Sotto un cielo di stelle

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Oggi tocca a me il turno di accoglienza. Accolgo le persone nuove spiegando loro come funziona la vita qui. Le regole e gli spazi che contraddistinguono questo posto. 

Una famiglia: madre, padre e due bambini. Una coppia sui vent'anni, e una signora anziana. 

Mi colpisce più di tutti, in effetti. Il viso rugoso, la bocca con pochi denti, e lo sguardo di chi ha visto fin troppe cose. Roy ed Eric accompagnano i nuovi arrivati ai loro alloggi, dopo che li ho smistati. Lascio loro la famiglia e la coppia, tengo per me la vecchietta.

"Allora: alla fin fine non ci sono molte regole da seguire, si è piuttosto liberi. L'importante è pulire dove si sporca, non lasciare le cose in giro, e rispettare i turni di lavoro. Gli spazi sono quasi tutti in comune, tranne la guardiola che è a uso esclusivo del comitato sorveglianza. Le ho riservato un alloggio singolo, immagino abbia la sua routine e non voglio creare scompensi. Posso chiederle una cosa?" Domando, visto che fino ad adesso non ha emesso parola.

"Certo, dimmi pure. Comunque io sono Sally, piacere." Si presenta. Mentre le stringo la mano ho una sensazione di calore. Questa donna è buona, lo sento fin nelle viscere. 

"Piacere, io sono Astra. Ma ci siamo già incontrate? Scusi la domanda bizzarra, ma ho come la sensazione di averla già vista. Ho subìto uno shock ed ho perso la memoria. Per cui, non ricordo nulla, neppure il mio nome se non l'avessero trovato scritto in questo ciondolo" le spiego, facendole vedere il monile. 

"No, mi dispiace. Sia per quello che ti è successo, che per il tuo credere di conoscermi" rivela abbassando gli occhi. Non so come mai, ma mi convinco che stia mentendo. 

"Bene, ha con sé un cellulare o armi? Devo chiederglielo, è la regola" continuo.

"No, cara, sono semplicemente troppo vecchia per quegli aggeggi infernali e per il resto. Nessuno mi vorrebbe aggredire, non ho nulla di valore per cui essere vittima di una rapina" ribatte.

"Ok, perfetto, allora. La lascio sistemarsi. Per qualunque cosa sono in fondo al corridoio; non esiti a chiamarmi. Buonanotte, Sally" la saluto, per poi chiudere la porta. 

Oltre all'accoglienza mi spetta il turno di notte all'ingresso. Mi siedo dietro la scrivania iniziando a disegnare. E' una passione che ho scoperto di avere da poco. Mi riesce benino, anche se preferisco leggere. Ma devo fare la guardia, e un buon libro mi assorbirebbe completamente. Ad ogni modo, anche il disegno mi prende, pur restando vigile. Infatti, non mi perdo la porta che si apre, facendo entrare quattro sconosciuti che... non sono umani. Il protocollo dice di dare l'allarme, in quanto questa è un'occupazione abusiva, contrariamente a quello che il Re della città ha ordinato. Quel che mi blocca è la faccia del vampiro più anziano. So con assoluta certezza che non è qui per farci del male.

"Buonasera" saluta, sistemandosi i polsini della giacca. Ha un'eleganza innata, che nemmeno in millenni si può acquisire, se non è stata Madre Natura a donartela.

Mi alzo e, inconsciamente, mi preparo allo scontro.

"Salve" rispondo educata.

"Sono il braccio destro del Sire. Sapete di stare contravvenendo a un suo ordine, sì?" Domanda con una voce melodiosa. Né troppo alta, né troppo bassa; cadenzata al punto giusto. Il completo elegante, di ottima fattura, gli conferisce un'aria quasi nobile. Sembra cucito apposta per lui. Ha i capelli scuri acconciati in una pettinatura fuori moda da secoli, ma che non lo imbruttisce. Gli occhi sono nocciola, il naso dritto e la bocca atteggiata in una piega sarcastica. Fa un passo verso di me, con la consueta velocità tipica dei vampiri.

"Sì, lo sappiamo. Ma non abbiamo un altro posto dove stare, e fuori... Beh lo sa anche lei che è troppo pericoloso." Spiego, sperando che non ci buttino fuori o peggio. Il mio pensiero va a Sally... chissà come mai.

"Anche qui, non è che siate al sicuro. Non dovreste prendere sottogamba le sue leggi. Se lo scoprisse sarebbero guai. Voglio parlare col capo, sarà bene arrivare al nocciolo di tutta questa faccenda" dichiara sprezzante.

Faccio un rapido calcolo. Dottie, il "capo", è una donna con famiglia. Durante la guerra per la presa del potere ha perso il marito. I suoi figli sono ancora piccoli, e non posso permettere che restino orfani. La legge è chiara: se si contravviene, la pena è la morte.

"Sono io il capo, mi chiamo Astra" affermo decisa, senza incertezze, conscia del loro saper captare anche la più piccola sfumatura. 

"Ebbene, seguimi, giovane Astra. Andremo a parlare col Re, per decidere che cosa fare di te e della tua gente" mi prende per un braccio e mi porta via. 

Mi fa accomodare in questo grande Suv nero, chiude lo sportello e siede davanti al posto del passeggero. 

Essendo sul sedile posteriore, non posso vedere il suo sorriso... che splende. 







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