Prologo

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"Si narra che ai tempi del medioevo, ci fu un conte molto potente e influente.
Aveva possedimenti di tenute rigogliose che si estendevano per miglia e miglia, si diceva.
Era un uomo avido e subdolo, non si faceva nemmeno troppi problemi di coloro che vivevano nelle sue tenute.
Si dice che una volta acquistò un paesino di povera gente malnutrita e povera. Cacciò via i suoi abitanti per costruirvici un campo di equitazione per i suoi destrieri.
Non si fece scrupoli a lasciare tutte quelle famiglie per strada senza danaro,viveri e un tetto sopra la testa.

Ma c'era una cosa di cui il conte non andava molto orgoglioso. Non aveva nessun erede a cui lasciare il suo cospicuo e ampio patrimonio. Conoscendo la sua avarizia in fatto di beni materiali, non avrebbe mai ceduto la sua ricchezza a nessuno che non avesse condiviso il suo stesso sangue nelle vene.

Ma dopo tanti tentativi, con rammarico scopri di non poter avere figli. Egli non era in grado di trasmettere i suoi geni, in sostanza per quanto ci provasse, sua moglie non rimaneva mai gravida.

Disperato dopo aver provato molte risorse, gli viene raccontato di un certo stregone in grado di compiere veri e propri miracoli.

Da prima era scettico il conte, ma dopo un po'capii che quello era forse l'ultima soluzione.
Andò da questo stregone che scopri in conseguenza a delle ricerche sul suo conto, che non era altri che un giovane uomo che aiutava le persone povere e bisognose, a guarire da molte malattie fatali.

Andò da lui e gli chiese aiuto, ovviamente mantenendo l'anonimato poiché aveva un orgoglio e una reputazione da tenere alte.
Ma anche con i suoi inganni, il giovane uomo lo riconobbe e si ricordo subito del suo nome che ormai tutti conoscevano più che bene.

Sapeva chi era e cosa aveva fatto per ragiungere il calibro che ormai portava da anni.

Gli diede il suo aiuto, ma una volta pronunciate le parole del incantesimo, decise di giocare un po con l'uomo che aveva mietuto molte vittime.

Gli disse che gli aveva scagliato una maledizione, che alla nascita del suo quinto genito, lui sarebbe morto e la sua anima avrebbe partito molteplici sofferenze agognanti all'inferno. E che i suoi cinque geniti, raggiunta la maggiore età anche del quinto, avrebbero ricevuto anch'essi una lezione essendo figli di un mostro.

Sarebbero visuti in eterno, costretti a vagare sulla terra per millenni. Di giorno sarebbero stati comuni uomini, ma la notte sarebbero divenute bestie senza riposo, non avrebbero potutto in alcun modo dormire oppure avrebbero patito le sofferenze dell'inferno.
Sarebbero rimasti giovani per l'eternità ma in cambio la loro sarebbe stata un eternità di disperazione.

Questo fin quando....."

L'uomo smise di leggere vedendo la sua amata nipotina sbadigliare a bocca aperta quanto gli è possibile.

-Non è ora di dormire Max?- chiese con un sorriso amabile guardando la piccola creatura stropicciarsi gli occhi nel vano tentativo di tenerli aperti.

- La voglio sentire tutta nonno..- Ma un altro sbadiglio le impedì di concludere la frase.

Sorrise ancora una volta per poi rimboccargli le coperte e accarezzargli gli capelli corvini.

- Io continuo, ma se ti vedo sbadigliare ancora una volta, ti do la buonanotte e ti metti a nanna.- Disse in tono scherzosamente minaccioso, tanto da far ridere la bambina.

Vedendola annuire animatamente, decise di leggere il seguito della storia.

" Fin quando una giovane Dea non avrebbe donato loro un vero bacio d'amore. Se il sentimento per uno di loro sarebbe stato puro come l'animo, la loro maledizione si sarebbe spezzata.

In caso contrario avrebbero contaminato la purezza della Dea, e loro con essa sarebbero spro....." L'uomo smise di leggere non appena si accorse che la sua amata nipotina stava già accarezzando con la mente luoghi che solo un bambino poteva immaginare con tanta spensieratezza.

Le scoccò un dolce baccio sulla fronte e dolcemente le sussurò un "buonanotte mia piccola divinità".

Richiuse il grosso libro dal fodero in pelle e dai lineamenti d'oro e piombo nero raffiguranti un antico sole e una onnisciente luna.

Lo prese con se e lasciò la stanza sprofondata nel dolce silenzio della notte.

- Per quanto tempo hai intenzione di raccontarle quella profezia ogni santa notte?- chiese burbero il figlio del anziano uomo.

Sorrise notando quella nota di preoccupazione che solo un padre può intravedere nello sguardo di un figlio.
- Andrà tutto bene. Non devi preoccupartene e una bambina tenace adesso, in futuro lo sarà ancora di più.-
Disse riponendo l'antico manoscritto sul ultimo scaffale della grossa biblioteca del grande studio.

L'altro uomo dai tratti duri, lo guardò scettico per poi passare la mano sulle tempie,masangiandole.
- Se lo dite voi padre.

- Abbi fede, sii più fiducioso in tua figlia.
Lo confortò andandogli dietro la poltrona per poggiare la sua mano rugosa ma calda e paterna, sulla spalla del figlio ansioso.

- Certo...

Gli piccoli occhi lucenti del furetto dalla pelliccia bianca come la neve, brillavano nell'oscurità della stanza. Vegliava con lo sguardo sulla piccola infante, assicurandosi che il suo sonno fosse calmo e sereno come giusto che sia.

Ma il rumore di alcune foglie lo distrasse. Da sopra l'armadio guardò in direzione della finestra, notando che la notte era calma e serena senza avvistamento di vento.
La facenda lo incuriosi, agile e svelto come solo un furetto poteva essere, saltò giù dal armadio sui scaffali al muro raggiungendo il davanzale interno della finestra.

Guardò fuori da essa stando immobile e atento per scorgere qualsiasi cosa s'aggirasse tra la chioma del albero.
Non dovete aspettare molto che gli occhi brillanti dell'enorme aquila dalle insolite piume nere e dalla misura sproporzionata, gli si rivelarono minacciosi.

Nessuno dei due animali si mosse di un millimetro, impegnati in una lotta di soli sguardo che per loro equivaleva a più di mille parole. Dopo una buona manciata di minuti, l'aquila mastodontica, assenti con il capo, come a dover acconsentire a chi sa qualle accordo.

Aprii le sue enormi ali e con uno slancio di zampe, spiccò il volo nel cielo notturno, scomparendo in breve nella sua oscurità.

Il piccolo furetto restò a guardare il cielo per acertarsi che se ne fosse andato. Una volta sicuro, si voltò verso la piccola bambina, che presto raggiunse nel letto.
La guardo dolcemente pensando che fosse così piccola e dolce, e che fosse quasi impossibile che solo lei poteva fare così tanto per molti. Si accucciò al suo fianco poggiando la sua piccola testolina pelosa sul suo collo. Inalò il suo dolce profumo di fragole per poi chiudere gli occhi e riposare insieme alla sua padroncina. L'unica è sola per lui.

Damned Where stories live. Discover now