Capitolo 23

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VALERIO

Una delle persone che più al mondo odiavo era proprio lui: Filippo Marri; lui è i suoi amichetti scemi.
Lo detestavo, e dopo ciò che aveva urlato su mio padre lo odiavo ancora di più. Sfortunatamente per me, abitava nella mia stessa via, perciò sicuramente gli era giunta voce di ciò che era successo.
Dopo che ci ebbero diviso, continuammo a scambiarci parole pesanti ancora per un po', fin quando Giorgio- che mi stava tenendo affinché non mi avventassi nuovamente su di lui- non mi fece voltare e mi intimò di smetterla. Un volta girato, lanciai un' occhiata ad Abel, che era ancora seduta al solito posto, e vidi che si stava tenendo la testa tra le mani. Se fosse stata una situazione normale, non avrei dato peso alla cosa, ma visto che Derek mi aveva detto che in quel periodo non stava bene- e, soprattutto, non sapevo a cosa fosse dovuto il suo malessere- mi allarmai all'istante. Feci per andarle in contro, ma Giorgio continuava a tenermi.
< Gio', lasciami, non me ne frega un cazzo di quel coglione, voglio andare da Abel, sta male>, dissi, indicando la mia amica, piegata in due. Giorgio mi lasciò e mi precipitai immediatamente verso di lei, mentre quel coglione di Marri continuava ad urlare, ma avevo smesso di ascoltarlo non appena avevo visto Abel. Mi chinai vicino a lei e poggiai una mano sul suo ginocchio.
< Abel, ti senti bene?>, domandai, ma la risposta era più che ovvia.
< No>, sussurrò con voce flebile.
Essendo a testa in giù, aveva tutti i capelli spostati davanti al viso, e non riuscii a fare a meno di notare che fosse rasata sulla nuca. Grazie ai capelli rasati, era possibile vedere una cicatrice abbastanza lunga, precisamente perpendicolare al suo collo, cosa che non avevo notato prima di allora. Strabuzzai gli occhi vedendola e, nonostante cercassi di non dargli troppo peso, continuava ad attirare la mia attenzione.
< Devo andare al bagno>, disse sollevando lentamente la testa, tornando poi in posizione eretta.
< Ti accompagno>. Presi le stampelle e le tenni entrambe con una mano, mentre con l'altra l'aiutai ad alzarsi.
Raggiungemmo lentamente il bagno, dato che Abel sembrava avere difficoltà persino a camminare. Stava veramente male, e ciò era facilmente visibile: era impallidita di colpo, nonostante avesse la carnagione bianca di per sè; teneva gli occhi semi chiusi e non aveva fatto nemmeno un sorriso, cosa che aveva fatto invece per tutta la serata.
<Ti aspetto qui fuori, non chiuderti dentro. Se ti sentsvenire o cose così chiamami, okay?>, le dissi utilizzando il mio tono di voce più dolce.
<Va bene>, rispose con voce flebile prima di entrare nel bagno.
Nel frattempo, nel locale era tornata la serenità, fortunatamente Marri e la sua compagnia se ne era andati. Corsi velocemente verso Giulio e Giorgio e iniziai a parlare velocemente, prima che potessero dire qualsiasi cosa.

< Veloci, qualcuno mi dia il numero di Derek>. Non feci in tempo a finire che qualcuno mi prese per la spalla e mi fece voltare violentemente. Era Derek. Doveva essere appena arrivato, perché aveva ancora addosso la giacca. Sembrava incazzato, e ciò non prometteva nulla di buono.
< Apa, ma sei coglione? Esci con mia sorella e ti metti a fare a botte?>, sbraitò dandomi una piccola spinta, che però mi fece indietreggiare di un passo. Subito si affiancò a me Giulio, forse preoccupato del fatto che sarebbe potuta scoppiare un'altra rissa.
< Derek, non è colpa sua. Noi eravamo al bancone che stavamo ordinando da bere e quando ci siamo girati abbiamo visto che Marri stava importunando tua sorella. Lo avresti fatto anche tu>. Era una mezza verità, ma non obbiettai.
< In questo caso allora hai fatto bene>.
< Sì sì sì, tutto molto bello, ma adesso vieni, c'è Abel che sta male!>, dissi velocemente, facendogli cenno di seguirmi. Derek sbiancò e sul suo viso si dipinse una smorfia preoccupata.
< Cazzo, dove è?>.
Condussi Derek fino al bagno delle donne, dove era chiusa Abel.
Bussò alla porta, ma non avendo ricevuto alcuna risposta la aprì, credendo che fosse svenuta.
Quando entrò, vedemmo Abel china sul water intenta a vomitare.
< Derek, posso assicurarti che non sta vomitando perché era ubriaca>, comunicai, mentre si avvicinava a sua sorella, < si è sentita male di colpo>.
< Lo so, te l'avevo detto che non stava bene>. Sollevò i capelli della sorella e li tenne con una mano.
Ancora una volta la cicatrice che aveva attirò la mia attenzione. Chissà come se l'era fatta.
< Puoi andare a chiedere a Gianluca se ci fa passare dalla porta sul retro? Non credo che Abel vorrebbe passare in mezzo a tutta quella gente in queste condizioni>, mi chiese subito dopo Derek, ed io feci ciò che mi aveva chiesto, distogliendo finalmente lo sguardo da quella cicatrice.
Quando uscirono, Abel aveva ancora il viso molto pallido e sembrava avere ancora difficoltà a camminare. Probabilmente le girava un po' la testa. Nonostante ci fosse suo fratello, la accompagnai anche alla macchina, perché volevo starle vicino, come aveva fatto lei con me in ospedale. Si era sentita male così, dal nulla, e ciò mi faceva ulteriormente preoccupare.
D'un tratto, mentre camminavamo- io al suo lato destro e Derek a quello sinistro-, si fermò e chiuse gli occhi. Pensai che stesse per svenire e invece, con mia grande sorpresa, scoppiò a piangere.
< Sc-scusatemi>, balbettò singhiozzando.
Derek la abbracciò e lei sparì tra le sue possenti braccia, mentre io rimasi immobile, senza sapere cosa fare o dire. Io non sapevo consolare le persone, era uno dei miei maggiori problemi caratteriali, tra i tanti che avevo.
Tra un singhiozzo e un altro, Abel continuò a scusarsi per averci rovinato la serata ed io non ce la facevo proprio a vederla stare così male.
< Amico, me lo fai un altro favore?>, domandò Derek voltando la testa verso di me, continuando ad abbracciare la sorella.
< Certo bro'>.
< Prendi le stampelle di Abel e portale alla mia macchina: è quella nera con gli adesivi a scacchi, la riconosci subito>. Lo guardai interrogativo, non capendo perché dovessi prendere le stampelle ad una ragazza con il gesso, ma poi forse ci arrivai: l'avrebbe presa in braccio. Mi avvicinai ai due e Derek ruppe l' abbraccio con Abel per permettermi di svolgere il mio compito; le disse di passarmi le stampelle e di reggersi a lui, e così fece. Le sue mani erano tremanti e non riuscì subito rompere la presa con le stampelle. Cosa diamine le stava succedendo?
Abel era quasi irriconoscibile: aveva tutti i capelli arruffati- mentre prima erano perfettamente lisci- e un po' sporchi, aveva gli occhi gonfi per tutte le lacrime che aveva versato e un broncio dipinto in volto che proprio non le si addiceva. Nonostante ciò, era comunque bella. Era una bella ragazza, e lo sarebbe stata in ogni caso.
< Abel, sta tranquilla, non ci hai rovinato la serata. Personalmente, mi è piaciuto moltissimo passare del tempo con te, e non vedo l'ora di uscire un'altra volta, magari quando starai meglio>, la rassicurai rivolgendole un sorriso.
Annuì semplicemente. Chissà quanto doveva stare male per non ricambiare un sorriso.
Derek si chinò e la tirò su, prendendola a mo' di sposa. Ci incamminammo verso l'auto, dove Derek mi chiese di prendere le chiavi dalla tasca posteriore dei jeans e di aprire lo sportello. Feci ciò che mi aveva detto e poggiò delicatamente Abel sul sedile anteriore della sua auto. Per tornare in posizione eretta, batté la testa e, con mia grande sorpresa- un'altra volta-, Abel si mise a ridere, nonostante le lacrime continuassero a sgorgare dai suoi occhi.
Sorrisi vedendola ridere, mentre Derek imprecava sotto voce.
< Grazie dell'aiuto, bro'>, mi ringraziò Derek dandomi una pacca sulla spalla.
< E scusami per prima>.
< E di che? Figurati, avrei fatto come te>.
< Ciao, Abel>, dissi chiudendo lo sportello. Mi salutò con la mano attraverso il finestrino, rivolgendomi addirittura un sorriso sghembo. Fortunatamente si stava riprendendo, o così sembrava.
Subito dopo però chinò il capo e la sua espressione mutò nuovamente in un broncio; stava per andarsene, ma bussai al finestrino e lei lo abbassò, per sentire cosa le avrei detto.
< Menomale ero io "Mr. Unhappy">, scherzai, facendola sorridere. Sorrisi di rimando vedendo di essere riuscito, almeno per un istante, a tirarla su di morale.
< Non mi permetterei mai di rubarti il primato>, scherzò lei con voce flebile. Continuò a sorridere e si asciugò una lacrima che era appena caduta dei suoi occhi; la sua mano rimaneva comunque esageratamente tremante e mi faceva una certa impressione, ma cercai di concentrarmi su di lei, e non sulla sua mano.
< Lo stai facendo, perciò ti consiglio di tornare ad essere la ragazza happy che sei sempre stata>, la ammonii sorridendo.
<Lo farò>, rispose quasi in un sussurro, rivolgendomi un debole sorriso che, per quanto fosse appena accennato, non riuscì a non far comparire le fossette che tanto mi piacevano.
<Promesso?>.
<Promesso>.
Derek partì ed io guardai la macchina sfrecciare lungo quella via di Roma, fin quando non scomparì dopo aver svoltato ad un incrocio.
T

ornai dentro il locale e andai a sedere nel divano, dove erano presenti tutti i miei amici.
Vidi il drink che avevo comprato ad Abel poggiato sul tavolino, proprio davanti a dove lei era precedentemente seduta, così lo presi e ne bevvi un sorso.
< Che è successo alla tua amica?>, domandò Elisa venendosi a sedere al mio fianco. Cinsi le sue spalle con un braccio, mentre con l'altra mano tenevo il drink. Elisa era una mia cara amica, per di più era una mia compagna di classe sin dalla prima media, perciò avevo molta confidenza.
< Sinceramente non lo so precisamente, si è sentita male all'improvviso>, ammisi, chinando leggermente il capo.
< Peccato, sembrava simpatica... piuttosto, ci spieghi cosa cazzo è successo prima con Marri?>.
< È un coglione>, risposi semplicemente, ma i miei amici non sembravano felici della breve risposta.
< Cosa era quella storia su tuo padre?>, domandò Giulia, intromettendosi nel discorso.
< Cazzi mia>, risposi con acidità, per poi bere un sorso del drink.
< È vero che sei finito all'ospedale per colpa sua?>, chiese Giulio. Anche lui aveva capito che la goccia che aveva fatto traboccare il vaso non era stata Abel, anche se era la causa scatenante.
Ai miei amici avevo raccontato che avevo avuto una rissa con un tipo, ma che ero troppo fatto per ricordarmi chi fosse. A causa di Marri, avrebbero scoperto la verità, ma io non me la sentivo di raccontare loro ciò che era accaduto, perciò mandai giù tutto in un sorso la vodka lemon e sbattei il bicchiere al tavolo, per poi uscire infuriato dal locale.
Iniziai a camminare a testa bassa tirando di tanto in tanto un calcio a qualche sassolino. Ero diretto al ristorante dove avevo cenato con Abel, dato che era lì che avevo lasciato il mio motorino.
Solo in quel momento, in cui ero rimasto solo, potei concedere al dolore e alle paranoie di prendere il possesso di me.
Mi faceva male la mascella, proprio nel punto in cui era stata colpita dal Marri, perciò la aprii e la chiusi un paio di volte, per accettarmi che fosse tutto a posto.
La testa mi pulsava, era una sensazione strana. La dottoressa mi aveva detto di non fare sforzi, e una rissa non era di certo esclusa dalla lista di cose che precludeva quella frase.
Avevo paura che sarei svenuto, come era accaduto all'ospedale, ma fortunatamente non successe. Arrivai al locale in dieci minuti, dove subito salii sul mio motorino e sfrecciai via per le strade di roma. I miei pensieri erano rivolti ora tutti ad Abel: stava meglio? Stava peggio? Cosa era quella cicatrice sulla sua nuca? E, soprattutto, perché si era sentita male?
Come normale che fosse, non riuscii a dare risposta ai miei quesiti, perciò una volta arrivato nel parcheggio davanti casa, rimasi seduto sul motorino e mandai un messaggio ad Abel.

" Ti senti meglio?".

Attesi per venti minuti una risposta al mio messaggio, ma capendo che non sarebbe arrivata decisi di rientrare in casa. Ero rimasto per quel tempo aopena fuori casa perché odiavo stare lì dentro, soprattutto la notte.
Ogni qual volta cercavo di addormentarmi, mi sembrava di sentire nuovamente le urla di mia madre, o persino il vaso rompersi. Sognavo ciò che era successo tutte le notti, ed ogni mattina mi svegliavo con il respiro affannoso. Detestavo stare in casa, perciò ogni occasione era buona per uscire di lì.
Andai a letto, con ancora il pensiero di Abel in testa.

SPAZIO AUTRICE
Allora, cosa ne pensate del capitolo? Ditemi se c'è qualcosa che non vi piace o che non vi torna, le critiche costruttive fanno sempre bene.
Comunque, volevo farvi una domanda: secondo voi, conviene andare all'Honiro party? Voglio dire, all'inizio ero tutta gasata e i miei genitori mi hanno anche dato il permesso di andarci- abito a circa 3 ore da Roma-, però non so, ho paura che sarà una cagata. A me dell'HONIRO piacciono solo Giorgio e Valerio, perciò dovrei stare lì ore a sorbirmi rapper di cui non me ne frega un cazzo, o che addirittura non sopporto, per poi vedere loro 10 minuti? Boh, penso che sarebbe meglio aspettare direttamente un loro live nella mia città o nelle vicinanze, no? Vabbe, ditemi la vostra.
Un bacio😘

Unhappy ~ SerchoWhere stories live. Discover now