capitolo 1: sospetti

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Era ormai notte inoltrata, la luna brillava alta nel cielo tanto da sovrastare le sue compagne stelle.

La rossa aveva appena terminato di preparare il pranzo per il giorno seguente, quando alla radio sentì una notizia che la lasciò a bocca aperta: una bambina era stata rapita e ritrovata il giorno dopo uccisa e appesa ad un albero, alcuni testimoni dissero di aver visto un uomo alto tanto quanto un albero e un ragazzo con una felpa bianca e i capelli corvini.

La ragazza era confusa, non sapeva se credere a questa storia, le pareva così bizzarra e insensata ma in quanto giornalista non poteva lasciarsi sfuggire un articolo da prima Pagina. 

Sascia lavora come giornalista freelance in giro per l'Europa, ed era un volto noto nel panorama giornalistico, molti redattori di giornali facevano a gara per aggiudicarsi gli scoop della ragazza. 

Lasciata da parte la notizia, con gli occhi che si chiudevano per la stanchezza e la testa pesante andò a dormire e si ripromise di fare indagini il giorno seguente. 

Poco dopo essersi addormentata un incubo prese a tormentarla, soffriva di incubi da dieci lunghi anni, come se fossero ormai parte di lei. 

- denti aguzzi, coltelli sguainati, la sete di vendetta nei loro cuori non si è placata, la morte sarà solo una cura, un risveglio da ciò per cui fuggivi e nessuno sarà più in grado si aiutarti

sentiva quella voce roca e profonda nella testa, continuava a tormentarla, sudava, aveva timore di ciò che la sua mente generava di notte; si alzò di colpo con il fiatone finendo per cadere dal letto, la voce sembrava così reale, fin troppo reale.

Uscì di casa velocemente con il sole che ormai splendeva alto nel cielo e, probabilmente, temeva ciò che si celava dietro quell'incubo si sarebbe rivelato presto.

Non amava stare all'aria aperta, soprattutto con il sole, seccava la sua pelle a vista d'occhio, quasi come un serpente durante la muta; Il tempo passava lento ed lei bazzicava per le vie della piazza a parlare con le persone della cittadina, era sempre molto amichevole con tutti, vedeva sempre gente nuova nonostante non fosse una città molto conosciuta.

Verso le nove di sera si rese conto di non aver ancora comprato il pranzo per il giorno successivo così corse di fretta verso un negozio aperto 24 ore su 24.

Lungo la strada passò davanti ad un bosco e notò di sfuggita un albero muoversi, confusa e incredula per un istante, si fece poi  prendere dall'emozione del giornalista e andò a controllare, e ciò che vide la lasciò atterrita e senza parole. 

Era lì, davanti alla ragazza, alto tanto quanto un albero, la sua pelle bianca e scarna, anzi, quella cosa non si poteva considerare pelle, aveva tre buchi al posto delle cavità degli occhi e del naso, ricoperte anch'esse da quella pelle bianchissima e sottilissima, non aveva una bocca, dalla schiena uscivano dei tentacoli scuri, le sue mani bianche possedevano lunghi artigli affilati come rasoi e indossava uno smoking nero con una cravatta rossa.

Sascia rimase pietrificata ed immobile ad osservarlo, sudava e ansimava paurosamente, l'adrenalina era a mille ma sapeva che sarebbe stato meglio per lei tenere il sangue freddo e la mente lucida, non sapeva ancora cosa aveva davanti. 

Il volto della creatura si avvicinava sempre di più a quello della ragazza che d'istinto chiuse gli occhi e si portò le mani davanti alla faccia; una luce accecante la assalì e quando riaprì gli occhi, il suo braccio pulsava e lui era sparito, si guardò intorno mentre il suo respiro tornava piano piano normale. 

Si alzò e senza rendersene conto iniziò a correre verso la fermata dell'autobus, arrivata senza fiato e ancora spaventa, vide alcuni ragazzi che tornavano a casa; uno di questi ragazzi si avvicinò e le disse eccitato:
~Wow, si è tatuata un proxy, anche io vorrei fare quel tatuaggio!
~un cosa?
Chiese ancora abbastanza scossa dalla situazione di prima e incuriosita dalla parola che aveva pronunciato. Proxy.
~Un proxy, si, ma davvero non sai cos'è?
~no, me lo puoi spiegare?  
Disse comunque confusa.
~ok, allora, il proxy è il simbolo con cui lo slenderman parla alle sue vittime e le usa come burattini, ma se hai detto che quello non è un tatuaggio....
Nei suoi c'era un barlume di emozione.
~e credi sia quel simbolo?
Chiese la rossa fissando il suo avambraccio intimorita.
~si, io sono appassionato di queste cose, le conosco bene!
~e-e mi protresti raccontare la sua storia?
~certamente - disse gesticolando - tanto tempo fa si aggirava questo mostro; dalle fonti del deepweb si dice che sia un esperimento di laboratorio andato storto, ma sono solo voci, alto quanto un albero eccetera, se ne andava in giro per i boschi ad aspettare le bambine che cercavano fiori o che giocavano, le rapiva, le portava nel suo palazzo, giocava con loro e le mandava ad uccidere, e poi le uccideva e tutte quelle bambine erano marchiate dal proxy.
~o mamma che storia orribile- pensava la ragazza -  e poi, poi c'era l'altro, il killer, di lui cosa mi sai dire?
~se per killer intendi jeff, è un noto serial killer che ha iniziato ad uccidere a 14 anni uccidendo i suoi compagni, la sua vicina e ferendo a morte suo fratello, ci fu uno scontro e finì con la faccia di lacerata, le palpebre erano state incendiate e la sua pelle era bianca come il latte, diventó pazzo, tagliandosi l'estremità delle labbra per creare un sorriso permanente... ma hai incontrato anche jeff?
~no, però ho sentito alla radio che avevano ucciso una bambina
~oh... è arrivato l'autobus, devo andare, mi ha fatto piacere parlare con te, ciao
Rispose lui di fretta allontanandosi
~ciao
Lui salì sull'autobus ed la ragazza tornò nei suoi pensieri.

Non È Tutto Horror Ciò Che Spaventa ¦ Jeff The Killer ¦Where stories live. Discover now