March 23th, 5th year;

488 49 36
                                    

Caro diario;

Sono Lorenzo, ho quattordici anni, non ne avrò mai quindici.

Scrivo questa lettera, in questo diario, così quando sarò morto tutti potranno leggere l'evolversi della mia depressione sottoforma delle mie parole.
Ormai per me la parola "vivere" ha perso tutto il suo stupido significato.
Oggi stesso porrò fine alla mia vita, suicidandomi; il modo, l'orario e il luogo per tutti i lettori rimarranno ignoti.
Tutte le persone che mi hanno fatto del male, umiliato, deriso o respinto, saranno felici una volta e per tutte.
Iniziamo, allora.
La mia depressione è iniziata con la partenza della mia migliore amica, è peggiorata a causa di mia madre e di sua madre, che hanno impedito in tutti i modi ogni nostro contatto.
Il suo trasferimento ha segnato un forte cambiamento nel mio modo di scrivere, che credo si noti molto bene.
Inizialmente, quando i bulli mi picchiavano, pensavo di farcela, di sopportare tutto il male che mi facevano, avevo lei al mio fianco, e questo mi bastava a tenermi in piedi.
Dopo la sua partenza pensavo di riuscire a dimenticarla, ma come si possono dimenticare anni e anni di divertimenti e felicità in compagnia dell'unica persona che ti è amica?
Non mi ero posto questa domanda, a undici anni ero troppo ingenuo per farlo.
I bulli hanno perfezionato le loro torture vedendomi più vulnerabile, insultando me, la mia famiglia e facendo cadere affondo la mia autostima arrivando ad augurarmi la morte in tutti i modi possibili.
Mi obbligavano a tenere la bocca chiusa su tutto quello che mi facevano, ad inventare scuse sugli ematomi sulla mia pelle, sulle ossa spezzate o sul naso rotto più volte.
Ho iniziato ad avere attacchi di rabbia e sbalzi di umore terrificanti a soli undici anni, che associavo allo stress, e non alla depressione.
Comunque fino a qui credevo ancora di essere abbastanza felice e di poter superare questa condizione a testa alta.
Il nodo al pettine arriva più o meno qui.
Sono arrivate le medie.
Alle medie i ragazzi erano molto più terribili di quelli delle elementari (anche perché, alle elementari, eravamo un po' tutti bambini).
Pensavo che tutto si sarebbe risolto.
E invece no.
Il bullismo era ancora più frequente nella nuova scuola, soprattutto nella mia classe.
Sono diventato bulimico in prima media e, quando gli altri lo hanno saputo, non hanno potuto fare a meno di prendermi in giro.
Mangiavo più che potevo perché vedevo vedevo che stavo dimagrendo troppo in fretta, ma nonostante ciò vomitavo tutto dopo qualche minuto e non riuscivo a ottenere abbastanza sostanze per aumentare la massa grassa del mio corpo, così il mio IMC da peso forma è passato a "gravemente sottopeso", facendomi rischiare anche la morte.
In seconda media, due di terza sono stati bocciati e hanno iniziato a far parte della combriccola degli "ammazziamo Lorenzo Ostuni", così facendo, oltre al bullismo fisico e verbale, si è aggiunto anche il cyberbullismo.
In terza media sono iniziati i "servizietti" agli alunni che ne avevano bisogno (ovviamente, solo quelli del gruppo), e si, avete capito che tipo di servizietti; ovviamente ci andavo di mezzo io, perché, se non lo facevo, mi fracassavano di botte.
Devo dire grazie che mi abbiano lasciato tenere la mia innocenza, gli sono riconoscente solo per questo.
Nella fascia di età compresa fra i tredici e quattordici anni, ho sentito il brivido che fa un disegno sulla pelle inciso con una lama di temperino, e ho anche capito come ci si sente ad analizzare la propria anima.
In prima superiore ho provato stupefacenti, alcool (questo nelle pagine non l'ho scritto),
sigarette e la voglia di morire.
Ho provato il suicidio parecchie volte, ma ogni volta qualcosa, o meglio, qualcuno mi fermava.
Non era la mamma, non era papà.
Era l'anima di Celeste, che compariva nella mia testa prima di morire.
Qualche giorno fa, Celeste ha posto fine alla sua vita e poche notti dopo mi è apparsa in sogno.
Non scriverò cosa ha fatto qui, perché l'ho già raccontato nelle pagine precedenti.
In conclusione, questa vita non è fatta per me, scusami Celeste, scusami mamma, scusami papà, ma proprio non riesco a continuare, ho solo voglia di porre fine a tutta questa sofferenza, di suicidarmi proprio come ha fatto la mia migliore amica, di vivere in pace, perché questa vita non merita di essere vissuta, questa vita è per le persone forti, non per me, una povera anima a cui gli si augura la morte.
La mamma mi ha sempre detto che le persone buone vanno aiutate, mi diceva che io ero buono.
Ma se io ero buono, perché le persone non mi hanno aiutato?
Scusate tanto se sono depresso, scusate se la mia psiche è illegibile, scusate semplicemente se non sono quello che volevate.
Neanche io volevo questo, neanche io volevo questa vita, ma tutta la merda che ho intorno mi obbliga a farla finita.

Grazie a quelle poche persone che mi hanno voluto bene.

Loren..

In questo punto della pagina si trova una macchia di inchiostro nero.
Il diario si è concluso con queste ultime frasi; Lorenzo si è addormentato nel suo lungo sonno proprio il 23 Marzo, scrivendo le parole finali della lettera che sua madre ha letto una volta tornata a casa.
La signora delle pulizie ha trovato Lorenzo incosciente il giorno dopo, quando ha aperto la porta della sua stanza completamente disordinata per dargli una ripulita.
Ha chiamato subito i genitori e un'ambulanza, settimane dopo gli è stata diagnosticata la tanto odiata patologia che lo ha portato in un coma quasi infinito.
Nei giorni successivi, come previsto da Lorenzo, la sua mancanza a scuola ha fatto gioire tutte le persone che lo hanno maltrattato e, mesi dopo, almeno quattro di loro sono ricaduti nella stessa malattia, ma Lorenzo, almeno fino ad ora, non li ha mai incontrati.

The end?

Lorenzo's DiaryWhere stories live. Discover now