Crystallize

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Non era mai stata una ragazza religiosa.
Elizabeth Anderson non credeva alle stronzate della gente.
Ma qualcosa doveva pur pensare, perché la croce nera che portava al collo le stava addosso come un marchio.

Si trovava in quel posto squallido da almeno due ore, seduta da sola su un muretto, al buio, nascosta dalla gente.
Le bastava la musica, non aveva bisogno di nient'altro, di nessun altro.

Le note limpide, struggenti, della canzone che veniva pompata dalle casse le riempivano le orecchie e gli occhi chiusi.
Da fuori, ai passanti sarebbe parsa una drogata in pieno trip, ma dentro stava vivendo un viaggio tra i gelidi ghiacciai che le circondavano l'anima.
Al di là degli occhi chiusi, poteva vedere i mille colori dell'oscurità, che creavano nella sua testa forme immaginarie, inconcrete; avvolgevano la musica fuori e il silenzio che sentiva dentro.

Elizabeth aveva gli occhi azzurri, l'unica parte colorata del suo essere.
Odiava profondamente quegli specchi, così in contrasto col rosso del suo inferno, col nero dei suoi capelli.

Erano dello stesso colore del ghiaccio, quello che la intrappolava, e lei temeva che svelassero il suo segreto ad un estraneo, rendendola debole davanti a qualcun'altro.

Ma nessuno aveva il diritto di capire chi era.
La gente non guardava mai nei suoi occhi traditori, chi lo faceva abbassava lo sguardo spaventato dall'inquietante nitidezza di essi.

Ne era sicura.
Nessuno si meritava di guardare nei suoi occhi, figuriamoci nella sua anima.

HysteriaWhere stories live. Discover now