Capitolo 2

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È incredibile che lo trovo dappertutto, come ha fatto in così poco tempo ad arrivare qui? Poco fa era proprio nell'aula magna, dove eravamo noi. La cosa più buffa è che effettivamente non ho fatto caso che alla fine della conferenza è scomparso in un lampo.

Mi avvicino e noto che sta disegnando qualcosa.

Non appena si accorge della mia presenza, chiude bruscamente il suo blocco da disegno. A questo gesto mi stranisco.

"Perché l'hai chiuso?" domando sorpresa. Sarebbe bello mi rivolgesse parola, ormai vista la situazione non posso scappare.

Mi guarda senza dire niente. Scruta il mio corpo, impassibile. Poi, quasi come se non esistessi, si volta dall'altra parte mangiucchiando la matita. È proprio un gran maleducato, ma noto le sue labbra carnose.

Decido che forse non è il caso di attirare nuovamente la sua attenzione. Chiudo per un momento gli occhi e  mi siedo al suo fianco. Sento che facendo così gli faccio un dispetto, e non so perché ma mi compiaccio per questo. Mi guarda innervosito, come se volesse che io me ne andassi, ma faccio finta di nulla e continuo a star lì. La mia voce interiore si congratula con me per questo gesto; se lo merita. Prendo carta e matita ed inizio a scarabocchiare sovrappensiero, ma sento i suoi occhi puntati addosso. Vorrei dirgli di smetterla di fissarmi, di continuare a fare quello che stava facendo prima che arrivassi, ma decido di ignorarlo.

Saranno passati più di dieci minuti e sono sicura che mi abbia fissata tutto il tempo. Finisco il disegno e mi accorgo di aver disegnato due occhi. Li ho colorati dello stesso colore del ghiaccio. Rifletto un istante e mi accorgo, con imbarazzo, di aver disegnato gli occhi del mio vicino di banco. Chiudo velocemente il blocco e mi insulto mentalmente.

"Perché lo hai chiuso?" mi domanda con tono quasi divertito. E' la prima volta che sento la sua voce, è profonda, proprio come la immaginavo. Subito dopo le sue labbra si trasformano in una smorfia. Mi sta facendo parecchio innervosire.

"Allora hai la lingua" affermo. Ritiro tutto nella mia borsa e la metto in spalla. Lo guardo un'ultima volta prima di girare i tacchi e andarmene dall'aula, lasciandolo nella solitudine in cui l'ho trovato.

Ho impressi nella testa i suoi occhi così azzurri. Ripensandoci non ho fatto in tempo a vedere cosa stesse disegnando. Mi assale una certa curiosità, ma cerco immediatamente di non pensarci. In fondo molto probabilmente non parlerò più con lui.

Mi dirigo verso la mia stanza e proprio prima di entrare la voce di Jayce mi distrae da quelli che erano i miei pensieri.

"Ehi piccola"

"Jayce, che sorpresa. Che ci fai qui?" Sorrido.

"Ti stavo cercando, non rispondi al telefono come al tuo solito" quasi mi rimprovera, ma con tono dolce.

"Hai ragione, scusa, ma tolgo sempre la suoneria quando ho lezione" ammetto.

"Non importa piccola, ora che devi fare?" Chiede.

"Dovrei studiare, perché?"

"Stavo pensando di fare qualcosa, infondo abbiamo avuto una sola lezione non c'è molto da studiare". Ci penso per qualche secondo. Si, ha ragione. Non ho molto da studiare nonostante le due lezioni che ho avuto. Arte deve ancora parlarci del progetto.

Siamo ad un bar da quasi un'ora e gli argomenti iniziano a scarseggiare. Jayce è sempre così gentile con me. Adoro il modo in cui mi guarda, mi fa sentire bene. Anche se stiamo insieme da solo un mese, sento che con lui può durare a lungo, non che io abbia avuto molti ragazzi. Ancora ringrazio Sophie e Janette per avermelo fatto conoscere a quella festa di fine semestre.

Cuore ghiacciato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora