•Epilogo III•

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"Amore... Com'è andata a lavoro?", mi accolse finendo di cucinare. Era bellissimo, non potevo fare a meno di notarlo ogni volta. Anno dopo anno i suoi capelli diventavano sempre più chiari e la sua barbetta un po' più ispida.

"Beh... Oggi è stata una giornata infernale.", sospirai.

"Come sta Jeremy?"

"Bene, Lou... Abbiamo un nuovo paziente."

"Vuoi parlarmene?", chiese dolcemente. Gli occhi blu che tanto amavo si incastrarono nei miei e seppi che aveva capito che ne ero rimasto sconvolto.

"Si chiama Tyler... Ha cinque anni, è orfano e ha la sindrome Post-Traumatica Da Stress... I suoi genitori sono morti entrambi in un incidente d'auto..."

Rimase anche lui senza parole, così continuai, "Gli ho parlato e mi è sembrato di aver fatto un piccolissimo passetto avanti ma non ha voluto mangiare e non dorme."

"Mi dispiace... Povero piccolo...", sussurrò, "Vedrai che starà meglio."

Ma Tyler non stava meglio neanche un po': la sua situazione era stazionaria e ogni terapia da noi conosciuta sembrava aiutarlo poco e se mai registravamo dei miglioramenti duravano solo temporaneamente.

Mi stavo affezionando a lui. Le rare volte in cui provava a mangiare qualcosa lo faceva con me, perciò penso che si stesse affezionando anche lui.

Passò un'altra giornata lavorativa e, tornato a casa e dopo aver salutato Louis, mi buttai sul divano con grazia assente e scoppiai in lacrime.

"Harry...", provò a chiamarmi mio marito, spronandomi a spostare il braccio che mi copriva il viso spingendolo via delicatamente.

"Lou, sono un idiota... Non dovrei farmi coinvolgere così tanto... Tyler oggi non ha parlato per niente."

"Amore, sei umano... È normale che tu ti faccia coinvolgere, mi sono affezionato anche io e solo dal modo in cui ne parli."

Distolsi lo sguardo col cuore spezzato ma lui mi portò a guardarlo di nuovo e mi baciò le labbra con dolcezza.

"Domani ti vengo a trovare così lo conosco e magari vedere una persona nuova può risvegliare un po' di curiosità e vitalità in lui. Va bene?"

Annuii delicatamente, contemplando che uomo meraviglioso fosse mio marito. "Grazie", mormorai.

Lui mi rispose strappandomi altri piccoli baci e io cercai di allontanare di un po' i pensieri tristi tirando Louis sul divano con me e abbracciandolo stretto. Senza di lui sarei crollato già da molto tempo.

"Ti amo."

"Anche io."

Nella mattinata seguente Louis si presentò sul mio posto di lavoro. Era sempre stupendo, ma saltava all'occhio che quella volta aveva perso tempo a prepararsi ed era meravigliosamente provocante pur essendo elegante e sobrio.

Gli arrivai alle spalle e gli sussurrai un "Buongiorno, principino" nell'orecchio. Lui si voltò divertito, si guardò intorno per controllare che avessimo un pochino di privacy per poi lasciarmi un velocissimo bacio sulle labbra.

"Ciao, Haz."

"Ciao. La stanza di Tyler è al piano di sotto.", lo guidai con la sua mano intrecciata alla mia tra tanti corridoi e rampe di scale, fino ad arrivare su un pianerottolo che dava l'atmosfera di un albergo, dove dormivano la maggior parte dei pazienti. Aprii la porta della 37 e un bimbo dai capelli biondi con gli occhi nocciola spalancati e contornati da profonde occhiaie nere fu subito distinguibile tra la massa informe di coperte.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now