Credo che se due sguardi si cerchino voglia dire che due cuori si siano già sfiorati.

Le uniche parole che mi vennero in mente in quell'istante furono solo due. Ti Amo.

L'emozione di quel ballo, il profumo di lino sulla sua camicia, le sue mani sui miei fianchi e la voglia matta di baciarlo, mi fecero capire che forse ne valeva ancora un po' la pena.

«Ciao Chloe. Sono tornata adesso.»

Mamma Eleonora entrò in stanza interrompendo per fortuna i miei ricordi sul compleanno. Aveva il sorriso di chi dopo una giornata stancante di lavoro torna a casa e trova la serenità che tanto amava. La stessa serenità che aveva perso quando mio padre morì in un incidente stradale ed io avevo appena cinque anni.

Poi qualche anno dopo arrivò Massimiliano e fu lì che mia mamma rinacque completamente. Non aveva più smesso di sorridere da quando condivideva l'amore con lui.

«Ciao mamma!» le diedi un bacio.

Si mise sul letto accanto a me. «Cosa fai amore?»

I suoi capelli castani mi accarezzarono il viso e mi arrivò una vampata di profumo al muschio, il suo profumo preferito che rimaneva anche dopo nove interminabili ore di lavoro. «Sto riguardando le foto del compleanno e poi stampo le più belle.»

«E'stata proprio una bella festa!» mi accarezzò il braccio.

«Già.» Continuai a sfogliare le foto dal computer che tenevo sulle mie gambe, attimi unici ripresi da una macchina fotografica e di fianco mamma che guardava e sorrideva.

«Non perché sono di parte, ma tu eri proprio uno schianto, eh!»

Per lei ero sempre bellissima anche in pigiama e con i capelli sporchi. Adorava farmi complimenti e nonostante i diciotto anni, continuava a chiamarmi amore, tesoro, cuore mio.

Le sorrisi. «Mamma, volevo chiederti una cosa..»

«Dimmi pure.»

Mi schiarii la voce. «Se una tua amica avesse una cotta per un ragazzo da anni che non le ha mai mostrato un briciolo di interesse, secondo te cosa dovrebbe fare?»

Mia madre non era solo mia madre, era una delle mie più grandi amiche e nonostante la fiducia che nutrivo per lei, non potevo proprio dirle che la ragazza in questione ero io e che ero innamorata in un certo senso di..."suo nipote".

«La tua amica non ha mai provato a dichiararsi o a far capire qualcosa al ragazzo?»

Posai il computer sulla scrivania. «Mamma! Ma è una ragazza! Non potrebbe mai confessare i suoi sentimenti.»

«Chloe, amore, ti ricordo che siamo nel duemilaquindici. Finché non ci provi, finché non lotti per quello che desideri, non puoi abbandonare tutto. Devi cercare di arrivare sempre al tuo obiettivo nonostante tutti gli ostacoli che ti si porranno davanti.»

Accarezzando il bracciale di Davide le risposi. «Una sorta di "la salita è dura ma quando si arriva in cima il panorama è bellissimo"?»

«Esattamente! E poi se la ragazza è bella come te e ha due occhioni verdi da favola, perché dovrebbe mollare? Giocati la carta della gelosia. Lì capirai se lui tiene a te o no.» iniziò a parlare a bassa voce. «I ragazzi non sopportano che la donna che vogliono sia di altre persone!»

«Dici che dovrei?» mi corressi. «Cioè che la mia amica dovrebbe farlo ingelosire?..»

Annuì con la testa. «Vado a fare la doccia.» mi mandò un bacio.

Avevamo appena finito l'allenamento e le ore passate a giocare mi avevano dato più serenità, nonostante Davide fosse dall'altra parte della rete. Apprendeva facilmente, aveva una grande forza di volontà, di lottare e di vincere, ad ogni allenamento notavo sempre dei nuovi miglioramenti e di questo ne ero fiera.

«Chloe..questo è tuo.» piombò negli spogliatoi dandomi il bracciale che lui mi aveva regalato e che io avevo perso.

«Dovrei toglierlo mentre gioco a tennis o rischio di perderlo seriamente.» sciolsi i capelli.

«Sono stanco morto. Potrei cadere in piedi.»

Potrei cadere ai tuoi piedi. Mi girai a guardarlo mentre allacciava la scarpa. Era bellissimo. L'uniforme da tennis gli donava completamente. Quei ricci bagnati metà dal sudore e metà dall'acqua che solitamente amava buttarsi addosso, per non parlare della magliettina bianca leggermente trasparente che lasciava alla mia mente un po' perversa di immaginare qualcosa di meraviglioso.

«Questo è lo spogliatoio delle donne. Non puoi stare qui.»

Si guardò intorno. «Ma io non vedo nessuna donna a parte te.» sorrise. «Se vuoi vado via.»

«Resta pure. Non mi dai alcun fastidio.»

Notai dal riflesso dello specchio che mi stava guardando. Esattamente come fece alla festa di compleanno. Mi piaceva quando mi guardava in quel modo.

«Dovresti evitare di venire vestita così. Ci sono troppi ragazzi che ti guardano.»

«Che vuoi dire? Sono vestita come tutte le altre volte.»

«La prossima volta evita assolutamente questi pantaloncini.»

Davide Carella, il ragazzo che avrei amato anche nella prossima vita, per la prima volta stava mostrando interesse per me, o comunque, qualcosa che non gli andasse bene.

Lasciai lo specchio e mi diressi verso Davide. Rimasi in piedi davanti a lui con le mani sui fianchi. «Mi stanno male?»

Mi fissava le gambe e poi salì a guardare il seno. «Non è questo il problema, Chloe. Edoardo ti mangia con gli occhi ogni volta che ti vede. Me ne sono accorto!»

Tu ti sei accorto che un altro ragazzo mi desidera e non che io desidero te?

«E anche se fosse? Qual è il problema?» mi divertiva stuzzicarlo.

Notai che strinse i pugni come se la cosa gli desse parecchio fastidio. «Non lo vedo adatto a te. E'....troppo grande. E poi non ti amerebbe mai.»

«Bhe', tu faresti lo stesso. Cambi ragazza ogni ora o sbaglio?»

Si alzò in piedi e mi si mise davanti. Era davvero alto. «I miei genitori si sono separati subito dopo la mia nascita. Vivo con mio padre che ignora completamente la mia esistenza. Per lui esistono solo il lavoro ed Esmeralda, la tipa che ultimamente si porta a letto e che mi odia esattamente come io odio lei. Mia madre abita a Torino e quando riesco ad essere fortunato la vedo due volte all'anno. Non di più.» passò una mano fra i riccioli. «Non so cos'è l'amore perché non ne ho mai sentito l'odore. Come potrei amare se non sono mai stato amato?»

Mi sentivo uno schifo. Ma cosa diavolo mi era passato in mente? Il mio cuore iniziò a battere più veloce e gli occhi si riempirono di lacrime. Il mio corpo era invaso da migliaia di sensi di colpa.

 -Io ti amo, Davide. Amo te anche se a volte non è facile o divertente o non è la cosa che riesco a fare meglio, però ti amo veramente.- dovevo dire solo questo. Ma non ne avevo il coraggio.

«A me davvero dispiace, io..io..» non riuscivo a parlare.

Mi chiuse la bocca con la sua mano e appoggiò la mia testa al suo petto.
Un sogno.
Ecco cosa sei tu per me, un sogno.
E lo sei dal momento in cui mi sono innamorata di te, delle tue braccia da cui non mi staccherei mai, dei tuoi occhi in cui mi perdo ogni singola volta, del tuo sguardo che mi fa sentire di essere sempre a casa.


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