Capitolo 0: Come mi chiamo?

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Cercai di aprire gli occhi, lentamente. La luce mi dava fastidio. Una superficie gelida e fetida baciava la mia guancia sinistra. Quei dannati occhi non volevano aprirsi. Il fetore di piscio e feci entrava con prepotenza nelle mie narici. Dove diavolo mi trovavo?

Provai a muovere le braccia, nel toccarmi sentii una sorta di pigiama avvolgermi il corpo. Dopo diversi tentativi, riuscì finalmente ad aprire gli occhi, ma l'unica cosa che vidi, fu l'orrore.
Mi trovavo all'interno di una stanza senza finestre, illuminata solamente dal fievole bagliore di una lampadina. Le grigie pareti colme di crepe, il letto sporco, malridotto e un water alla turca ricoperto di escrementi, mi fecero rigurgitare di fronte alla porta di ferro. Mi ritrovai in ginocchio, privo di forze in uno stato di semi-incoscienza. D'un tratto una voce esterna alla stanza colse la mia attenzione:

- Buongiorno Browner! Non mi dire che sei annegato nella merda?! - Una perfida risata seguì quelle squallide parole.

- A... Aiu... To - la mia bocca non emise altro suono all'infuori di quelle sillabe prive di speranza.

- Browner? Ricordi nulla di ieri o dei giorni scorsi? -

Inizialmente mi sembrò una domanda stupida, ma impiegai poco tempo a capirne il significato. Con un filo di voce risposi:

- no -

Un'altra risata anticipò le parole di quell'individuo:

- tra qualche ora incontrerai il dottor Blank. Vedi di non creare problemi -

D'un tratto il tono divenne minaccioso. Provai sollievo nel sentire il rumore dei passi che si allontanavano. Riuscì ad alzarmi in piedi e ad appoggiare la testa alla porta. Tante, troppe domande entravano e uscivano dalla mia mente come i passeggeri di un treno fermo alla stazione. Una fra tutte bussò dal mio inconscio:

"Come mi chiamo?"

PsychologiaWhere stories live. Discover now