Chapter Ten.

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*Qualche giorno dopo*

"NANDOOOO" urlai, saltandogli letteralmente addosso.
Siamo andati a prenderlo all'aeroporto e, finalmente, il suo volo è atterrato.
"Ciao piccola Clara" disse Nando, prendendomi in giro.
Sa quanto odio quando qualcuno mi chiama 'piccola'.
"Non chiamarmi piccola" risposi, guardandolo male e sorridendo.
Mi è mancato Nando, è come un fratello maggiore.
"Dai, lo sai che scherzo. -disse ridendo- Uagliù, vulimm ij o no?" chiese poi, rivolto agli altri, parlando in napoletano.
Salimmo in macchina e cominciarono a parlare, rigorosamente in napoletano, che per me è come arabo, essendo di Roma.
"Vi prego, se proprio non volete parlare in italiano, almeno fatelo in inglese, di tutto quello che avete detto ho capito solo due parole" dissi, pregandoli.
"E mpará o napulitan piccrè" disse Nando, ridendo.
Sbuffai.
"Nando, 'taccitua, se tu me parli in napoletano, io capisco in arabo, ovvero nun c'è capisco ncazzo, vedo mpo' te" risposi, ridendo
"Dai su, cane e gatto, smettetela, siamo arrivati" disse Alex, interrompendo la nostra litigata su i dialetti.

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"Vado a farmi la doccia e che sia chiaro, se trovo qualcuno in camera mia appena esco, un calcio alle palle non glielo leva nessuno" dissi, guardando male Gennaro.
Andai in camera mia e, successivamente, in bagno, chiudendo la porta a chiave.
Mi spogliai ed entrai in doccia, canticchiando con i Bring Me The Horizon di sottofondo.

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Una volta uscita dalla doccia mi avvolsi in un accappatoio e uscì dal bagno.
Fortunatamente, quella volta non trovai nessuno in camera, così mi vestì in tranquillità.
Indossai l'intimo, le calze, le parigine e una felpa XXL, che mi faceva da vestito.
Asciugai i capelli e misi del mascara, per poi tornare di sotto.
"Uoooh, la principessa è di nuovo tra noii" disse Giò, ridendo.
"Non ci credo, glielo hai davvero raccontato?" chiesi, rivolta a Nando, guardandolo male.
"Non potevo non farlo. Davvero, eri esilarante" rispose, ridendo a crepapelle.
"Nando, avevo 15 anni quando è successo! E poi andiamo, sono cambiata tantissimo da quel momento" ribadì, sedendomi sulla poltrona.
"Dai, lo sai che ti voglio bene. Sei come una sorellina per me" disse, mandandomi un bacio volante.
Risi.
"Ti voglio bene anche io" risposi, sorridendo.
"Clà, ma tua madre l'hai sentita?" mi chiese Alex, qualche minuto dopo.
"Ha chiamato ieri, mi ha detto che la gravidanza procede bene e che tra un mese sapranno il sesso." dissi, facendo spallucce.
"Beh? Non sei contenta di diventare di nuovo sorella?" chiese Nando
"Certo, sto sprizzando gioia da tutti i pori, non vedi?" chiesi ironica, mettendo un finto sorriso.
"Io sarei contento, insomma, hai qualcuno a cui dare consigli su come affrontare le varie situazioni" disse Nando, pizzicandosi leggermente la barba.
"Ma io sono contenta di diventare di nuovo sorella, non sono contenta del fatto che mia madre sforni figli come se fossero biscotti, come se fosse lei a crescerli poi." risposi, annoiata.
"Vabbè, cambiando argomento, di chi è quella felpa? È tre volte la tua taglia" chiese Giò, squadrandomi.
"Era di mio padre" risposi, abbassando lo sguardo.
"Mi dispiace Clara, io.." provò a dire Giò, ma venne interrotto da me.
"No tranquillo, non potevi sapere fosse la sua, è solo che a me non piace parlare di lui, perché poi ci sto male.." dissi, sorridendogli leggermente.

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"Alè, quando suonate tu e Gennaro al locale?" chiese Nando, mentre passeggiavamo per la città.
"Suoniamo due volte a settimana, ogni settimana giorni diversi. Dobbiamo suonare stasera" rispose Alex, facendo mente locale.
"Menomale, almeno vi risento dal vivo. Mi mancano quei pomeriggi in cantina." disse Nando, ricordando i momenti di qualche anno fa.
È strano, ma mancano anche a me.
Quei momenti dove Alex mi trascinava in cantina e iniziava a cantare.
L'ho sempre pensato, che prima o poi sarebbe diventato famoso.
E ora è qui, nella città dei suoi sogni, a fare quello che di più ama al mondo.
E si, ammetto di essere leggermente gelosa, quando vedo quelle ragazze che gli girano attorno, ma ci farò l'abitudine, spero.
"Allora, cosa vogliamo fare?" chiese Antonio, accendendosi una sigaretta.
"Ah per me è indifferente" rispose Genn.
"Si anche per me, scegliete voi" dissi io, facendo spallucce.
Alla fine scelsero il calcio.
Nel vero senso della parola.
Siamo tornati a casa in modo che loro potessero cambiarsi e ora si stanno riscaldando.
'Ma chi me l'ha fatto fare?' pensai, alzando gli occhi al cielo.
"Uanm Gennà e pass sta cazz e pall!" Disse Nando, imprecando contro Gennaro.
Per fortuna mi ero portata dietro la Canon, così iniziai a scattargli foto, mentre giocavano.
"Allor uagliù, mo io, Antonio, Giò e Leo c m'ttimm a chistu lat' ro camp e vuij 'nda chill'at. Ok?" (Allora raga, mo io, Antonio, Giò e Leo ci mettiamo in questo lato del campo, voi nell'altro. Capito?) Disse Alex, parlando in napoletano.
Quanto mi mancava sentirlo parlare in napoletano.
Quando scendevo da lui, ogni minima cosa doveva farmi da traduttore.
"Si Alè, tutto chiaro" rispose Leo.

Pretty face, Dark soul.|| Urban Strangers Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora