2 L'autista

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La vacanza-studio a Parigi oggi prevede, per mia fortuna, una visita al Museo del Louvre. Così, grazie all'arte, potrò distrarmi dai mille pensieri che mi vorticano in testa.
Ci ho impiegato un po' questa mattina a riprendermi dalla strana serata con i miei compagni e Yassen Gregorovich, temo che l'alcol mi abbia fatto un brutto effetto. Credere di essere al sicuro tra le braccia del sicario, è un'idea priva di senso, eppure c'è stato qualcosa di nuovo e inaspettato tra noi durante la notte. In più ci si mette quello strano sogno delle sue labbra gentili e premurose sulle mie. Non sono neanche sicuro che fosse un sogno, ma non voglio affrontare la realtà e chiedermi se davvero ho dato il mio tacito permesso a Yassen di baciarmi.
Lui non è neanche il mio tipo, o credo non lo sia, non è che io abbia avuto molto tempo per capire le mie tendenze sessuali negli ultimi tempi. Certo, oltre a Sabina, ho guardato altre ragazze e di tanto in tanto dei ragazzi, anzi uomini, soprattutto militari. Non so se definire questi miei gusti una vera tendenza o più una curiosità di sapere come ci si sente tra le braccia forti di qualcuno, per una volta tanto, al sicuro da tutto e senza dover fingere di essere sempre forte.
È bello abbracciare una ragazza, ma ciò non ti offre quella sicurezza legata alla forza fisica che ti dà un uomo. Con Yassen è stato piuttosto facile lasciarsi andare, forse a causa dell'alcol -sicuramente a causa dell'alcol- e sono curioso di capire se ciò vale anche con altri uomini. Non è che io abbia intenzione di rimorchiare maschi, ma sono lontano da casa e intendo approfittare di questa vacanza per capire qualcosa di me stesso.
Intanto, meglio pensare alla colazione. Faccio strada verso la sala ristorante ai miei due compagni di stanza in stato catatonico a causa del post sbornia. Sono di poche parole per mia fortuna, non vorrei per niente parlare della nottata con Yassen.
Decido di godermi la colazione al tavolo con loro e lo stesso gruppo della sera prima. Sembrano tutti stanchi, anche Sabina, infatti passa qualche minuto prima che mi chieda di Yassen.
"Alex, dov'è lui? Cosa ti ha fatto?" sussurra.
"Niente! Non ha fatto niente, cosa vai a pensare?" rispondo a bassa voce.
"Scusa, ma ieri sera non sapevo più se steste fingendo o facendo sul serio ad un certo punto. Sembravate quasi intimi."
"No. Stavamo solo fingendo."
Lei sembra incerta.
"Ok. E dove è finito?"
"È andato via, mentre dormivo. Credo che non lo rivedremo per un bel po'."
Erica sembra essersi riprese più degli altri: "Alex, ma Yassen?"
"Andava di fretta questa mattina. Vi saluta." rispondo tranquillamente.
"Ieri notte eravate così teneri.", mi fa Sebastian malizioso.
Erica rincara la dose: "Vero, non ho mai visto una coppia così dolce. Allora, raccontaci?" chiede, ma io non capisco.
Ho l'aria confusa e Erica va diretta al punto: "La vostra prima volta! Come è stata? Lui è passionale come sembra?"
"Cosa?! No! Cioè, non vi riguarda."
"Che noioso Alex. Guarda che non c'è nulla di male se ci racconti cosa hai provato. Magari ti diamo qualche buon consiglio per la prossima volta. Ora che avete iniziato è difficile smettere. Ci sono giochini per rendere sempre vivo il rapporto."
"Non voglio parlarne. Sono cose personali." metto in chiaro sotto shock.
Un paio di ragazzi ringraziano il cielo di non dover sentire il resoconto, mentre bevono il latte.
Per fortuna la professoressa di francese involontariamente mi salva, invitando tutti a sbrigarsi per salire sull'autobus e raggiungere la nostra meta.
Tiro un sospiro di sollievo e decido di evitare il gruppo per il resto della giornata. Già ho problemi a capire la mia sessualità, se poi ci si mettono gli altri a farmi il corso di educazione sessuale, la cosa non aiuta per niente.
Ci avviamo tutti verso l'autobus fermo davanti l'albergo, io e Sabina decidiamo di salire per ultimi in modo da prendere dei posti lontani dal gruppo della sera prima. Sicuramente finiremo nei primi sedili dietro i due professori.
La professoressa ci conta, mentre saliamo. Teme di perderci. Ogni tanto notiamo la fila bloccarsi soprattutto quando sale il gruppetto dei nostri amici scatenati. Sento persino Jason urlare: "Wow! Oggi ci divertiamo!"
Non capisco da dove venga tanto entusiasmo. Sull'autobus deve esserci qualcosa di così interessante da fare la sua felicità.
Sale anche Erica e urla meno, ma riesco ugualmente a sentirla perché sono più vicino: "Tu sei il mio nuovo mito! È così romantico."
Sabina sale prima di me, dubbiosa e quando arriva in cima hai gradini si volta sconcertata.
Salgo e scopro il perché appena lei si sposta.
"Yassen!"
"Shhhh... O ci scoprono."
"Che... Che ci fai qui?"
"Credevo fossi un buon osservatore, mi sbagliavo. Sono l'autista."
Si aggiusta la giacca da autista come se fosse tutto logico.
"Ma tu non sei..."
"Signor Rider, vada a sedersi." mi fa la professoressa alle mie spalle.
"Dimmi che almeno sai guidare questo coso?" chiedo furente.
Credevo di essermi sbarazzato di lui, invece...
"Certo. Guido molto bene." fa con il suo solito sorrisino.
Raggiungo il mio posto tre sedili dietro sulla destra accanto a Sabina.
"Cosa ci fa qui? E da quand'è che guida autobus?"
"Non lo so." sospiro: "Ma lo scoprirò."
La professoressa presenta il nuovo autista come il sostituto del precedente e io mi chiedo se il precedente autista sia ancora vivo. I ragazzi del gruppo lo incitano come se fosse il loro eroe e mi domando cosa penserebbero se sapessero del suo talento come assassino a pagamento.
Durante i primi minuti di viaggio ci scambiamo qualche sguardo nello specchietto. Lui è divertito, io un po' meno, ma almeno capisco che sa guidare bene.
La professoressa, sembra aver deciso di ucciderci di noia, con un cd in francese che elenca le opere e gli artisti più celebri.
Qualche lamento arriva dal fondo dell'autobus e Yassen sembra assecondare quelle lamentele, infatti appena la professoressa cerca di ammonire tutti, lui manomette lo stereo.
Mi sfugge un sorriso divertito e lui lo nota, costringendomi a sprofondare nel sedile e nascondere gli occhi sotto la visiera del berretto per non dargli soddisfazione di avermi rallegrato. Sono furioso per la sua costante presenza, ma almeno adesso posso essere furioso senza il sottofondo in francese.
Ogni tanto, alzo la testa e spio Yassen nello specchietto al di sopra del conducente e ogni volta vengo scoperto da lui e torno a nascondermi. Possibile che stia sempre a guardare in quello specchietto?!
Il bus si ferma in un parcheggio. Solo in quel momento mi rendo conto che Yassen deve aver memorizzato il programma della giornata e conosca l'itinerario.
La nostra insegnante annuncia nel microfono stridente: "Ora si scende ragazzi. Mi raccomando, non voglio sentire confusione nel museo e soprattutto non voglio che svaniate nel nulla."
Chiaramente, nessuno dei presenti farà ciò che la professoressa ha detto. Io per primo. Ho un interrogatorio da condurre, appena saremo soli lui ed io.
Se devo fingere, allora tanto vale farlo bene. "Jason, mi aiuti." chiedo, mentre lui mi passa davanti.
"Cosa ti serve Rider?" mi domanda con il sorriso di chi ha capito tutto.
"Voglio restare un po' solo con Yassen."
"Tranquillo, ci penso io alle mummie." riferendosi ai due insegnanti.
Lo vedo avviarsi all'uscita e appena può, intrattenere la professoressa di francese che è rimasta in coda in attesa di tutto il gruppo. Anche se sembra uno stronzo, Jason è sveglio e sa come attirare l'attenzione di un insegnante su una vasta serie di argomenti interessanti.
Sabina, passa davanti a me e scende per ultima, fissandomi come se mi stesse abbandonando in mezzo al mare con uno squalo che mi gira in tondo. Per un attimo vedo gli occhi di Yassen fissarla, mentre scende, e sembra volerla trapassare da una parte all'altra con un proiettile.
Ora siamo soli e lui non perde tempo a chiudere le porte praticamente in faccia a Sabina che vedo avviarsi con Erica, con l'aria di chi ha commesso un errore a lasciarmi qui.
"Allora."
Attira la mia attenzione, appoggiandosi al primo sedile nel corridoio e bloccando una via d'uscita.
"Cosa ci fai qui?" domando infastidito.
"Lavoro." risponde, come se fosse ovvio.
"Che tipo di lavoro?"
Fa un cenno vago con le spalle, volgendo il viso da un'altra parte e tornando lentamente a fissarmi con i suoi occhi chiari. Non mi risponde e non mi piace.
La domanda sorge spontanea: "Sono io il tuo lavoro?"
Mi fissa leggermente serio, ma poi sorride.
No, non mi piace questa situazione. Lui sa troppe cose di me e di questo viaggio e io non so nulla di lui e delle sue intenzioni.
"Sei stato pagato per uccidermi?"
Yassen inclina la testa, quasi divertito.
"Sì, Alex."
Mi si gela il sangue nelle vene.
Se Yassen è stato pagato per togliermi di mezzo, nessuno sulla faccia della terra riuscirà a fermarlo. Tanto meno io disarmato.
Lo osservo, pronto ad una sua mossa, ma lui non fa nulla se non guardarmi curioso.
Passano istanti che sembrano infiniti. Sento il sudore freddo colarmi sulla schiena e mandarmi dei brividi lungo la spina dorsale.
Il silenzio viene rotto da lui.
"Hai paura, Cucciolo?"
Non rispondo. Come potrei rispondere ad una domanda come questa, sapendo che è lui a mettermi in questo stato d'animo.
"Non sapevo che fossi tu il mio secondo bersaglio. Non ieri sera."
Come se ciò lo giustificasse.
"Chi?"
È l'unica domanda che riesco a fare adesso. Se devo morire, almeno voglio sapere chi pagherà quest'uomo per uccidermi.
"Tutto a suo tempo." mi risponde.
Spalanco gli occhi per la sorpresa. Credevo che sarei morto qui ed ora, ma così non è, o non sembra esserlo.
"Perché non ora?" domando, infastidito.
"Hai tanta fretta di morire, Alex?" chiede di rimando.
"No!"
Sono offeso e arrabbiato: "Voglio solo sapere cosa vuoi fare e perché non lo fai, ora che nessuno ci vede. Non voglio che tu metta in pericolo i ragazzi, almeno questo me lo devi!"
"Non farò nulla hai tuoi amici e ho progetti interessanti per te. Ucciderti ora non mi è di nessuna utilità." spiega.
Non voglio immaginare i suoi progetti su di me. L'idea che possa decidere di torturarmi prima di uccidermi, mi spaventa alquanto. Non nascondo molti segreti, visto che nessuno mi dice niente all'MI6, ma Yassen non può saperlo e neanche i suoi mandanti.
"E quando?"
"Oh... Alex, non è mai una bella cosa sapere il momento esatto della propria morte."
"Perché potrei decidere di fuggire o lottare."
"Cucciolo, nessuno è mai riuscito a sfuggirmi e non sarai tu il primo. E di certo in una lotta non vinceresti contro di me." sussurra, mentre si avvicina con un ghigno inquietante.
Non so davvero se riuscirei a vincere contro di lui, visto che non ci siamo mai affrontati prima d'ora. Però, non ho intenzione di cedere alle sue minacce e giochetti psicologici. Se vuole uccidermi, venderò cara la mia pelle.
Prima che sia troppo vicino, con le mani mi appoggio e faccio forza sui sedili ai lati e cerco di colpirlo con i piedi giunti allo sterno.
Lui è immobile, tranquillo e controllato. Prima che me ne accorga il mio colpo va a vuoto e io mi trovo rigirato per le caviglie e di faccia sulla moquette dell'autobus.
"Alex, così non va bene." fa con uno sbuffo.
Cerco di rialzarmi, ma troppo tardi. Il corpo di Yassen mi preme a terra e io non riesco neanche a girarmi o semplicemente a muovermi.
È su di me.
Questo pensiero mi terrorizza.
Dalla sua posizione di superiorità, sono certo che conosca almeno dieci modi per uccidermi, senza neanche sporcarsi.
"Lasciami!" gli ordino.
"Mai." mi risponde lui.
Non capisco cosa voglia dire.
"Tranquillo, non ti ucciderò. Non ora."
Una sensazione di terrore mi percorre il corpo, ma ora so che la mia fine è rimandata solo.
"Allora, perché non ti togli di dosso."
"Il tuo corpo è piuttosto comodo."
"Eh!" esclamo sconvolto.
Cosa intende? Cosa vuole farmi?
Mi torna in mente il sogno che ho fatto tra le sue braccia durante la notte o almeno spero che fosse solo un sogno.
Una scossa inaspettata giunge alle mie parti basse, quando lo sento muoversi su di me.
Si avvicina con le labbra al mio orecchio e sussurra: "Fidati di me, Alex."
Un'altra scossa mi scuote nelle viscere e mi sento piuttosto accaldato.
Lui si solleva e si mette in piedi.
Mi vergogno, quasi, a voltarmi, certo di essere rosso in viso, ma lo faccio. Lo fisso arrabbiato perché mi sta mettendo in una situazione assurda che mi fa sentire stupido e distratto, per non dire eccitato.
Mi porge la mano, ma io decido di ignorarla e mi tiro su da solo.
"Allora. Cosa pensi di fare adesso? I tuoi compagni sono già entrati al museo."
"Ti terrò d'occhio!"
"Beh, dovrai farlo da vicino e io ho voglia di entrare al museo, dopo una bella colazione. Parcheggio questo e vado. Vieni anche tu?"
"Io..."
Cosa? Al museo con Yassen?
Sto sognando?
"Se non vuoi, puoi restare qui dentro."
"No. Io vado dove vai tu."
Devo scoprire i suoi piani, nonostante io sia nella lista delle vittime.
"Ne ero certo."
Sorride, lui.

Alex Rider: Vacanze ParigineWhere stories live. Discover now