Al campeggio naturista con i Brigatisti Rossi

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Era il terzo anno che avevo deciso di trascorrere le ferie Controcultura in Calabria al campeggio naturista:La Comune, nel comune di Isola Capo Rizzuto. Il campeggio era stato ricavato da un terreno seminativo, e senza l'ombra di un albero, poi attrezzato in modo abusivo a campo tendato. L'acqua veniva fornita in cisterne, trasportata da Angelo con un simpatico asinello, di razza Ragusano, che faceva da trattore, e razionalizzata. Invece le docce erano a orario e collettive. Per andare alla spiaggia libera, stretta, appena sabbiosa, dal mare pulito e turchino con una scogliera di roccia sedimentaria, dal campeggio si percorreva un sentiero scosceso con un dislivello di trenta, quaranta metri. Il passaggio mulattiero, era lungo il pendio di un calanco argilloso, in terra battuta percorso maggiormente dagli ovini che pascolavano in quelle campagne arse dal sole.
Di quel posto mi rimase in memoria Angelo e il suo asino di nome Barunu. Per parlare con Angelo gli dovevi parlare vicino alle orecchie. Angelo era proprietario dell'asino, nel recinto accanto al campeggio possedeva altre quattro asinelle per la produzione di latte, molto richiesto da tante mamme che avevano scarsità e problemi di allattamento. Gli asini durante il giorno davano sonori concerti di ragli, da tenere svegli i campeggiatori, ed erano l'attrazione dei bambini. Angelo era l'uomo di fatica della campeggio:La Comune.
Il custode del campeggio mi diceva che la sordità di Angelo era congenita, perché affetto da dislalie sensoriali, ossia: aveva un difetto di pronuncia dovuto ad un'insufficienza sensoriale, cioè un deficit congenito dell'udito (ipoacusia) causategli da otiti ricorrenti nei primi anni di vita.
Angelo era scapolo, rispettoso, educato e taciturno, sulla cinquantina, parente prossimo del proprietario del terreno del campeggio, era: alto, forte e allampanato, viso rugoso, capelli e corpo bruciati dal sole, di fisico secco e asciutto come un'acciuga, beveva solo vino, ma non era mai ubriaco, analfabeta sapeva solo fare la sua firma, conosceva a memoria la tabellina fino al venti, i conti li  faceva solo, e bene a memoria, il suo vero mestiere era asinaio. Angelo diceva di essere nato e cresciuto nel paese di Cutro, per una malformazione alle labra parlava piuttosto male e solo cutrese. Angelo si esprimeva solo con proverbi. Ad ogni discorso e intervento il saggio asinaio intercalava un motto e un proverbio. Mi rimase impresso:"Fa tantu bene a ru studente visitare paisi e canuscere gente".  Angelo, l'asino che lui chiamava Barunu, in tanti lo avevano ribattezzato Carlo Cafiero, come il mitico anarchico, nato a Barletta il primo settembre 1846. L'umile quadrupede era affettuoso con tutti i campeggiatori special modo con i bambini, veniva vicino per farsi accarezzare e coccolare, molto affettuoso e conosceva da lontano il suo padrone e lo difendeva. L'asino ragusano era la mascotte del campeggio, amato, fotografato da tutti e ripreso con cineprese super8 e i ragli registrati.

Il proprietario del campo aveva concesso in affitto ad alcuni giovani intraprendenti alternativi che organizzavano, alla buona e meglio, l'ospitalità alla tribù estiva dei vagabondi vacanzieri. Per entrare nel campeggio si pagava tassativamente un prezzo politico, tale da risultare il più vantaggioso di tutta la zona. Il campeggio era riservato esclusivamente ai soli campeggiatori regolarmente registrati.

Con il passaparola della Controcultura estiva del giornale: Lotta Continua, il posto si popolava di tanti giovani hippie, autostoppisti, campeggiatori con pochi soldi in tasca possidente il solo sacco a pelo, amanti del naturismo. L'ambiente del campeggio era mediamente giovanile, politicizzato di sinistra, con tante ragazze che seguivano la moda del momento e altre che attardavano a invecchiare con il carattere facile a socializzare con i Rossi. Per la sera, per quelli che rimanevano al campeggio, gli animatori organizzavano sballi e fumi di vino dichiarato e venduto come: Riserva Locale d'autentico Cirò che dopo due bicchieri... Mamma mia e dove erano più le gambe? tutti vedevamo e parlavamo con la Madonna di Capocolonna. Per i sobri c'era la caccia al tesoro. I dibattiti politici erano tenuti da vari cuccatori e pifferai vacanzieri, seguivano, e molto richieste le sfilate a premi di nudi maschili e femminili, canti e balli tali da socializzare molto facilmente.
Una sera anche io, con il mio bicchierozzo di riserva di vino puro a 14 gradi, partecipai al dibattito sulla Controcultura che teneva Danton il mio vicino di tenda. Con tutto il vino che mi bevvi rimasi attento, lucido e colpito dal quel suo discorso:
"Buonasera a tutti. Compagni e compagne vi ringrazio per essere venuti ad ascoltarmi. Ci tengo a precisare che ci chiamiamo compagni, o anche compamagni, ma dovremmo considerarci tutti libertari, e ci sforziamo di rompere i tabù che ci riportano alla vita sociale. Penso che molti di noi siamo venuti in questo, particolare, campeggio per il gusto di sperimentarci, metterci in discussione e discutere della Controcultura: quale termine usato in antropologia e sociologia che indica persone, e modelli culturali differenti rispetto all'archetipo culturale dominante in un dato periodo e in una data società". Con questa definizione la nostra cultura sociale sarebbe quella che porta a produrre, a consumare e poi a crepare senza avere assaporato il vero senso della vita: la consapevolezza dei nostri sensi, del nostro respiro e del nostro corpo. Quello che tanti di noi stiamo vivendo in questo posto è l'inconsueto modello che durante il giorno e in questo momento noi tutti sperimentiamo. Mettiamo alla prova noi stessi, ci relazioniamo l'un l'altro con la nostra nudità. In un posto come questo, diciamo appartato, protetto e che ognuno di noi, liberamente è disposto a mettersi in gioco e vincere alcuni tabù che per modello culturale e sociale noi quotidianamente combattiamo, rifiutiamo, buttiamo nella spazzatura alcuni comportamenti che servono solo alla classe dominante per un certo controllo politico e sociale. Ci consideriamo di sinistra perché non sappiamo essere di destra ma in fondo tutti noi siamo solo dei puri libertari liberali che sperimentiamo la Controcultura ma non quella che ci fa paura... come la violenza terroristica di destra o di sinistra, ma semplicemente amiamo, e come dice Nietzsche: "si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata".
La serata proseguiva con una sfilata di nudi maschili, alcuni erano modelli di professione molto carini, si muovevano con movimenti seducenti e niente affatto volgari. Le donne sfilarono anche loro e alcune imparavano e miglioravano il buon portamento dell'uso del movimento del proprio corpo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 01, 2021 ⏰

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