Capitolo 2

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Il gran giorno era arrivato, finalmente. In casa aleggiava eccitazione e gioia e mia madre era praticamente irriconoscibile, tanto era felice e spensierata. Neanche la fatica del trasloco aveva potuto rovinare il suo umore e io ero decisamente contenta che non sfogasse la sua frustrazione su me e mio fratello. Mancavano giusto pochi dettagli, ma il grosso era già imballato negli scatoloni e pronto per essere messo nel camion per i traslochi. Il nostro treno sarebbe partito tra qualche ora, il tempo di accertarci che tutto fosse a posto. Già, mia madre aveva deciso di andare in treno, non che la distanza tra la nostra cittadina e Jacksonville fosse esagerata, ma non le andava di guidare in autostrada con me e mio fratello. Penserete che fosse la solita mamma apprensiva, ma non potete sbagliarvi di più, ma anche su questo punto ci arriveremo più tardi.
Mio padre ci avrebbe aspettato direttamente davanti la casa, così, nel caso fossero arrivati prima i fattorini, avrebbe potuto accoglierli. Tutto era stabilito e finora il piano filava liscio. In famiglia eravamo tutti piuttosto metodici, ogni cosa, dalle uscite ai viaggi, doveva essere organizzata fin nei minimi dettagli da molto prima. La principale causa era mia madre che sembrava soffrire di un qualche disturbo ossessivo-compulsivo. Mio fratello, Luke, era quello che litigava di più con i nostri genitori, per via del suo carattere. Amava la libertà, non voleva essere ostacolato in alcun modo e non rispondeva a nessuna delle sue azioni, in più era molto disordinato. Per lui ogni cosa doveva essere colta al volo e non esisteva programmazione. Agli occhi delle persone poteva sembrare un ribelle e un folle, anche per il suo modo di vestire, ma sapevo che voleva bene a tutti quanti noi e non cercava apposta lo scontro con i miei, quando li provocava. Verso mezzogiorno circa ci avviammo per andare in stazione, dove un'ora più tardi sarebbe partito il nostro treno. Ero affascinata da quel posto, che consideravo quasi magico. Mi ero sempre chiesta come potessero muoversi certi aggeggi del genere e come riuscissero a trasportare tutte quelle persone. Guardavo le rotaie con un misto di paura e curiosità. Quanto tempo ci era voluto per finire di montarle tutte? 'Sicuramente tanto, che domande che fai' mi rispondeva spazientita ogni volta mia madre, quando glielo chiedevo.
'Si prega i gentili passeggeri di allontanarsi dalla linea gialla e di seguire tutte le procedure di sicurezza indicate', risuonò la voce di una donna, era dolce e calma e ti invogliava a seguire esattamente ogni parola detta. Come se non bastasse, immediatamente il braccio di mia madre agguantò quello mio e di Luke, tirandoci indietro.
<Siete impazziti? Volete finire come le persone al telegiornale?>urlò davanti a tutte le persone che aspettavano con noi. A volte sapeva essere abbastanza imbarazzante.
Finalmente, affacciandomi un secondo mentre mia madre era girata a rimproverare a mio fratello qualche sciocchezza, vidi il treno arrivare. Era tutto bianco e sembrava come quelle strisce degli aerei che squarciano il cielo e lo tingono velocemente, mano a mano che l'aereo procede. Così il treno arrivò in stazione e si fermò maestoso davanti a noi. Dopo aver aspettato che tutti i passeggeri scendessero, cominciammo a salire noi e a cercare i nostri posti, che ovviamente, erano dal lato opposto rispetto a dove eravamo saliti.
Dopo che tutti si furono posizionati, il treno cominciò a partire. Anche se ero stanca, ero decisa a non addormentarmi e a godermi quelle 3 ore di viaggio tenendo la faccia incollata al finestrino, per osservare ogni cambiamento del paesaggio. Purtroppo, dopo la prima mezz'ora di campagna, mi addormentai profondamente, talmente tanto che non sognai assolutamente niente.
Mi svegliai due ore più tardi, a causa di un annuncio, letto sempre dalla stessa voce gentile, che avvisava i passeggeri di cominciare a prepararsi, in quanto il treno era prossimo alla stazione. Solo a qual punto mi ricordai della promessa che mi ero fatta e incollai nuovamente la faccia al finestrino. La campagna triste e deserta aveva lasciato spazio ad un paesaggio ancora più inquietante. C'erano alberi secchi lungo tutto il campo ed erbacce giallastre e marroncine che spuntavano dalla terra secca. Il campo era recintato con una rete con sopra spirali di filo spinato e un cartello veniva ripetuto ogni poche centinaia di metri 'zona militare, passo invalicabile'.
In lontananza si scorgevano lunghi edifici, bassi ma larghi, dipinti tutti di grigio e con il tetto quasi a cupola. Gli edifici erano disposti a formare un quadrato e al centro di ogni quadrato si ergeva un'asta con sopra la bandiera americana. Tuttavia, il campo dava l'impressione di essere in disuso già da parecchio tempo, in quanto la rete in alcuni punti era come strappata, i capannoni sembravano vecchi ed erano scrostati e pieni di ruggine e in giro non si vedeva anima viva. Per rendere il tutto ancora più inquietante, il cielo sopra l'area era ricoperto di grosse nuvole grigie, che minacciavano di lasciar cadere pioggia e fulmini e si scontravano continuamente tra di loro, provocando tuoni sinistri.
'Si avvisano i signori passeggeri che il treno è giunto alla stazione di Jacksonville. Si prega di prendere tutte le proprie cose e lasciare ordinatamente il treno. Lo staff augura a tutti una buona permanenza nella città.', disse la solita voce e subito dopo si aprirono tutti i portelloni.
Ero a Jacksonville e di lì a qualche ora sarebbe cominciata la mia nuova vita.
Ancora non ci credevo.

L'altalena nel cortile Where stories live. Discover now