L'Incubo Nel Sogno

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Dolcemente un bellissimo sogno riempì la mia mente...


Ero in camera mia, sul letto, con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare un po' di sana musica. Accanto a me dormiva il ragazzo della casa di fronte. Avevamo passato la notte insieme. Le luci dell'alba facevano flebile capolino dalla finestra illuminando di caldi colori la stanza. Ed io stavo lì, a guardare quanto fosse bello quel suo viso perfetto. Con una mano gli sfioravo dolcemente il viso, scendendo fino a raggiungere il glabro petto. Mi sentivo così bene e così amata. Lentamente si svegliò, mi guardò con i suoi bellissimi occhi verdi e sorrise. "Dio, aveva il sorriso più bello del mondo" mormorai tra me e me. Mise la sua grande mano sulla mia schiena e dolcemente mi strinse a lui, dicendomi che mi amava. Mi passò le dita tra i capelli e ci demmo un lungo ed appassionato bacio. Riaprii lentamente gli occhi, ancora con il cuore che palpitava d'amore, ma, lo scenario era completamente cambiato!


Mio padre, per una complicanza dovuta alla malattia polmonare aveva perso letteralmente le ossa negli arti inferiori che ora erano flaccidi e inutilizzabili. Si era trasformato in una specie di automa e dipendeva completamente da me. Mi sentivo angosciata, oppressa e soffocata dalla situazione. Ero inspiegabilmente arrabbiata e frustata. L'odio era incontenibile; come un fiume in piena scorreva nelle vene ed invadeva il mio corpo con la prepotenza di un uragano. Con terribile lucidità, esasperata dalla situazione, mentre lo trasportavo giù dalle scale, decisi che la cosa non poteva continuare. Lo lasciai cadere e cinicamente me ne andai. Ero totalmente indifferente alla situazione tanto da non udire il suo pianto disperato e il suo incessante chiedere aiuto. Mi sentivo prigioniera della mia crudeltà. Il rimorso mi logorava, mi lacerava l'Anima; ma, al contempo, la mia frustrazione aveva preso il sopravvento. Era la sensazione più brutta che avessi mai provato in vita mia. Abbassai il capo mettendolo tra le mani. Sentivo il cuore pesante. Portai le mani al petto ansimando. Riaprii gli occhi.


Mi ritrovai di colpo in giardino davanti ad una bellissima casa, curata nel più piccolo dettaglio che guardava un fiume come se dovesse vegliare su di esso. Ero insieme a due amiche che però non conoscevo. Una non era molto alta, aveva gli occhi scuri e dei capelli lunghi, neri come la pece; l'altra era poco più alta di me, un viso quasi angelico con quegli occhi tendenti al verde; i capelli biondi e fluenti le incorniciavano i lineamenti. Il loro sguardo era molto strano. Sembrava che sapessero cos'era successo, ma soprattutto il "perché" era successo. C'era stato un omicidio e la polizia stava indagando sull'accaduto. Ci interrogava, ma non riuscivo a far uscire le parole dalla bocca. Gridavo ma nessuno mi udiva. La voce del poliziotto si faceva via via più flebile, fino a scomparire. Le immagini iniziarono ad essere sempre più sfuocate. Ero intontita. Mi voltai di scatto e vidi la Signora Oscura con la falce e gli occhi di ghiaccio portarsi via un'Anima in preda al delirio. La scena m'impietrì. Mi ripetevo incessantemente che era solo un sogno, ma qualcosa di estremamente forte m'intimava il torto. In un angolo del giardino giaceva una donna coperta in parte da un telo bianco macchiato di sangue. Mi avvicinai e spostai con delicatezza il lenzuolo. Fu uno spettacolo vomitevole e raccapricciante. La donna era stata fatta a pezzi in modo brutale. Era quasi irriconoscibile. Le sue membra e le budella erano sparse qua e là. Il suo corpo era stato denudato e probabilmente profanato. Nel macabro spettacolo attirò la mia attenzione un ciondolo come quello di nonna. Stavo per avvicinarmi nell'intento di osservarlo meglio quando improvvisamente notai qualcosa di lugubre. In mezzo alle varie membra stava la testa dell'anziana donna con gli occhi ancora sbarrati dal terrore. Ad un certo punto, quel cranio inanime, mi guardò.

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