Capitolo 4

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Apro gli occhi. È l'inizio di un nuovo giorno. È mattina presto, le 6:45 e il perfetto corpo di Michelle giace accanto al mio addormentato.
Ieri non siamo riusciti a chiarire, non ha voluto proprio ascoltarmi, ma oggi ne parleremo per benino. Inizio a baciarla per svegliarla e dopo pochi minuti i suoi piccoli occhi celesti incontrano i miei. Fa mente locale della situazione e poi si dilegua dal mio abbraccio.
-Dai Mich...perché fai la scorbutica?-
Mi fissa.
-Ah, scorbutica io? Sei tu che sei un menefreghista-
-Cosa?- sbotto senza rendermene conto.
-Si, non ti interessa ne di me ne della mia famiglia. Presti le tue attenzioni solo a quella bambinetta di Emma!- dice girandosi di spalle.
L'abbraccio. -Tesoro, ma Emma fa parte della tua famiglia!-
Sbuffa -È come se non lo fosse-. Fingo di non aver sentito e prendo parola. -Non mi piace che due persone facenti parte della stessa famiglia, debbano descriversi con così  tante parole d'odio.
Ma poi perché dobbiamo perdere tempo a parlare di Emma? Come hai detto è una ragazzina. Una ragazzina bisognosa di attenzioni e io impietosito ho voluto dargliene alcune -
-E ti sentivi proprio in dovere di fare volontariato?- dice lei ancora scontrosa.
-L'ho fatto perchè è tua sorella. Non preoccuparti, una volta sposati non ne avremo più a che fare-
Si gira dalla mia parte e sorride. -Già, meglio così...un problema in meno.- mi fissa e sospira. -Ti amo-
-Anche io ti amo- la bacio. -Solo che ora...- dico distaccandomi e fissando l'orologio. -Devo andare a prepararmi....il lavoro mi chiama.-
Sospira. -Va bene. Io continuo a rilassarmi un po'-. dice stiracchiandosi lentamente.
-Quando tornerai a lavoro con me?- le chiedo alzandomi e dirigendomi nel bagno della mia camera.
- Quando sarò la signora Reed- grida per farmi sentire.
Rido, nonostante mi dia un po'  fastidio il fatto che debba decidere lei quando presentarsi a lavoro o meno solo perché è la mia fidanzata. È una lavoratrice come tutti gli altri ed ha il dovere di restare a lavoro. Sorvolo la cosa ed entro in doccia.

Poco più tardi sono in cucina a sgranocchiare la mia dolce colazione. Fisso la casa. Silenzio tombale...proprio come piace a me. Mi sembra quasi che nulla sia cambiato, eppure...

-È impossibile che devi tormentarmi con quelle stupide telefonate tutta la notte!- dice Vanessa entrando in cucina.
Salto spaventato e quasi mi rovescio il caffè addosso.
-Vane, si tratta di Drake! Essendo venute qui non posso ne vederlo ne sentirlo...se non di rado. Se fossi fidanzata, capiresti, ma sei troppo piccina - dice Samantha sorpassandola e sedendosi.
Ho ancora il croissant in bocca.
-Ho cinque anni in meno di te...e in ogni caso ne ho 23, non due. So di che parli. Nonostante questo penso che tu e Drake possiate fare delle videochiamate anche con le cuffie per non disturbare gli altri poveri che dormono - sbatte un bicchiere sul tavolo e si siede nervosa.
-Mamma mia, quanto sei vecchia sorella!-
Un miagolio improvviso distoglie l'attenzione che io e Vanessa avevamo su Samantha.
Ad entrare è il gatto di nonna Nilda che, all'apparenza strafatto, inizia a gironzolare per la stanza rapidamente. Samantha comincia a gridare. -Prendete quel coso!-
Sto per aprire bocca quando l'altra bionda al suo fianco sale su una  sedia cominciando a strillare.
-Oh povero me!- sussurro.
-Che succede qui?- chiede nonna Nilda entrando in scena seguita dai miei suoceri. Il gattaccio si avvicina ad una delle sorelle che, presa da un momento di panico, rovescia la tazza di caffè in aria.
Ovviamente la tazza rovente finisce addosso al papà della ragazza che inizia a gridare ed imprecare.
A terminare la scena, è l'entrata impetuosa della più piccola di casa che, non appena intuita la situazione,comincia a rincorrere il gatto  incurante delle strilla delle sorelle e le risate della nonna.
Finalmente mi ritorna il sangue al cervello e urlo con tutta la forza che ho. La scena davanti ai miei occhi si ferma. Tutti mi fissano. La nonna è immobile, le due ragazze bionde sono ancora in piedi sulle sedie, Emma stringe a se la palla di pelo e i miei due suoceri mi guardano mentre Charlotte strofina il pigiama di Ryan.
-Vi pare normale questo risveglio? Non so come vanno le cose nella vostra città, ma qui al mattino si fa colazione, muti. Senza dibattiti mattutini o gatti che sfilano sotto i tavoli! Non voglio fare l'arrogante o altro, solo voglio un clima e una convivenza pacifica. È pur sempre casa mia. È una situazione che riusciremo a ottenere solo se ognuno collaborasse con l'altro e si rispettassero le regole- dico sentendo ancora la vena pulsarmi in fronte.
Ryan, un po' rosso in faccia, prende parola. -Sarà fatto Cristian. Vero ragazze?-
-Vero- dicono tutte insieme.
Sospiro. -Bene-
-Buongiorno ragazzi. Tutto bene? Perfetto, chi mi versa da bere?- dice Michelle entrando e prendendo una fetta biscottata tra le dita. Alzo gli occhi al cielo ed esco di casa.

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