suo bagno.

- Ehi, ti sei incantata? Che hai? – chiese la mia amica.

- Nulla. Pensavo a come sia cambiato tutto nel giro di così poco tempo. Credo di aver avuto quattro anni quando hanno chiuso il primo circolo –

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Kde žijí příběhy. Začni objevovat