IL LADRO DI FIGURINE

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Quando li vide seduti, uno di fronte all'altro, con quella specie di cartoncini in mano, non riusciva a capire se era veramente quello che pensava: "sono figurine?" Si chiese emozionato Catricalà. Si avvicinò lentamente, cercava di scoprire con che cosa stessero giocando, un po' come fanno i giocatori che "spizzicano" piano piano le carte per vedere che punteggio hanno in mano. Quando fu sicuro che quei bambini avevano in mano delle figurine il magone quasi gli impediva di parlare. Gli ricordavano quando bambino lo era lui, quando passava ore con gli amici a giocare con le figurine dei Calciatori. Quante figurine aveva vinto! I suoi amici Roberto e Pino ancora piangevano per le partite perse. Solo quando fu abbastanza vicino si accorse, con cocente delusione, che non erano le figurine Panini dei Calciatori ma bensì quelle dei fottuti Gormiti. D'istinto le avrebbe volentieri strappate dalle mani di quelle piccole carogne e fatte in piccoli pezzettini.

"Come si fa a preferire i Gormiti ai Calciatori" continuava a ripetersi deluso, scuotendo la testa.

Se ne andò perché sapeva che non avrebbe resistito alla tentazione di insultarli.

Il giorno dopo Catricalà era felice come un bambino quando la mamma di uno delle due piccole carogne gli disse che al figlio avevano rubato tutte le figurine. Non ce la faceva proprio a non provare gioia nel sapere che quelle minchiate avevano "preso il volo". Figuriamoci se poteva perdere tempo con queste sciocchezze. Certo, se avessero rubato le figurine dei Calciatori, forse poteva anche interessarsi ma per i Gormiti proprio no. Ma la madre del bimbo continuava ad insistere ed allora Catricalà cedette. Ma diciamoci la verità, dei Gormiti, a Pepè, non gliene fregava niente, diciamo che gli interessava di più la madre del bambino, che era particolarmente "avvenente". Non lo fece sicuramente "per senso del dovere".

Cominciò con farsi dire i nomi degli amici del bambino che il giorno prima giocavano con lui. Era chiaro che il manigoldo era da cercare fra di loro. Quindi, il giorno dopo, con la scusa di dirigere il traffico davanti alla scuola elementare "Maria Celi", cominciò a fare qualche domanda ai bambini. Non l'avesse mai fatto, fu investito di parole e storie sui Gormiti, non la finivano più, cominciarono a parlare di popolo della luce e della foresta, di Eraclion, Poivrons il Guardiano, Carrapax , Nobilmantis..." BASTA!!! - urlò all'improvviso Catricalà – non me ne frega niente della vita dei Gormiti!"

Si accorse di averla fatta grossa quando vide i bambini con le lacrime agli occhi. Cercò di rimediare ma ormai si era inimicato mezza scuola elementare. Dovette ripiegare su un'altra pista.

Il giorno dopo, la madre del bambino derubato, si presentò nell'ufficio di Catricalà, era particolarmente attraente, Pepè si era 'mpupazzato* a guardarla. La signora aveva un foglio in mano, glielo sventolò davanti agli occhi più volte prima di riuscire a togliergli lo sguardo dal suo prorompente seno, dicendo: "vogliono un riscatto!"

Catricalà, riavutosi dall'apparizione, non riusciva a crederci, la lettera era scritta con lettere ritagliate dai giornali, come si usava una volta, con su scritto:

Catricalà, riavutosi dall'apparizione, non riusciva a crederci, la lettera era scritta con lettere ritagliate dai giornali, come si usava una volta, con su scritto:

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Le inchieste dell'ausiliario del traffico Pepè CatricalàWhere stories live. Discover now