Capitolo 2

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Quella domenica ho provato un dolore che spero nessuno di voi mai dovrà sopportare. Sentirsi abbandonati è la sensazione più brutta che si possa provare. Il mondo ce l'aveva contro di me, contro di noi.
Perché una scelta del genere? Perché non provare a ricominciare insieme? Perché?
Nessuno potrà mai rispondere a queste domande che tutt'ora mi pongo. Solo lei avrebbe potuto.
Quel dannato giorno, quella domenica che non mi scorderò mai nella mia vita, arrivarono gli assistenti sociali e ci portarono via.
Ero così fragile, così debole.
Volevo essere forte per mia sorella, che stava soffrendo quanto me, ma non ce la feci.
Dopo alcuni mesi una famiglia ci adottò entrambe, perfortuna.
Tutt'ora siamo con loro e non so come ci abbiano potuto affidare ad una persona del genere.
La famiglia è composta da una donna di nome Sarah, che si è separata dal marito quattro anni fa, e sua figlia di 7 anni di nome Emily.
Emily è una bambina graziosa e solare, proprio il contrario di sua madre.
Siamo con loro da ormai 2 mesi.
Ci siamo dovute trasferire perché vivono in una piccola cittadina nello stato di Washington, a tre ore di distanza da dove abitavano prima.
Sarah è così dannatamente indifferente nei nostri confronti che non capisco il motivo per il quale ci abbia adottato.

"Dovevo trovare qualcuno che facesse compagnia a mia figlia, visto che sono sempre impegnata con il lavoro" si giustifica sempre.

In più non vuole mantenerci ed ancora non ho colto il perché di questa, come posso dire.., stupida ed insensata decisione che mi fa girare i nervi.
L'ha fatto solo fino a pochi giorni fa perché c'era ancora il controllo degli assistenti sociali.

"Vi ho fatto un favore, dovreste solo ringraziarmi per avervi dato un tetto sotto cui vivere."

È ciò che continua a ripeterci a me e mia sorella.
Fortunatamente Emily e Alison si trovano molto bene insieme e di questo ne sono felice, forse è l'unica cosa positiva di tutta questa storia.

<<Megan scendi in cucina. Ti devo parlare.>>

La voce di Sarah, proveniente dal piano di sotto, mi riporta alla realtà.
Mi alzo dal letto e sbuffando, per il solo pensiero di dover affrontare una conversazione con quella donna, mi avvio di sotto.
Scendo le scale e a metà rampa incontro Emily.

<<Meg, dove è Ali?>>
Mi domanda la bambina dai lunghi capelli neri.
<<È in camera mia.>>

Arrivo in cucina e trovo Sarah intenta a cucinare un dolce.

<<Dimmi.>>Dico fredda rimanendo in piedi a fissarla.

<<Eccoti! Beh credo che tu debba trovarti un lavoro Megan. Come ti ho già ripetuto mille volte, non ho intenzione di mantenervi. Vi do un letto su cui dormire e ti garantisco che non è poco.>>
Spiega mettendo in forno la torta.

<<Quindi.. Dovrei smettere di andare a scuola?>>

<<Beh quello lo deciderai tu. Ma credo di si non penso che riusciresti a fare entrambe le cose. Ormai hai 17 anni e non sei obbligata ad andarci. È solo un perdita di tempo per quelle come te.>>

Risponde con tono calmo.
Per quanto è calma avrei voglia di spaccarle un vaso in testa. Non sopporto le persone così tranquille quando non dovrebbero esserlo.

<<Cosa vorresti dire? Io devo andare a scuola. La scuola è importante per me e il mio futuro. Mia mamma e mio papà non vorrebbero che abbandonassi la scuola.>>

Al ricordo dei miei genitori mi vengono le lacrime agli occhi ma le scaccio via.

<<Sono morti Megan, sono morti. Sei grande e devi vedere come stanno le cose. Tu devi trovarti un lavoro, diamine! Non riesco a mantenervi tutte quante lo vuoi capire! Mio marito non manda più i soldi per mia figlia e non so più come fare! Sei la mia unica speranza.>>
Dice con tono di voce alto, troppo alto per i miei gusti.

Fanculo, fanculo a tutti.
Voglio andarmene da questa casa, da questo schifo di mondo.
Devo sempre fare tutto per gli altri. Non ho mai pensato a me in questi ultimi anni e nessun altro ci ha pensato.
Ma ormai sono abituata.

<<Va bene.>>
Dico con un filo di voce.

Se fosse stato per me l'avrei già mandata a quel paese, ma devo farlo per mia sorella.
Salgo velocemente in camera e vedo Em e Ali giocare.
Siccome ero ancora in pigiama mi cambio.
Prendo dei leggins neri, ed una felpona nera, siccome è inverno e fa freddo. Comunque se ancora non l'avete capito: amo il nero.
Lo amo, non perché ormai va quasi di moda dire "a me piace il nero" per fare le finte depresse, ma perché è il colore che più mi rappresenta. Che più rappresenta il mio carattere.
Sciolgo i miei lunghi capelli biondi che prima erano raggruppati in uno chignon disordinato, infilo le mie amate adidas-superstar, metto solo un filo di mascara perché non amo truccarmi troppo e sono pronta.
Riscendo quelle maledette scale, con il rischio di cadere per quanto vado veloce e per poco non smadonno.
Arrivo però, per fortuna, sana e salva a piano terra ed esco sbattendo la porta rumorosamente, forse un po' troppo.
Metto le cuffiette e attivo la musica dal mio iPhone 5, che mi aveva regalato mio padre per il mio compleanno un po' di anni fa.
Decido di mettere Troye Sivan.
Passeggio un po' senza meta pensando ad un lavoro che potrei essere in grado di fare, qualcosa alla porta di una diciassettenne che non ha alcuna esperienza lavorativa.
Mentre cammino vedo un bar e sulla porta c'è attaccato un biglietto con scritto che cercano una dipendente.
Dopo due anni è arrivata una gioia nella mia vita!! Credo di dovermelo segnare sul calendario.
Entro e spengo la musica.
Molti dei tavoli sono vuoti e alcuni sono occupati da gente per lo più anziana del paese.
Mi sento leggermente osservata perché in questo posto, siccome è un paese piccolo e quindi tutti si conoscono, appena c'è qualcuno di "estraneo" lo guardano come fosse una sottospecie di alieno.
Vado al bancone e trovo una signora dall'aria gentile.

<<Buongiorno, ho letto che cercate una nuova dipendente e mi chiedevo se potevo avere un colloquio per essere assunta.>>
Dico esitante, per la poca esperienza.

<<Uhm, si devo sentire mio marito che dovrebbe essere qui tra poco. Mi segua.>> Dice la signora sorridendo.

Ricambio il sorriso e la seguo.
Mi porta in un ufficio e mi fa accomodare su una sedia.

<<Aspetti pure qua. È questione di pochi minuti. Tra un po' mio marito arriverà. Devo tornare di la.>>

Annuisco e la donna si gira e torna al bancone.
Mi guardo per alcuni minuti intorno fino a quando vengo distratta da una voce. È arrivato. Auguratemi buona fortuna, ne avrò bisogno.

Heyy❤️
Volevo ringraziare tutte voi che avete letto la storia.
Grazie per i commenti che mi hanno fatto molto piacere.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo.
Un bacio❤️

Scappiamo via da qui.Where stories live. Discover now