Capitolo 37

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Per tutto il resto del tragitto, Jeff non dice più nulla. Si limita a dirmi che i sogni sono rielaborazioni delle informazioni che il nostro cervello acquisisce, quando gli chiedo cosa intendesse dire con la frase "questo è quello che credi tu". Nonostante la risposta pronta e sicura dello scienziato, un'ombra di incertezza attraversa i suoi occhi. Vorrei leggere la sua anima, per cercare di capire se mi sta mentendo, o se mi sta tenendo nascosto qualcosa, ma ho paura che gli accada qualcosa di terribile, come a quell'Agente che, dopo avermi trattata in malo modo, mi ha portata ad estraniarmi da me stessa, tanto da fargli del male, nonostante io non ne fossi consapevole. Spero che quell'uomo si sia ripreso, anche se ormai so che il senso di colpa che mi attanaglia per quello che ho fatto, nonostante fosse avvenuto senza la mia volontà, non mi abbandonerà mai, e nè mi darà pace.
Cammino in silenzio, immersa nei miei pensieri, e quasi non mi accorgo che Jeff si è fermato.
-"Amelia".- Mi richiama.
Mi volto a guardarlo, alzando un sopracciglio. Sono davvero stanca, e non solo fisicamente, ma in tutti i sensi. Sono stufa di avere la sensazione che tutti mi nascondano qualcosa.
Ingrid, la dipendente bionda della base di comando a Rackford, su Giunone, che mi aveva detto una sequenza di cifre, il professor Lown, che ci aveva parlato della sua teoria a riguardo di una guerra, Jeff, da quando ha scambiato la provetta contenente il mio sangue con un'altra e Colin. Tutti, dal primo all'ultimo, si comportano in modo sfuggente e indecifrabile, facendosi talvolta scappare qualche frase strana o allusioni che non riesco a comprendere. Ma vi è una persona che risulta essere la più misteriosa di tutte: Yuranne.
Avrei così tante domande da porle che non basterebbe un libro per scriverle tutte. Lei è stata un enigma dal primo momento in cui l'ho vista, da quando nella stanza con i letti a castello ci siamo fissate così intensamente da dimenticarci del mondo intorno a noi sentire una scossa. Poi avevo notato che era stata l'unica a non aver ricevuto una valutazione durante i test fisici fatti da Denny Rems. Inoltre, la notte in cui l'ho sentita parlare con una certa Magda è ancora impressa nella mia mente, così come quando mi ha chiesto di fidarmi di lei, per non parlare del suo atteggiamento, sempre distaccato e impersonale.
Le sue parole sembrano sempre cariche di significati, che io, però, non riesco a cogliere.
Ricordo alla perfezione il momento in cui mi disse di aver già avuto modo di conoscermi, di capire che persona sono e di fidarsi di me, a suo tempo. Parlava come se in passato avessimo trascorso molto tempo insieme, ma ciò è impossibile. In quell'occasione, aggiunse anche che, nonostante tutto, ero sempre rimasta un mistero per tutti. Non so a cosa si riferisse, dal momento che non ci siamo mai viste prima di di diventare angeli. Veniamo persino da due pianeti diversi!
-"Mi stai ascoltando?"- La voce impaziente di Jeff interrompe il flusso dei miei pensieri. Mi ero di nuovo di distratta.
-"Ehm..."- Mugugno qualcosa di incomprensibile.
-"Dicevo, so che questa situazione è spiacevole, e per te è anche piuttosto strana".
Corrugo la fronte, cercando di capire dove lo scienziato vuole arrivare a parare.
-"Devi avere pazienza..."- Continua, ma io lo interrompo alzando una mano:
-"Pazienza?!"- Sbotto.
Jeff non risponde, mi osserva, spiazzato.
Mi mordo le labbra, nervosamente, per zittirmi. Sono sempre stata troppo impulsiva e, conoscendomi, sarei capace di distruggere lo scudo di freddezza che sto lentamente cercando di fabbricarmi, e senza il quale sarei esposta, con le mie debolezze a nudo.
Vorrei capire perché ogni persona in questo posto non fa che dirmi di fidarmi, senza un apparente motivo, e sapere cosa sta succedendo, anche se ciò comporterebbe di gridare contro a Jeff come una pazza, rischiando di venire rinchiusa in una cella di isolamento, dove vanno a finire gli individui instabili. Ma io ho promesso a me stessa di essere forte, lo devo ai miei genitori e ai miei amici, che spero di rivedere, un giorno.
Dunque, in contrapposizione a quella che è la mia indole, riesco a calmarmi, evitando di peggiorare la situazione.
Lo scienziato apre la bocca, per dire qualcosa, ma la richiude di scatto, distogliendo lo sguardo.
Mi maledico da sola. Se fossi stata zitta magari lui mi avrebbe rivelato qualcosa di utile. Invece io, come al solito, sono riuscita a rovinare tutto.
Per un momento, metto da parte il mio orgoglio, considerando che Jeff è sempre stato gentile con me.
-"Scusa."- Mormoro.
-"Non preoccuparti, ti capisco."- L'uomo sorride cordiale, lasciando trasparire una certa dolcezza nella sua voce.
Ricambio con un sorriso appena accennato, evitando di fargli notare che non può capire.
-"Dai, andiamo."- Jeff apre la porta massiccia davanti a noi, rivelando un altro corridoio che termina con una scala di ferro che conduce verso l'alto.
Ci dirigiamo in silenzio verso l'uscita, e, improvvisamente, mi rendo conto di essere affamata.
-"Come ti senti?"- Chiede lo scienziato, mentre percorriamo la scala.
-"Ho fame."- Rispondo semplicemente, giungendo su un pianerottolo, di fronte all'ennesima porta in acciaio.
-"Beh, non mangi nulla da molto, e il tuo corpo ha bruciato tutte le sue riserve per respingere le tossine del veleno."
Annuisco, senza riuscire a smettere di pensare all'arrosto della mamma.
Jeff gira la maniglia della porta, aprendola, e ci ritroviamo nei laboratori.
-"Fai finta di niente."- Mi sussurra l'uomo, prendendomi per un braccio e avviandosi verso le celle.
-"Dove state andando?"- Un Agente si piazza davanti a noi, guardandoci con aria interrogativa.
-"Le ho fatto delle analisi specifiche."- Dice sicuro Jeff, indicandomi con il pollice.
-"La supervisione di un soldato è obbligatoria, almeno per i primi giorni dovrebbe..."
-"Lo so."- Taglia corto lo scienziato, proseguendo.
L'Agente rimane immobile, con un'espressione confusa, mentre ci allontaniamo decisi.
Raggiungiamo le scale che portano alle celle, senza che altri ci fermino. In effetti, non c'è quasi nessuno in circolazione, il laboratorio, avvolto dalla penombra, è quasi deserto, se non fosse per un discreto numero di agenti, che gironzolano con aria assonnata e un paio di scienziati, che osservano attenti gli schermi dei loro computer.
Vedendoli, mi sorge un dubbio:
-"Jeff, che ore sono?"- Chiedo, mentre saliamo le scale.
L'uomo guarda assorto l'orologio che porta al polso:
-"Sono le due di notte."- Risponde.
Sgrano gli occhi, sorpresa.
-"Come mai così stupita?"- Jeff si gira a guardarmi, appena arriviamo sul pianerottolo dove ci sono le nostre celle.
-"Ho dormito quasi tutto il giorno."
-"Direi che sei stata priva di sensi per la maggior parte del tempo, non hai propriamente dormito."
Mentre passiamo davanti alle celle dei miei amici, addormentati nelle più svariate posizioni, provo un'ondata di sollievo: Alice è sdraiata sulla sua branda, che dorme tranquilla.
-"Ti ringrazio."- Bisbiglio, voltandomi verso Jeff. Conosco la ragazza da poco, eppure è stato inevitabile affezionarmi a lei. Desidero che sia al sicuro, non potrei sopportare di vederla un'altra volta pallida e spaventata come questa mattina. Come aveva detto il professor Lown, gli angeli sentono le emozioni in modo amplificato, e direi che questa è la prova. L'uomo mi sorride gentile:
-"Adesso devi entrare."- Dice, aprendo la porta della mia cella. -"Non vorrei che qualcuno venisse a chiederci spiegazioni."- Conclude.
Annuisco, dirigendomi all'interno della mia gabbia, come preferisco chiamarla.
-"Buona notte."- Mi saluta lo scienziato, prima di girarsi e andarsene, accompagnato dal rumore dei suoi passi sul pavimento di acciaio.
Sospiro, esausta, mentre mi dirigo verso il bagno, digitando il codice sul display attaccato al muro, decisa a farmi una doccia, nonostante l'ora.
Quando finisco, mi sento pulita, e decisamente più tranquilla. Mi sdraio sulla branda, con le ali abbandonate accanto ai fianchi. Mi volto a guardare Sanders, accasciato sul sottile materasso, ma un lieve bagliore cattura la mia attenzione: la luce fioca di una lampadina in lontananza si riflette sul brillante anello al dito di Yuranne.
Quel gioiello mi ricorda qualcosa, ma sono troppo stanca per pensarci.
Sento le palpebre farsi pesanti e, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, mi chiedo se farò un altro sogno senza senso.

Nota autrice:
Ciao a tutti!
Allora, i dubbi si accumulano, eh? ;)
Non vi preoccupate, le risposte (e le sorprese, soprattutto) sono più vicine di quanto possiate credere.
-AllRosesWelt

L'ora degli angeliWhere stories live. Discover now