Capitolo 1

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"@/zaynmalik ti ha inviato una richiesta d'amicizia."

Appena entrai nelle notifiche vidi questa richiesta da parte di questo ragazzo, che non conoscevo. Ma non accettai, non mi fidavo degli sconosciuti.
Uscii da facebook e chiusi il mio computer. Lo misi sulla scrivania e andai di sotto in cucina per fare colazione, trovai mia madre già seduta al tavolo con due tazze piene di latte.

-Buongiorno.- le dissi, dandole un bacio sulla guancia.
-Buongiorno tesoro.- disse lei ricambiando.
Mi passò la mia tazza di latte e si alzò per prendere i biscotti dalla mensola, per poi darmeli.

-Tra due settimane inizia la scuola, in questa settimana andrò ad iscriverti. Ti troverai bene, hanno detto che è una delle scuole più prestigiose della città.- disse lei e io annuì.
Ci siamo trasferiti qui a Bradford da poco. Prima vivevo a Seattle, mi sono trasferita qua per una serie di motivi, e il principale è il bullismo.
Nella vecchia scuola in cui andavo ragazzi, e anche ragazze, si divertivano a prendermi in giro per tutto ciò che dicevo o facevo. Poi con il tempo sono passata a prendere spintoni, a volte anche sberle.
Avevo un gruppetto di "amici" o almeno, li credevo tali, ma un giorno anche loro mi voltarono le spalle e iniziarono a prendermi in giro. Mi sentii respinta da tutti, non mangiavo più, parlavo poco, mi sentii sola, e nessuno dovrebbe sentirsi solo.
Mia mamma mi chiedeva sempre il perché ma aggiravo la conversazione, oppure mentivo, non mi andava di darle altro dolore, oltre a quello che stavo vivendo io.
Solo quando un giorno tornai a casa con dei lividi su un braccio e mia madre si preoccupò tantissimo, le dissi tutto, nonostante stessi pensando di dirle un'altra bugia. Le raccontai la verità, che mi offendevano verbalmente e che mi picchiavano. A quelle mie parole lei sembrava incredula. Mi abbracciò così forte che per un attimo mi sentì soffocare in quel abbraccio, però perlomeno non mi sentii più così tanto sola.

Odiavo la mia vita, odiavo tutto di essa, sopratutto le persone. Ormai fidarmi di loro mi era difficile, non riuscivo proprio, e non volevo riuscirci. Perchè proprio quando inizi a fidarti tanto di una persona, essa si trasforma in ciò che non avresti mai immaginato. Mi fidavo di quei tre amici che ero riuscita a farmi in quell'arco di tempo a scuola, non avrei dovuto fidarmi di nessuno. Mi ricordo ancora la frasi che disse una di loro:
-Ma come? Pensavi saremmo mai diventati amici di una come te? Ah povera illusa, se stavamo con te era solo per pietà.-

Quelle parole mi annientarono, sentii come se il pavimento sotto i miei piedi stesse crollando. Quelle cose, dette da una che credevo quasi una sorella, mi sembrano surreali. Tutti ridevano a quella affermazione, tutti ridevano di me. Volevo scomparire, tanto sapevo che non sarebbe venuto a cercarmi ugualmente nessuno. Quello fu il mio ultimo giorno a scuola, ne parlai con mia madre e la pregai di trasferirci, lontano. Lontano da tutte quelle persone false e ipocrite.
Lei accettò, e una settimana dopo partimmo per venire qui.
Mi sentii la persona più felice del mondo, e quando arrivai in questa città potei respirare aria nuova. E così decisi che la mia vita stava per cambiare. Sarebbe ricominciata da zero in una nuova città, lontana dai demoni del passato. Finalmente avrei trovato la mia vera strada.

Quando tornai in camera mia aprii facebook, non lo avevo mai usato, mai caricato mie foto, lo usavo solo per vedere i commenti negativi che postavano quelle persone orrende sul blog della scuola. Bloccai quel blog, già, ero stanca delle continue critiche tantoché non volevo più vederle, smisi di seguire le poche persone della mia vecchia scuola a cui avevo chiesto "l'amicizia" e tirai un sospiro di sollievo.
Vidi la cartella delle notifiche illuminarsi di nuovo, la aprii e vidi ancora quel nome, un certo Zayn Malik, il ragazzo a cui poco prima avevo rifiutato la richiesta.

Mi ha sempre fatto ridere questa cosa del "chiedere l'amicizia", come se per diventare amico di qualcuno dovessi chiedergli prima il permesso. E aspettare una sua risposta, che in questo caso sarebbe stato un 'accetta' o un 'rifiuta'.
Con me era così, cercavo di offrire a quelle persone della mia scuola la mia amicizia, ma loro puntualmente rifiutavano.

Rifiutai nuovamente quella richiesta, per il semplice fatto che non lo conoscevo e non volevo immischiarmi in altri casini. Non riuscivo a fidarmi delle persone che conoscevo e chiamavo 'amici' figuriamoci se riuscivo a firarmi di un estraneo. Uscii da facebook e entrai su Spotify. Menomale che esiste la musica, la mia unica salvezza.

La musica ti salva, metti un paio di cuffie e ti isoli dal mondo. Ascolti la melodia, il testo, forse noi adolescenti ci innamoriamo in fretta di una canzone per le sue parole, perchè nella maggior parte dei casi sono parole che vorremmo sentirci dire.
E il bello della musica è che quando ti colpisce, non senti dolore.
Mentre ascolto la musica prendo un libro dal mio scaffale e mi sdraio sul letto, iniziando a leggere.
Io leggo perché leggere mi porta via, in un mondo dove tutto è possibile. Passai la giornata così, immersa tra libri e musica.

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-Madison, io sto andando a scuola, vuoi venire?- mi chiese mia madre, all'inizio pensai di rifiutare ma poi mi convinsi e uscii di casa insieme a lei, sono curiosa di vedere il luogo dove sarò costretta a passare i miei ultimi anni di studi.

Appena arrivai davanti all'ingresso vidi alcuni alunni sparsi per il piccolo cortile, certi parlavano tra di loro e altri sistemavano lo zaino. Molto probabilmente erano li per i corsi di recupero prima dell'inizio dell'anno.
Io e mia madre passammo e qualche sguardo si posò su di noi. Mi sentii subito a disagio. Ma mi andò di lusso quando continuarono le loro precedenti attività e spostarono lo sguardo altrove.

-Salve, dovrei iscrivere la ragazza qui a scuola.- disse educatamente mia madre ad una donna che probabilmente era la bidella.
-Certo, primo piano in fondo a destra, nell'ufficio del preside.- ci disse lei sorridendo. Mia mamma ringraziò e entrammo in quell'aula.

-Salve, cognome e nome della ragazza?- disse un uomo più o meno sulla cinquantina, alto, brizzolato e con un po' di barbetta sul viso.

-Madison Wilson.- dissi io, quasi sussurrando.

-Okey ora compili questo, signora.- disse il preside porgendo un foglio a mia madre, lei lo prese e iniziò a leggerlo. Il preside le diede una penna e lei mise qualche firma.

-Inizia settimana prossima, lei è nella sezione B, secondo piano.- disse lui e ci salutò.

Uscii dalla scuola e i ragazzi in cortile ormai erano entrati da parecchio, salii in macchina e tornammo a casa.
Che inizi questa nuova vita.

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