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"Se sono voluto uscire con te c'è un motivo" Ammise Simone. "Vuoi sposarmi?" Disse mettendosi in ginocchio e aprendo una scatoletta che conteneva un anello. Incominciai a sudare freddo e mi sedetti accorgendomi che Diaz dormiva tra le mie braccia e ciò che avevo appena sentito faceva parte di un brutto sogno, di un incubo. Si mosse attorcigliando le sue piccole braccia nel mio collo. "Sonno papà" Ammise Diaz con la sua vocina e sorrisi. "Diaz, non sono il tuo papà" Ammisi sdraiandomi e abbracciandolo più forte a me. "Quando riconquisterò la tua mamma, ci proverò ad esserlo per te" Ammisi cadendo nel sonno. Sbattei le palpebre accorgendomi che il piccolino non era più con me, ma con la sua mamma a fare colazione, la sua bellissima mamma. "Com'è stato dormire nel divano?" Sbottò sorridendo Ara. "Diciamo" Ammisi alzandomi. "Ara ti devo chiedere una cosa" Ammisi avviandomi verso di lei e Diaz che come al solito faceva capricci per mangiare lo yogurt. "Per quale motivo gli dai quello schifo, fallo mangiare bene" Sbottai facendo l' occhiolino a Diaz. " I fatti tuoi" Disse ridendo a spingendomi piano Ara. Era bello respirare il suo profumo in casa, anche se diverso. Era diventata matura, una donna a tutti gli effetti ed una mamma splendida. Era giusto forse rassegnarmi e dover accettare che si stava creando una famiglia con Simone o forse era giusto riprendermela, perchè l' amore che provavo nei suoi confronti andavano oltre ad un amicizia e non poteva essere quel mostricciattolo ad impedirmi di stare con lei. "Ti hai chiesto di sposarlo?" Domandai osservandola negli occhi. "No" Sbottò subito lei quasi spaventata. "Perchè?" Domandai "C'è Diaz" Ammisi "E quindi?" Disse mettendolo giù. "Noi ci andiamo a preparare, vero amore?" Domandò guardando Diaz. "Si, gioca il mio papà. Sai mamma dice che sono nato mentre faceva goal" Ammise il bambino facendo sbiancare "Andiamo" Disse Ara con voce severa. Sorrisi a quella scena e presi pane e nutella e feci la mia colazione pensando a lei. Ci dirigemmo tutti allo Stadium dove incominciammo ad allenarci.

ARA

Diaz era con Simone, entrai cercando il mio posto e accorgendomi che nei posti accanto avevo la mamma di Paulo ed Antonella. "Buonasera" Ammisi entrando e salutandole entrando. "Ciao tesoro, come stai?" Mi domandò la mamma di Paulo. "Tutto bene" Ammisi sorridendole. Ci alzammo quando vedemmo i giocatori entrare con i bambini. Sorrisi alla scena di Diaz in braccio di Simone. "Che ha Paulo?" Domandò sua madre. Mi girai ad osservare la signora che sembrava al quanto spaventata ed Antonella che cercava di capire. Mi rivoltai verso il campo accorgendomi che stava osservando con rabbia Simone con in braccio Diaz che lo pregava di scendere. Diaz scese dalle braccia di Simone e andò da Paulo che gli sorrise e gli autografò la maglia, peccato solo che l' ha autografata nella maglia con il numero 7. Simone sarà su tutte le furie.
Primo tempo.

Simone giocò di merda con la testa fra le nuvole. Scesi andando a prendere Diaz che si trovava tra le braccia di Simone che sembrava rimproverarlo. "Dobbiamo parlare appena arriviamo a casa" Sbottò Simone quasi lanciandomi Diaz tra le braccia. "Simò calmati quando c'è Diaz" Ammisi io facendogli un finto sorriso, come per far capire a Diaz che era tutto bene e soprattutto non facendo capire a Paulo che era dietro che stavamo litigando. Salimmo sopra e quando la mamma di Paulo vide Diaz sbiancò quasi svenendo. "Stai seduto e non fare il monello" Dissi veloce per poi aiutare la mamma di Paulo. "Come si sente?" Domandai mentre Antonella continuava a sventolare un foglio. Paulo preoccupato dal campo di precipitò sopra non dando inizio al secondo tempo. "Mamma" Urlò salendo "Sto meglio " Ammise baciando il figlio. Quando tornò in campo venne espulso e dovette sedersi in panchina e la Juventus dovette giocare con un giocatore, se non il più bravo, in meno. "Chi è ?" Domandò alzandosi e guardando Diaz. "E' mio figlio, si chiama Diaz" Ammisi facendolo avvicinare. Alzò lo sguardo verso di me incominciando a piangere ed abbracciò Diaz. "Scusami mi ricorda troppo qualcuno" Ammise e gli occhi di Antonella non si staccarono da me e dal bambino, che era una stampa al padre, nonchè il suo fidanzato. La partita finì ed aspettai Simone davanti gli spogliatoi. Paulo uscì e abbracciò Antonella. "Come stai mamma?" Domandò alla madre. "Tutto bene" Ammise sorridendomi ed io abbassai subito lo sguardo. "Andate a casa poi ci sentiamo" Ammise Paulo e dopo quelle parole Antonella uscì insieme alla madre di Paulo. Simone uscì e mi afferrò per il braccio "Su andiamo" Sbottò stringendo la mano. Arrivammo a casa con la macchina di Alvaro che ci lasciò. "Diaz vai fuori" Sbottò Simone aprendo la porta del giardino. "Ti devi calmare, non voglio che Diaz ti vede così" Ammisi. "Che cazzo gli hai detto?" Disse prendendomi per il braccio e stringendolo. "Ti devi calmare" Sbottai alzando la voce. Sentii il rumore della porta aprirsi. "Hai deciso di stare con me e non puoi farmi umiliare in questo modo" Sbottò per poi darmi uno schiaffo e per il forte impatto girai il mio viso osservando delle scarpe sulla soglia della porta, alzai lo sguardo e vidi i suoi pugni serrati e capii che si trattava di Paulo dal tatuaggio sul braccio.

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