Capitolo 2 - L'autunno è pura magia

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Dovevo vederlo e doveva darmi delle spiegazioni. Volevo capire perché mi aveva preso in giro, perché mi aveva mentito, volevo guardarlo negli occhi e capire chi veramente era. Questa idea mi era parsa buona e mi aveva calmato un po' dall'agitazione delle ultime settimane. Le mie amiche avevano provato a farmi cambiare idea, ma non c'era stato verso. A metà settembre, sono tornata a Francavilla per una settimana. Ma, ahimè, la doccia fredda è arrivata subito. Andrea era partito dieci giorni prima per Milano Marittima per finire la stagione di bagnino. Praticamente era a mezzora di auto da Bologna e non mi aveva neanche chiamato. Ecco, adesso me ne dovevo convincere: ero stata il suo giochino d'inizio estate durato due settimane. L'unica cosa che mi era veramente insopportabile era l'idea di essere stata così stupida: come avevo potuto credere alle sue parole? Come si poteva essere così insensati da non rendersi conto di essere presi in giro? E, non paga, adesso cosa ci facevo al mare, sola, seduta su una sdraio a guardare il mare? Le lacrime scendevano da sole e mi inondavano il viso, colando lungo il naso e il mento. Piangevo tutta l'amarezza che Andrea mi aveva lasciato addosso. E mentre piagnucolavo, non mi ero accorta che dal lido, di tanto in tanto, si sporgeva dalla balaustra qualcuno per rivolgermi un vistoso saluto con la mano. All'inizio pensavo si rivolgesse a qualcun altro, ma la spiaggia di fine settembre era quasi deserta e allora, incerta, avevo risposto al saluto. Lui mi aveva chiamato ancora e ancora con la mano e alla fine, asciugato le lacrime, avevo lasciato quella benedetta sdraio ed ero andata sul lido. Francesco era il barista, un collega di Andrea che avevo conosciuto a luglio, e con un sorriso timido, mi aveva invitato a giocare a carte. Era lì tutto il giorno e nelle ore pomeridiane si annoiava a stare da solo. Effettivamente lo stabilimento balneare era animato da pochissime persone. La scala quaranta quel pomeriggio ci ha fatto compagnia e, senza neppure volerlo, abbiamo iniziato a parlare. Francesco ha ascoltato senza interrompere tutta la mia storia e mi guardava fisso mentre insieme alle parole scorrevano le lacrime che non riuscivo a fermare in nessun modo. La mattina seguente mi ha accolto con un cappuccino e un fiore disegnato nella schiuma in una mano ed un mazzo di carte nell'altra. Abbiamo giocato e parlato ancora, tra i clienti e i caffè del mattino. Francesco era dolce e sorrideva spesso, aveva il potere di calmarmi e con la sua voce tranquilla mi aveva consigliato di far tesoro di quella brutta esperienza e di imparare a riconoscere chi davvero era interessato a me. Lì per lì, avevo raccolto solo il consiglio che mi aveva dato e non avevo inteso altro. Per tutta la settimana trascorsa con Francesco al bar a giocare a carte e a guardare gli struggenti colori e le ombre autunnali che coloravano la spiaggia e la città, sono stata bene e non mi sono fatta domande. Volevo recuperare la serenità. Ci ha pensato Francesco a farmi capire che gli piacevo. Appena sono tornata a Bologna mi ha chiamato e mi ha scritto continuamente e, in pratica, non ha più smesso. La settimana dopo è venuto a trovarmi in treno e poi l'ha fatto appena ha potuto. Mi ha travolto d'amore e, nonostante le mie intenzioni di non innamorarmi più, non ho potuto fare altro che arrendermi e lasciarmi andare. Da un anno siamo insieme e dopo le vacanze decideremo sul nostro futuro. Nel frattempo, le ferie quest'anno le facciamo in settembre. Per noi il mare in autunno è pura magia.

Giuro che non mi innamorerò piùWhere stories live. Discover now