PUNCH

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«Se mi cercate sapete dove trovarmi.» urlò Luca ai suoi amici, cercando di sovrastare con la sua voce la musica alta che gli rimbombava in petto.
«Cosa ha detto?» chiese Aldo a Tony. I due riuscivano a malapena a sentirsi.
«Un modo elegante per dire che sta andando ad ubriacarsi.» rispose quest'ultimo.
I due seguirono con lo sguardo il loro amico allontanarsi e scomparire nell'oscurità della sala da ballo per riapparire, poco dopo, nella penombra di fioche luci soffuse che illuminavano a malapena l'ambiente.
«Cosa?» Aldo focalizzo l'attenzione sul labiale del suo amico, sperava di riuscire a capirlo stavolta.
«Lascia stare...» Tony gli si avvicinò e gli urlò nell'orecchio «Luca è andato al tavolo del rinfresco. Credo voglia stare un po' da solo!»
«Cos'ha che non va adesso?» urlò Aldo. Coni di luci colorate gli ballavano sul viso.
In quel momento la musica assordante si interruppe per un attimo per poi riprendere con una melodia più soft e rilassante.
Dall'altro lato della sala Luca si faceva largo tra decine di corpi sudati che si muovevano all'unisono, strisciando sinuosamente l'uno contro l'altro. Il tutto appariva ai suoi occhi tristi come un bizzarro rituale incomprensibile.
Tony accarezzo con il pollice sinistro la parte interna della falange del suo anulare, carezzò anche l'anello dorato che la circondava da quasi tre anni, i suoi occhi lucidi fissavano quella scena.
«Andiamo fuori dai. Così potremo parlare.» disse Tony.
Terminò la frase e senza attendere risposta dal suo amico lo prese sottobraccio e lo trascinò fuori, al fresco. Su quell'ampia veranda che si affacciava sulla città e, sopra di loro, un suggestivo cielo stellato. Lì, lontani da quel frastuono e dal loro amico, avrebbero potuto parlare tranquillamente.
«Allora qual è il problema stavolta?» chiese Aldo.
«È Luca.»
«Lo so che è di Luca che stiamo parlando, non gli va mai bene niente. Cos'ha?»
«Sai, classici ripensamenti.» Tony strinse il freddo metallo della ringhiera mentre slanciava il suo sguardo sull'orizzonte.
«Nulla di serio allora. Passerà. Luca è sempre stato un tipo che pensa troppo.»
«È fatto così. Che vuoi farci?»
«Fu così anche per te ricordi. Passammo una notte intera a convincerti. Alla fine le tue paure sono risultate infondate, giusto?» chiese Aldo impacciato e un po' alticcio. Il suo amico non staccò lo sguardo dal panorama.
«Giusto.» disse esitante Tony dopo qualche secondo. In quel momento sarebbe voluto essere più ubriaco. Il ricordo di quei pensieri soffocati per così tanto tempo lo faceva stare male. Rivangarli in quel momento era per lui una tortura.
«E ora che facciamo? Io sono venuto qui per divertirmi ed ubriacarmi, e per ora non ho fatto nessuna delle due.» disse Aldo stringendosi nelle spalle.
«Dai rientriamo, comincia a fare freddo.»
«E il mio bicchiere è da riempire. Questo punch non è male, sai come lo fanno?» chiese distrattamente Aldo.
Tony ignorò quella domanda banale e affretto il passo. I due rientrarono in quella sala buia e caotica. Aldo cominciò a muoversi a ritmo appena cominciò ad udire la musica, sul suo viso si stampò un sorriso che prontamente rivolse a Tony, nella speranza di coinvolgerlo nella sua goliardia.
«Dai andiamo al buffet e riempiamo questi bicchieri!» urlò Aldo non ricevendo risposta.
I due guadarono quel mare in tempesta che era la pista da ballo e senza poca fatica raggiunsero l'estremità del lungo tavolo del rinfresco. Luca era in piedi dall'altra parte.
«Luca!» urlò Aldo indicando il suo amico.
«Non ci sentirà mai, la musica è troppo alta.» disse Tony.
«Dobbiamo raggiungerlo. La coppa del punch è lì.»
Quando lo raggiunsero lo trovarono immobile, immerso nei suoi pensieri e con in mano il suo bicchiere di carta rosso.
«Luca siamo qui per te e tu ci ripaghi allontanandoti?» disse Aldo mentre riempiva il suo bicchiere dalla coppa e subito lo rivuotava nel suo stomaco. Il suo alito dava di alcol.
Luca gli sorrise distrattamente. Un sorriso di circostanza che parve tranquillizzare Aldo ma che turbò la mente di Tony, il quale ne comprendeva la vera natura. Quest'ultimo esitò un attimo, aprì bocca ma non fiatò. Quei pensieri antichi tornavano a rivivere nella sua mente ora che la visione di Luca li aveva rispolverati.
Entrambi si sentivano profondamente a disagio in quella sala da ballo. Circondati da ingenui e spensierati coetanei i quali parevano non sfiorati minimamente da quell'assurdo pensiero che invece turbava entrambi.
Quasi all'unisono le loro menti si chiamarono in quel frastuono. I loro sguardi si incrociarono nel buio della sala.
Di tutto ciò Aldo restò completamente all'oscuro.
«Ti devo parlare.» disse uno dei due.
«Da solo.» rispose rapidamente l'altro.
Senza dar alcuna spiegazione al loro amico Aldo, ormai perso a contare le fette di limone nella grande coppa del punch, i due si congedarono da quest'ultimo con una fraterna pacca sulla spalla. Dal canto suo Aldo rispose al gesto con un sorriso spensierato che i suoi compagni non poterono non invidiare. In quel momento entrambi desiderarono possedere quella sua felicità e spensieratezza. Invidiarono il loro compagno di una vita godersi la propria, senza che quest'ultima venisse turbata da pensieri troppo profondi.
Luca e Tony abbandonarono il loro bicchieri accartocciati sul tavolo e costeggiarono la parete della sala fino alla veranda, da lì osservarono Aldo danzare goffamente mentre cercava di non versare il suo drink e, nel contempo, discutere allegramente con tutte le ragazze che gli passavano di fianco.
«Che serata eh?» disse Luca.
«Già.» rispose Tony. Entrambi ora fissavano le luci della città sotto di loro. Tony fece un profondo respiro di quell'aria così fresca e domandò «Allora? Ti è passato il magone?»
«Credevo di annegare quei pensieri nel punch ma non è così. Mi illudevo solamente. Davvero non so più cosa pensare, non so più cosa fare.»
«La cosa giusta Luca.» disse Tony con voce tremolante.
«Il guaio è che non so più quale sia. Non ci capisco più niente. E di certo l'alcol non mi aiuta nella scelta. Parlami ancora della tua esperienza ti prego. Magari mi tirerà su e mi darà il coraggio che cerco.»
«Ascoltami, è normale che ora come ora tu ti senta perso e spaesato, è stato così anche per me. Certo che però tu stai esagerando. Cavolo siamo venuti qui per divertirci ed ubriacarci! Questo sarà ricordato come il peggior addio al celibato mai organizzato. È una tristezza.» disse Tony con poca confidenza nelle sue parole. Alla fine della frase accennò una risata per cercare di alleggerire il peso del suo discorso.
«Qui l'unico che pare si stia divertendo è Aldo. Cavolo come lo invidio!»
«Già.»
«Ti prego parlami. Ne ho davvero bisogno.» insistette Luca.
«Luca ti ripeto che la stai facendo più grossa di quanto non lo sia.»
«Sono tutte queste attenzioni, tutte queste persone che si aspettano che io la sposi. Tu non ti sei mai pentito della tua scelta?»
«Cavolo vai sul pesante.» Tony riprese fiato, poi continuò «Ti mentirei se ti dicessi di no. Ma alla fine l'amore è anche questo. Scendere a compromessi per il quieto vivere. Rinunciare è amare. Io la vedo così.»
Il suo tono era poco convincente. I due erano ancora poggiati sulla fredda balconata e i loro sguardi ora erano diretti alle stelle.
«E tu questa la chiami fare una scelta giusta? Tu questa la chiami felicità?»
«Cosa vuoi che ti dica? Conosco Mara da quando ero bambino lo sai, c'eri anche tu. Certo che non andiamo d'accordo su tutto ma alla fine non potevamo non sposarci. E poi io la amo.» Tony concluse la sua frase con una risposta ad una domanda mai posta, quest'ultima frase affossò Luca ancor di più nei suoi dubbi.
«Ma tu sei felice?»
«Maledizione Luca. Perché mi fai questo?» disse Tony. Non era abbastanza brillo per toccare certi argomenti.
«Ti prego rispondimi. Ho bisogno di saperlo.» insistette Luca.
«Si. E sono sicuro che lo saresti anche tu se non ti scervellassi in assurdi pensieri. Rita è una brava ragazza. Sono sicuro che è quella giusta per te.»
«Io invece no.»
Quelle parole lasciarono Tony senza parole.
Ora i due si fissavano negli occhi in assoluto silenzio. La verità, l'origine di quell'ambiguo comportamento era venuta finalmente a galla.
Luca non sapeva se fare o no quel salto nel vuoto, non sapeva ancora se sotto di lui ci sarebbe stata una rete ad accoglierlo.
«Ti prego non fare così amico mio. Hai bevuto troppo per stasera.» disse Tony.
«Ho bevuto solo mezzo bicchiere per tener contento Aldo. Volevo prima discutere con te da sobrio.»
«Allora hai bevuto troppo poco.»
Tony decise che avrebbe dovuto far parlare il suo amico, farlo sfogare. Conosceva bene quei dubbi, ci era passato anche lui tempo addietro. Ora che però cercava e voleva ricordare non ci riusciva. La sua esperienza sarebbe stata di netto aiuto verso il suo amico, eppure in quel momento il vuoto si stagliò nella sua mente. Quei ricordi erano restati sepolti sotto strati di ipocrisia e finti sorrisi per così tanto tempo che ora, nel riesumarli, gli apparivano innaturali.
Tony si morse il labbro mentre cercava di trattenere le lacrime, mentre cercava di convincersi di aver fatto la scelta giusta. Mentre si convinceva di non aver per nulla compiuto quel passo in modo troppo affrettato. Di non aver assecondato semplicemente la corrente.
Era come ricevere un pugno nello stomaco. Gli si rivoltava l'intestino in una morsa tanto astratta quanto dolorosa.
«Cosa ti ha portato a dubitare?» chiese Tony con un fil di voce.
A quelle parole gli occhi di Luca brillarono della consapevolezza di aver finalmente trovato qualcuno di comprensivo disposto ad ascoltarlo, qualcuno a cui poter esporre i propri dubbi così ambigui che potevano facilmente venir giudicati paranoici da un ascoltatore superficiale.
«L'altro giorno.» iniziò eccitato Luca «Eravamo in un negozio di vestiti e stavo provandomi una camicia che mi piaceva, alla fine decisi che l'avrei comprata. Ne parlai con Rita e lei, invece di assecondarmi, rispose che non ne avevo bisogno, che non mi serviva un'altra camicia e che non era d'accordo.» Luca terminò la frase e tra i due calò un improvviso silenzio.
«Tutto qui? Luca è solo una camicia.» domandò Tony con aria di finto divertimento.
«Alla fine ho ceduto alle sue insistenze, se pur le reputavo troppo pesanti. Cavolo era solo una camicia!»
«Appunto. Non ne vedo il motivo di farne un dramma.»
«E invece sì. Se ho rinunciato a quella camicia per un suo capriccio infondato. Chi lo sa a cos'altro rinuncerò una volta che l'avrò sposata? Davvero Tony, quel suo atteggiamento, l'ho trovato così insopportabile e frustrante.»
«Non l'aveva mai fatto prima? Non si era mai comportata...da donna?»
«No. O forse non l'avevo mai notato. O forse ho sempre sorvolato sull'evento dandogliela vinta. Ora però che il gran giorno si avvicina, non credo che possa condividere una vita intera con lei. Non credo di riuscirci.» Luca sentiva le lacrime salirgli agli occhi.
«Ascoltami Luca, ti parlo per esperienza personale. Il matrimonio è fatto di rinunce te l'ho detto. Sono sicuro che anche lei avrà chiuso un occhio tante volte su alcuni tuoi comportamenti fastidiosi che magari tu non noti neppure. Il tuo pensiero ti porta ad una decisione troppo drastica. Non è mai solo nero o bianco.»
«In questo caso direi di sì. Matrimonio o non matrimonio.» disse Luca singhiozzando una risata isterica.
«Non fare idiozie amico. Non buttare via una vita per sciocchi dubbi.»
«E se la buttassi dicendole di sì. Hai detto che il matrimonio è fatto di rinunce...»
«Esatto. Ma rinunciare a qualcosa non è per forza una cosa negativa. Rinunciare a qualche tua abitudine da single a favore di una vita di coppia con una persona che ami è un sacrificio più che gradito credimi.»
«Ho paura di rinunciare a cose per me importanti, ho paura di risvegliarmi un giorno, tra vent'anni e pentirmi di non aver avuto le palle di dar peso ai miei dubbi. Ho paura di fare il tuo stesso errore. Mi capisci Tony...Mi dispiace, è solo che io...»
«Vaffanculo Luca.»
Stizzito, Tony continuava a sfogare il suo nervosismo contro la fede che aveva al dito. La raschiava e la rigirava con l'unghia, poi la batteva nervosamente contro la ringhiera facendola tintinnare.
Quell'ultimo scambio di battute era stato per entrambi il gong finale di un incontro che non aveva sancito alcun vincitore. Entrambi sapevano che la loro storica amicizia non sarebbe stata intaccata da quello sciocco litigio ma, in quel momento, nessuno di loro volle più proferir parola.
Quell'imbarazzante ed infinito silenzio tra i due fu finalmente interrotto da parole sconnesse, pronunciate ad alta voce dal loro amico Aldo, in piedi sull'uscio della sala da ballo. Tacitamente entrambi tirarono un sospiro di sollievo nel vedersi togliere da quella scomoda situazione.
«Ehi voi due?» urlò Aldo completamente ubriaco. «Muoviamoci! Sta per cominciare il trenino!» disse raggiungendoli.
Gli abbracciò entrambi, aveva la camicia sbottonata e inzuppata di sudore, la cravatta legata sulla fronte e i suoi occhi non riuscivano più a metter a fuoco nulla, per lui tutto era appannato, compresi i suoi pensieri.
Appariva felice.
Ma la verità era un'altra. Anche lui celava dentro di sé e dietro la sua irriverenza un grosso rimpianto. Quello di aver preferito, tempo addietro, l'amicizia all'amore. Di questo non ne aveva mai parlato con nessuno, e nessuno doveva mai saperlo, neppure i suoi due amici di una vita, Luca e Tony ne erano mai stati a conoscenza.
C'era stato un tempo acerbo in cui lui e Mara si erano amati segretamente in modo spensierato. Tuttavia lui non ebbe mai il coraggio di prendere iniziativa e responsabilizzarsi con lei. Così, quando un se pur giovane ma maturo Tony, ignaro di tutto, propose a Mara di divenire la sua donna, quest'ultima non poté far altro che accettare. I due ex amanti allora decisero di cancellare la loro sciocca avventura adolescenziale, classificarla come un errore e seppellirla per sempre a favore del buon senso.
Tale macigno custodito da Aldo, diveniva via via più pesante con il passare degli anni, e ad ogni suo tentativo di dimenticare e sostituire quel primo amore al tempo sottovalutato, stava consumandolo dall'interno.
Ma lì sulla veranda, senza pensare a nulla se non all'amicizia che provava per i due, li prese sotto braccio e li trasportò a forza nella sala, dove la luce stroboscopica fissava nei loro occhi tante istantanee di uno stesso momento.
I due, dapprima titubanti, cedettero in fine alla contagiosa allegria del loro amico e ripresero a sorridere, lasciandosi alle spalle l'imminente nascita di un nuovo giorno.

FINE

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