Prologo- pov's Deborah

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10 giugno 2016. Finalmente è arrivato l'ultimo giorno di scuola! E grazie alla mia discreta media non dovrò affrontare nessun tipo di esame, solo riposo e divertimento per tre lunghi mesi.

Cerco di farmi spazio tra gli studenti esaltati tanto quanto me per raggiungere l'entrata. Sicuramente avranno tutti dei programmi estivi sensazionali, mentre io mi accontenterò di guardare le mie serie tv preferite e leggere fino a tarda notte. Da sola.
Sento una mano toccarmi la spalla, mi volto e vedo Jessica. Siamo amiche da quando avevamo 8 anni e siamo davvero unite, anche se negli ultimi tempi è parecchio cambiata. Si è fatta delle nuove amiche che non mi sono mai andate molto a genio, tutte frivole e pettegole. Sinceramente credo che anche lei stia diventando così, e ciò mi dispiace molto, era migliore una volta. O forse sono io.
-Deb! Ci sei?-
La sua voce mi riscuote dai miei pensieri -Si, scusa mi ero incantata-.
-Bene, oggi esco con Taylor, non vedo l'ora! Tu che farai? Scommetto che adesso che è finita la scuola succederanno un sacco di cose interessanti.- dice maliziosamente. In realtà non mi aspetto molto da quest'estate, sarà come le altre, noia e la settimana al mare. Basta.
Non mi stupisce il fatto che esca con Tay, è sempre stata molto carina, simpatica e anche intelligente. Un sacco di ragazzi le vanno dietro ma lei ha occhi solo per lui. Peccato che sia un puttaniere.

Sinceramente oggi penso di sapere dove andare.
-Non lo so, uscirò- sospiro.
Poco lontano vedo Cheril che saluta Jess e lei subito si precipita ad abbracciarla.
Proseguo per la mia strada, diciamo che Cheril è una di quelle sue nuove amiche. Ormai non mi calcola più, i saluti all'entrata e all'uscita dell'edificio scolastico sono l'unica interazione che ha con me. All'inizio la cosa mi faceva stare male, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.

Sono quasi arrivata alla porta spalancata dell'istituto quando il mio sguardo cade su Ashton. I suoi occhi azzurri sono ancora dei magneti per me. Sta sorridendo ad una ragazza, mentre si passa le mani nel lungo ciuffo biondo.

Ash era il mio ex ragazzo fino a due mesi fa, quando mi ha lasciato dicendomi -Sei diventata lunatica e troppo strana, lo dicono tutti.- Non mi arrabbiai con lui, ma con me stessa. Mi ero messa con lui solo per sentire qualcosa di simile all'attrazione fisica, non avrei mai potuto provare dell'amore per uno tutto muscoli e niente cervello, con una personalità pressoché nulla. Conformista.
Ora è lì, a baciarsi con Bernice, una che va con tutti. Beh, ha trovato un suo simile, no?
Non importa. Non devo piacere a lui, non più. L'unico problema è che è il migliore amico di Jess e quindi è sempre tra i piedi, inoltre lei mi trascina sempre alle sue stupide partite di basket. Trascinava. Adesso chiama il suo gruppetto di galline che ci va più che volentieri, visto il fisico dei giocatori.

Fuori. Speriamo di passare delle belle vacanze almeno, è stato un anno scolastico terribile. Scendo le scalinate e mi avvio sulla strada, mentre il chiacchiericcio dei ragazzi si affievolisce per poi scomparire e venir rimpiazzato dal rombo delle macchine che sfrecciano per la città.

Arrivo a casa e butto lo zaino nell'armadio per poi lasciarmi cadere pesantemente sul letto. È stato un anno stressante e finalmente posso tirare il fiato.
Chiudo gli occhi un istante e subito sento una vibrazione sotto il braccio destro. Mi siedo e prendo in mano il cellulare, strano, solitamente non ricevo messaggi. Ah. È solamente Jess, che saluta tutti sul gruppo della classe di letteratura Americana per poi abbandonare. Si, avevamo un gruppo per quella materia visto che il prof ci passava spesso i compiti via messaggio. Esco anche io e guardo l'ora. 15.30.
Non ho intenzione di dormire tutto il giorno dato che fa caldo e a Seattle non sempre è così. Soprattutto quando il meteo prevede un abbassamento delle temperature.
Prendo uno zainetto color ocra mal tenuto e mi avvio verso la porta urlando a mia madre -Vado a fare un giro, torno per le 18!-
Sento un 'okay' come risposta ed esco in strada. È bello vedere del sole in questo posto grigio e buio. Mi sono sempre sentita a mio agio qua, è tutto così spento, come me. Non sopporterei di vivere a Los Angeles, dove il mare e la spiaggia sono l'allegro scenario. Stonerei.

Mi avvio verso la periferia della città fischiettando. Forse non è un luogo molto gaio, ma a me piace, ci sono dei tetti su cui si può salire e non c'è tanto casino. O almeno rispetto a dove abito io. Davanti a casa mia passa una strada molto trafficata e pagherei per un po' di silenzio ogni tanto.
Dopo circa 20 minuti arrivo davanti ad un capannone dismesso e mi avvio su una scala esterna stando attenta a posizionare i piedi. Non è molto alta ma sono sicura che qualche giorno cederà sotto il mio peso. Probabilmente una tempo era una fabbrica, ma ora è completamente a pezzi e fatico a credere che qualcuno ci lavorasse.
Una volta in cima sento il vento scompigliarmi dolcemente i lunghi capelli neri. Amo questo posto.
Mi dirigo verso un palo della luce circa al centro del terrazzo e mi siedo rimanendo a fissare l'orizzonte. I palazzi che si ergono in lontananza mi fanno sentire insignificante e le luci della città sono uno spettacolo magnifico. Mi è sempre piaciuta Seattle, fredda e grigia, ma anche con uno sbocco sull'oceano, che rende il tutto più poetico. Peccato abiti dall'altra parte della città.Sospiro e rifletto.Da sola. Come sempre, ultimamente.

Spazio Autrice
Hey! Questa è la mia prima storia e non so se riuscirò a finirla, però mi piace per ora. Se avete consigli o volete segnalarmi errori scrivete pure un commento.

Persone e fatti sono totalmente frutto della mia immaginazione.

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