Parole Sbagliate

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Parole Sbagliate: si intitolava così il libro che avevo tra le mani, leggero quanto una piuma, la copertina nera come la pece. Lo sfogliai con fare distratto, cercando di non essere scoperta dalla mia collega più anziana, la signora Rossi.

   Era solita farmi la predica, con la sua voce stridula: "Siamo qui per venderli, i libri, mica per sfogliarli davanti a possibili clienti!" Non avrei potuto definirla una cattiva persona, ma lagentilezza e la simpatia non erano proprio il suo forte.

   Mi soffermai sull'unica frase di senso compiuto al suo interno:

   Parole sbagliate. Se ti venisse data la possibilità di riscrivere un'opera utilizzando quindi vocaboli più corretti o di sostituire le parole sbagliate che hai rivolto a qualcuno con quelle corrette, tu accetteresti?

   Sembrava che il libro si rivolgesse proprio a me, come una sorta di sfida.

   Per il resto, era spoglio, come un albero senza foglie in una gelida giornata invernale; solo l'ultima pagina, proprio come la prima, era stata riempita e conteneva una serie di lettere e numeri senza un'apparente logica:

S - A - C - E - B - O

3 - 1 - 5 - 9 - 2 - 8 - 7

O - N - T - M - U - C

S - U - V - R - L - A

0 - 5 - 9 - 8 - 4 - 2

A - S - T - I - B - H

1 - 2 - 7 - 6 - 0 - 5

I - P - T - A - E - F

T - H - I - U - V - A

T - L - M - E - N - O

   Un messaggio in codice.


Fu proprio nell'istante in cui lessi l'ultima lettera che la signora Rossi mi colse alle spalle, come un falco che, dopo aver avvistato la sua preda, si fionda su di essa a strapparle via la carne. Con un movimento assai rapido mi liberai dalla sua presa, salvandomi la vita. O più semplicemente richiusi Parole Sbagliate, mi voltai e le sorrisi: "Stavo per rimettere questo al suo posto", indicando lo spazio vuoto dell'ultimo scaffale in basso.

   Il suo sguardo passò dal libro a me, per poi tornare di nuovo al libro, e infine mi lanciò un'occhiataccia:

"Fammi controllare." Se lo rigirò tra le mani. "Dove l'hai preso? Non è un articolo che vendiamo. Potrebbe appartenere a qualche cliente, quindi mettilo tra gli oggetti smarriti."

   "Non siamo noi a vendere i libri ai nostri clienti?" le chiesi sarcastica, riprendendo una sua celeberrima frase.

   Mi guardò truce; prima di andarsene, però, sussurrò "Ellis" al posto di Alice, come se volesse ferirmi. Osservai la donna dirigersi verso le scale che l'avrebbero portata al piano superiore. Non ero riuscita a dire una sola parola.

   Ellis, derivante dalla pronuncia inglese del mio nome, mi sembrava carino come pseudonimo, qualora fossi diventata una scrittrice; però, quando ne avevo parlato con alcuni miei colleghi, uno di loro, un ragazzo mio coetaneo, mi aveva schernita dicendo: "Questo mondo, mia cara, non è poi così incantato e pieno di meraviglie." Alludeva a un famoso libro e alla mia ingenuità.


Entrò un cliente, un ragazzo alto. I lunghi capelli biondi coprivano una parte del logo illeggibile di non-so-quale-band stampato sulla sua T-shirt nera. Se anche fossi riuscita a decifrare quell'accozzaglia di geroglifici, sarebbe stato comunque inutile: la mia conoscenza musicale si limitava ai gruppi più famosi, sentiti alla radio o in televisione, cosa che non si poteva certo dire per quanto concerne la letteratura. Avevo letto almeno un migliaio di libri nella mia vita e non avrei mai smesso di farlo.

    Infilò la mano nella tasca dei jeans e tirò fuori un foglietto, lo lesse in fretta e lo rimise via, quindi si diresse al bancone.

   "Posso esserti d'aiuto?" chiesi, sfoderando un sorriso di cortesia.

   "Cerco un libro da regalare alla mia ragazza per il suo compleanno. Potresti consigliarmi qualcosa?"

   Si guardava intorno, visibilmente a disagio. Che tipo strano!

   "Dipende molto dai suoi gusti: cosa le piace leggere?" Senza però aspettare la sua risposta lo accompagnai al reparto "fantasy", il mio preferito.

   Gli spiegai le potenzialità di un libro appena uscito, con protagonista un angelo caduto, condannato a vivere nel nostro mondo un amore impossibile e bla-bla-bla. Sembravo un fiume in piena, e quel ragazzo non aveva ascoltato una sola parola. Piuttosto, mostrava interesse verso qualcos'altro: il reparto dei libri a metà prezzo, dove prima avevo trovato Parole Sbagliate.

   Si avviò con una decisione insospettabile, al contrario di quando era entrato, quasi come se fosse un cantante professionista su un palco prestigioso; dopo un tempo che a me parve un secolo – erano in realtà passati solo un paio di minuti – ricomparve.

   "No, niente. Ho sentito una strana energia provenire da laggiù: pensavo di trovare qualcosa di interessante, ma mi sbagliavo. Prendo il libro con l'angelo. Come hai detto che si chiama?"

   Pagò in fretta e furia e se ne andò, portando via con sé quei bellissimi capelli e una borsa custodia per chitarra sulle spalle. Non l'avevo notata prima!



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