Parte Seconda

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Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi
un rapido sospiro.
(G.. Ungaretti)


Seconda Parte
Candide Scelte Scarlatte

Come su un palcoscenico, pronto per il suo monologo, illuminato dalla Luna che gli rifulgeva addosso come un occhio di bue, il lupo bianco era tornato in città.
Aveva perfino il suo pubblico, ora. Non mancava più nulla, ed era pronto. Pronto per entrare in scena.
Gli bastò inchiodare con lo sguardo quello dei due giovani lupi davanti a lui, per intuire ogni loro piccolo desiderio, sogno inespresso.
Louis si sentì inaspettatamente messo a nudo dinnanzi a quello sguardo, due iridi grigie, quasi bianche, che sembravano risucchiare in esse tutto il mondo circostante. Quelle pupille, piccole e sperdute nel vuoto stinto, a lui parvero essere due buchi neri messi lì apposta per inghiottirgli l'anima. Nonostante ciò tenne il capo alto, fiero, affatto disposto a mostrarsi intimorito dalla presenza altrettanto imponente di quel lupo bianco, mentre Harry, accanto a lui, sembrava essere preda di una ferina guerra interiore.
Quando lo scrutò con la coda dell'occhio, vide in lui la stessa paura che aveva percepito durante il loro primo incontro, e oltre a quella, vi era anche qualcos'altro, un'emozione che non riuscì immediatamente a interpretare ma che, tuttavia, seppe provocargli non poca rabbia. Probabilmente fu perché troppo concentrato a percepire le sensazioni del lupo accanto a sé, se non si accorse che il nuovo arrivato era appena balzato giù, fronteggiandoli alla stessa altezza. Harry guaì e non lo fece solo per lo spavento, ci fu una nota discordante in quel suono che Louis, ancora una volta, non seppe catturare. In risposta, però, si frappose tra il lupo bianco e Harry, ringhiando con le fauci scoperte e accrescendo, inconsapevolmente, il terrore nel lupo ora dietro di lui.
Il lupo dal mantello diafano non rispose alla sua provocazione, non abbaiò neppure e restò semplicemente a fissarlo come se gli stesse leggendo la mente con abile maestria. Il bagliore lunare lo faceva apparire come una visione mistica.

Non voglio farvi del male, comunicò con i suoi occhi cerei. Sono solo di passaggio e ciò che mi ha condotto in questa foresta, stanotte, è stato l'odore di necessità che ho percepito nell'aria, come una tacita richiesta di aiuto.
Louis sbarrò gli occhi, incredulo a ciò che aveva appena appreso ma continuò lo stesso a ringhiare, non ci pensò neppure a smettere di schermare col proprio corpo quello ancora tremante di Harry.
Il lupo non si lasciò intimorire dal suo modo di fare e con gli occhi continuò a riferire ciò per cui quella notte, a quanto sembrava, era apparso.
Sono una creatura la cui natura permette di percepire negli altri soltanto i veri bisogni, quei desideri concepiti dall'anima stessa.
Louis sbuffò, diffidente, perché c'era qualcosa che non tornava in quelle parole e il suo essere scettico non c'entrava granché, in quella circostanza; si trattava del modo in cui quel lupo era comparso, come una sorta di apparizione eterea scesa dal cielo per esaudire, che cosa poi, i loro desideri? Fu proprio questo che Louis gli ringhiò contro, facendosi, se possibile, ancora più feroce e protettivo nei riguardi di Harry. Piegò la testa in avanti e la schiena assunse la linea curva adatta per darsi lo slancio a balzare in avanti. Il lupo bianco, stupendolo ancora una volta, piegò la testa ma non lo fece in una dimostrazione intimidatoria, tutt'altro. Parve accennare ad un inchino, come se volesse addirittura scusarsi per essere inciampato nel loro cammino, e alzando lo sguardo ritornò a comunicare con loro in quel modo che solo i licantropi possedevano, a differenza dei comuni lupi.
Se solo non fossi così miscredente, potrei offrirti un modo per conquistare la vita che tanto agogni.
A quella rivelazione, il cuore nel torace di Louis sembrò smettere per pochi attimi di funzionare. Fu doloroso, quanto il peso di quella verità che un perfetto sconosciuto era stato capace di tirargli addosso. In quel momento, come se la situazione non fosse abbastanza surreale di per sé, Harry decise di venire allo scoperto. Come spronato da ciò che era stato appena riferito dal lupo misterioso a Louis, abbandonò il rifugio del suo corpo per avanzare con passo incerto verso l'ignoto. L'enorme lupo bianco gli si fece appena più vicino per indirizzargli un'intensa occhiata che lo fece guaire di nuovo, piegare persino il capo in un chiaro segno di sottomissione che fece ribollire il sangue nelle vene di Louis. Quest'ultimo osservò la scena e lasciò che lo stupore, ben intrecciato ad una dose generosa di irritazione, prendesse il sopravvento in lui e, tuttavia, forse ancora sopraffatto da ciò che aveva appreso, decise anche di non intromettersi, seppur rimanendo sempre vigile.
Anche la tua necessità è profonda, le sue radici sono piantate nelle viscere della tua anima ed è per questo che sei stato tu, il primo a trovarmi.
Harry indietreggiò di una zampata, impaurito dal modo in cui quel lupo sapesse leggere tanto bene entrambi. E mentre l'altro avanzava piano, verso di lui, Harry guaì di nuovo, ancora, e non fu solo timore, il suo. Quando Louis fece per scattare in avanti e agire - poiché quella situazione lo rendeva fin troppo nervoso - fu inchiodato sul posto da uno sguardo lattiginoso mentre lo stesso proprietario di quegli occhi, con tranquillità, si apprestava a terminare ciò che aveva iniziato a riferire.
Potrei svelarti qualcosa in grado di ridarti indietro la tua vecchia vita, guardò entrambi lasciando bazzicare lentamente lo sguardo dall'uno e l'altro, soppesando qualcosa che loro potevano solamente immaginare. Sta a voi decidere. Non avete nulla da perdere, solo da guadagnare.
Alzò il muso verso l'alto, puntandolo al cielo ben visibile in quel punto, e restò in contemplazione come se si fosse dimenticato della loro presenza. La Luna rifulgeva con tanta prepotenza da sembrare un sole: la sua luce a inondare con generosi fiotti il paesaggio circostante, a rendere ancora più evanescente l'immagine misteriosa di quella creatura della notte apparsa dal nulla. Una folata di vento, poi, soffiò arruffando il pelo di tutti e tre: Harry istintivamente, come infreddolito, andò a nascondere la testa nel mantello di Louis, all'altezza del collo. Il lupo bianco si voltò solo allora a guardarli, brevemente, prima di balzare sull'escrescenza da dove era apparso con un salto agile e sinuoso.
Resterò per qualche tempo da queste parti, la foresta è grande per tutti, riferì con un breve sguardo indirizzato a Louis, come se avesse intuito la sua natura di Alpha. Quest'ultimo sbuffò, infastidito e toccato nel vivo da quella specie di provocazione che fu capace si renderlo più nervoso di quanto già non fosse. Harry restò appiccicato a lui fino a quando quello non fu sparito del tutto, e quando ciò accadde, entrambi sospirarono di sollievo. A quel punto, Louis sperò solo di riuscire a dare una spiegazione razionale a ciò che era appena accaduto.
***
Questa volta il risveglio fu diverso secondo tutti i punti di vista. Non fu Harry ad aprire gli occhi per primo, né tantomeno Louis. Lo fecero insieme, come ridestati da un incubo che avevano condiviso; sgranarono gli occhi e si trovarono col respiro ansante. L'uno si incastrò come aggrappandosi disperatamente nelle iridi dell'altro, e solo in quel modo, assieme, arrestarono la corsa che i loro battiti cardiaci avevano iniziato, sotto il flusso di pensieri che erano ritornati ad insinuarsi in loro, dopo essere stati per un momento allontanati nelle ore di inerzia.
L'ennesima differenza fu la distanza che li divideva. Nessun arto, nemmeno per sbaglio, andava a sfiorarsi.
Harry non si era risvegliato nella gabbia protettiva che Louis creava col proprio addome e le braccia, e le gambe di entrambi, senza alcun motivo, non si erano incontrate a metà strada, incastrandosi perfettamente fra loro.
Avevano dormito l'uno accanto all'altro ma era stato diverso, come condividere uno stesso letto perché non si ha la possibilità di averne un altro. Il lupo bianco si era insinuato tra loro due e, apparentemente, anche quando se ne era andato, aveva lasciato un'impronta invisibile che non concedeva a nessuno dei due di raggiungere l'altro.
Si misero a sedere, fronteggiandosi. Piano, studiandosi. Erano in collera l'uno con l'altro? C'era del disagio e una nota di preoccupazione a imperlare gli animi di entrambi. Perché quella notte, poi, non avevano fatto nemmeno l'amore. E come se non bastasse, come se gli animi ferini dentro di loro fossero stravolti e afflitti, forse offesi, per ciò che era successo, non li sentivano nemmeno gridare con quella foga che li trascinava obbligatoriamente l'uno verso l'altro.
Cosa era successo? Un lupo bianco non solo sembrava essere sbucato con tutte le risposte, ma era riuscito perfino nell'impossibile: acquietare i loro sensi e dare forza solo alla parte di loro che ora non poteva far altro che pensare, ponderare, riflettere e decidere.
Dovevano fare una scelta, che d'istintivo non aveva nulla.
C'erano state diverse ore, mentre la Luna piano, piano lasciava posto al suo eterno complementare, per elucubrare su quell'incontro, ma razionalmente, da umani, sarebbe stato come ricominciare da capo. Tutto un altro discorso.
Harry guardò Louis mostrandogli un sorriso sincero. Era dispiaciuto per la sua fuga istintiva, ma poteva rincuorarsi del fatto che, almeno, il pericolo che avevano annusato era risultato essere solo un falso allarme.
Il cuore traboccò di gioia quando le parole del lupo gli risuonarono nella mente. Nonostante le nuove avventure da lupo, l'incontro con Louis e il suo cambiamento radicale in soli due mesi, Harry non poteva negare di ambire ancora a quel vecchio desiderio che lo vedeva abiurare definitivamente la sua seconda, mostruosa, vita. Anche se "mostruosa", ora, lo era solo letteralmente parlando; eppure quando il lupo bianco aveva parlato, la fiammella di speranza aveva sussultato appena riaccendendo quel desiderio assopito.
«È vero, Louis? C'è un modo per me di tornare umano?» domandò, quindi, dando la prova all'altro che, forse, se quello sconosciuto era venuto per uno scopo ben preciso, in Harry era sicuramente riuscito a insinuare un briciolo di dubbio sufficiente per ottenere il proprio fine.
Harry lo guardò speranzoso, nuovamente aspettandosi da Louis tutte le risposte ai suoi mille dilemmi. Ingenuamente, non pensava neppure a quanto fosse tutto troppo semplice. Non dava peso nemmeno a cosa il suo desiderio significasse per Louis, né tanto meno cosa il desiderio di Louis dovesse significare per lui. Voleva, in quel momento, solo sapere che non fosse una bugia.
Louis non riuscì a sostenere lo sguardo di Harry, fu più forte di lui il desiderio di sfuggire e voltare il capo dall'altra parte. Gli facevano male tutte le ossa ed era la prima dannatissima volta che si risvegliava, dopo una notte di Luna piena, in quelle misere condizioni. Fosse stato solo il fisico, aveva anche un male tremendo dentro, in una parte dell'anima che metteva in circolo tutti i pensieri, le parole, quelle che affollavano la sua bocca senza che riuscisse a trovare un modo per renderle risposte. E Harry voleva proprio quello: dissetare la sete di conoscenza riguardo a quella vita che, alla fine, non era davvero la sua.
«Il lupo non ha mentito» annuì, la mascella tesa. Raccolse le gambe al petto e restò per un attimo a fissare davanti a sé, la foresta che si lasciava trafiggere dai raggi di un sole ancora troppo debole, forse quanto lui quel giorno.
«Quando si diventa licantropi tramite un morso, l'unico modo per riprendere in mano la propria vita è uccidere il colpevole». Le parole lasciavano la bocca con estrema difficoltà e il fatto di avere la lingua impastata dal sonno agitato di quella notte, non c'entrava affatto.
Louis voltò la testa di lato, piegandola verso le braccia che teneva allacciate attorno alle ginocchia e lo guardò.
Guardò Harry come ancora non aveva fatto quel mattino, per mancanza di forza o semplicemente di coraggio. Avrebbe voluto baciare la sua carne tenera e bianca, affondare le dita in quei fianchi e perdersi nella sua bocca, smarrendo ogni cattivo pensiero. Avrebbe voluto anche solo allungare il braccio e intrecciare un dito in una di quelle ciocche ribelli, rese ancora più selvagge dalla brezza mattutina. Restò lì però, bloccato come in un fermo immagine senza la possibilità di muovere un solo muscolo. Non sapeva che cosa lo costringesse a sfuggire da Harry ma era come se l'apparizione di quel dannato lupo bianco, arrivato come un Babbo Natale con il suo sacco pieno di doni, avesse lasciato qualcosa di malsano tra di loro: una nebbia fitta che pareva cercasse di tenerli lontani, di impedire a ciascuno di guardare l'altro in maniera limpida.
«Non so cosa sappia quel tipo ma sono piuttosto sicuro voglia dirti quello che ti ho appena detto, e magari...»
La voce sfumò in un respiro pensoso. Louis si grattò una mascella, per poi chiudere stancamente gli occhi. Ciò che aveva appena pensato e che stava per riferire all'altro fu in grado di procurargli un brivido lungo la spina dorsale. Se quel licantropo era realmente a conoscenza dell'identità di colui che aveva morso Harry, lui non avrebbe desistito un solo istante dall'ammazzarlo con le sue stesse fauci. Ma se lo avesse fatto, però, avrebbe privato Harry del diritto di riprendersi la sua normalità. Un nodo gli strinse lo stomaco impedendogli di annullare quella distanza che li aveva tenuti lontani per tutta la notte e anche in quel momento, in quel risveglio così strano.
«Forse sto azzardando ma potrebbe sapere chi ti ha morso e magari dirtelo, solo che non credo affatto sia una buona idea fidarci di lui». Eccolo lì, il suo istinto protettivo a riaffiorare più forte di qualsiasi altro sentimento negativo. «La vita mi ha insegnato che nessuno dà mai niente senza pretendere qualcosa in cambio».
Harry piegò il capo verso una spalla e guardò Louis più attentamente, in ogni reazione fisica egli gli stesse mostrando senza saperlo, mentre una trottola nello stomaco lo gettava in reazioni che non si aspettava, dopo una risposta così chiara, di provare. Non era solo rincuorato della speranza di poter esaudire davvero il desiderio a cui ambiva dal giorno in cui aveva realizzato quanto la sua vita fosse diversa da qualsiasi altra persona lo circondasse. Era, di nuovo, combattuto in un conflitto che, prima di porre quella domanda a Louis, aveva pensato di indebolire, e che invece si era rafforzato. Perché guardare Louis, schivo e pensoso, quasi turbato nel dirgli quelle cose, gli sbatteva in faccia la realtà che le cose si ponevano in modo completamente diverso da come si sarebbero potute mettere se quella consapevolezza fosse giunta a lui, a loro, due mesi precedenti a quel momento. Ora c'era Louis per Harry, era lì, e lo vedeva di nuovo, come l'aveva visto sempre prima dell'incontro con quel lupo dal manto latteo. C'era Louis, e questo cambiava tutto per ciò che desiderava dalla vita.
Aveva ottenuto una risposta, la mente sapeva, ora, tutte le possibilità che aveva, e per questo l'animo si risvegliò, scrollandosi di dosso tutto ciò che lo allontanava dall'altro, e gli palesò quanto inconsapevolmente fosse cambiato.
Perché era così, Harry non voleva più semplicemente smettere di essere un licantropo. Una parte lo bramava ancora, piano, silenziosamente ma... era solo un lato della medaglia.
«Mi chiedo cosa mai potrebbe volere da me, io non ho niente da offrirgli» replicò, alzandosi, subito seguito da Louis. Fu nel vederlo davanti a sé, in piedi, completamente nudo, con i capelli nuovamente arruffati e selvaggi, come non erano stati la sera precedente, al ballo, che gli fece pensare a quanto sembrasse lontano, quel mattino, il ricordo di loro due, sulla pista da ballo, abbracciati e dondolanti sotto le note di un lento. E poi accadde, le risentì di nuovo le parole del lupo bianco e gli si intrecciò di conseguenza lo stomaco, afferrando visibilmente l'idea di ciò che invece era il desiderio che quel lupo poteva offrire a Louis. Non era stato difficile comprenderlo nemmeno la prima volta che Louis glielo aveva confessato, in uno dei loro risvegli dopo il plenilunio: "Ma se è di vita che si parla, so che per quanto mi riguarda l'unica ad avere veramente diritto di esistere è quella animale".
«Quindi è anche vero che tu potresti-» non continuò, a causa del nodo che gli si formò in gola. Louis poteva rendere la sua vita come la voleva ed essere così il lupo dalla pelliccia grigiazzurra, che per ora nasceva soltanto sotto lo sguardo della Luna piena, ed esserlo per sempre, rinunciando alla sua umanità. Poteva... e lo terrorizzò la sola idea. Poteva e ciò significava perderlo per sempre.
Si abbracciò in un istinto meccanico, stringendo le dita nella carne per impedirsi di tremare, perché la verità gli si parava di fronte assieme allo sguardo ceruleo di Louis che gli leggeva quelle parole che non aveva saputo dire ad alta voce.
Se entrambi avessero perseguito nei loro antichi voleri o se anche uno soltanto lo avesse fatto, la sola conseguenza sarebbe equivalsa a intraprendere due strade ben distinte, che non li vedeva insieme. Sarebbe significato perdersi e non incontrarsi più, nemmeno sotto lo sguardo della loro guida madre, la Luna.
Louis lo inchiodò con gli occhi e «Potrei», disse, la voce ferma e sicura sebbene dentro stesse tremando come se lui stesso fosse l'epicentro di un terribile terremoto. «Potrei farlo, sì, così come potresti farlo tu». Allora non ci furono più catene invisibili a tenerlo legato, a trattenerlo; quel metallo visibile solo alla sua anima si sciolse come neve al sole, mentre lo vedeva stringersi nelle sue stesse braccia e farsi piccolo, come per difendersi dal mondo. Harry era la sua più grande debolezza, oramai lo sapeva come fosse la sua più grande verità, e lo sarebbe stato sempre. Non importava se si conoscevano da due mesi perché il legame che avevano stretto durante quelle notti da lupi era valso a suggellare il loro appartenersi anche nella vita da umani. Azzerò quella ormai poca distanza colmandola con un solo slancio. Incespicò nei suoi occhi verdeggianti, a riflettere i colori di una natura ormai morente, in quell'inizio di inverno; corse libero e selvaggio attraverso ogni sfumatura, insenatura, e ci cadde nella pupilla nera e dilatata quanto una notte intera. Le sue braccia avvolsero Harry perché era quello il posto che avevano agognato da quando gli occhi si erano aperti al nuovo giorno. Lo strinse forte a sé, con una mano gli raccolse una guancia e premendola con delicatezza lo accompagnò ad accoccolare il viso nel suo collo, mentre lui faceva lo stesso. Respirò l'odore dei suoi capelli scuri e mossi, ad occhi chiusi, avvolgendolo con il braccio libero per poterselo sentire addosso, in ogni punto.
«Harry?» lo chiamò, in un sottile filo di voce. Stava per chiedergli ciò che aveva pensato nell'esatto istante in cui il lupo bianco aveva offerto di dare loro una mano. Non voleva più rimandare e perciò, quando l'altro annuì contro la pelle morbida del suo collo, parlò.
«Promettimi che non proverai mai a cercare quel lupo, che non accetterai mai il suo aiuto». La sua voce suonò disperata e d'un tempo forte. La sola idea di lasciarlo in balia di quell'essere di cui non sapeva niente, lo inquietava nel profondo. C'era qualcosa che non gli piaceva, di quel licantropo, un presentimento che il lupo dentro di lui aveva percepito più di quanto non fosse capace di fare la sua parte umana. «Non mi fido di lui».
Harry si rilassò come se quelle braccia, che lo cingevano, fossero state l'acqua in cui si tuffava per isolarsi dal mondo e dai suoi mille problemi, ogni volta che doveva allenarsi per il campionato di pallanuoto.
Tenne gli occhi chiusi, inebriato dalla capacità con cui Louis riusciva a calmare radicalmente in lui la tempesta emotiva che lo coglieva quando invece gli era distante. Decise senza neppure farlo realmente, che se l'altro non nutriva fiducia in quel lupo sconosciuto, non poteva e voleva farlo neppure lui. Non ci impiegò molto per decidere che avrebbe stretto quella promessa con lui. Attese, piuttosto, per dimostrargli la sincerità che lo smuoveva, decidendo che due parole non bastavano. "Le parole se le porta via il vento" e se non poteva scriverle, poteva dimostrarglielo nel modo più semplice.
Alzò il capo per incontrare gli occhi di Louis e, annullando definitivamente tutta la distanza che li aveva fatti soffrire anche durante le ore notturne, lo guardò intensamente, abbozzando un sorriso. Poi, piano, delicato, si avvicinò quel tanto per poggiare le proprie labbra sulla bocca dell'altro. Una tenerezza che usò per la sola paura di vederlo sgretolarsi sotto al suo tocco. Non chiuse gli occhi, convinto nel voler testare ogni sua reazione in quello che era il primo bacio che partiva di sua spontanea volontà. Quando Louis rimase fermo, accondiscendente, Harry dischiuse appena la bocca e avviluppò un suo labbro. Solo in quel momento, seguito da Louis che alzava le mani per intrecciarsi nei suoi capelli sbarazzini, chiuse gli occhi. Sentire la consistenza di quel labbro tra la sua bocca, gli provocò uno sfarfallamento nella pancia affatto indifferente mentre l'anima gli gridava, lacerando le pareti interne del suo corpo, di continuare ad approfondire, come se con quel bacio gli permettesse di incontrare e avviluppare nello stesso modo quella di Louis. Lo fece. Con la punta della lingua solleticò l'altra parte della bocca che aveva momentaneamente abbandonato e si sorprese quando si scontrò con la lingua di Louis, che lo aveva imitato. Aprì gli occhi e in uno schiocco sordo sorrise mentre Louis apriva i suoi e ricambiava il sorriso. Posò le mani sul suo viso, avvicinandosi col corpo per ancorarsi totalmente e, soddisfatto della totale assenza di distanza fra i due, tornò a baciarlo con più veemenza, questa volta. E più approfondiva, più si ritrovava a legarsi a quell'uomo in modo tanto avvolgente quanto passionale. Fu lento, come se il tempo rallentasse per ammirarli. Fu intimo, e si coprivano carezzandosi i visi e i capelli come fossero invidiosi degli occhi che potevano intercettarli in quella foresta. Fu disarmante, perché nessuno dei due pensò più a nulla se non alla scoperta di ogni segreto della bocca dell'altro.
Si divisero per prendere respiro, e per farlo si ritrovarono ad appoggiarsi l'uno alla fronte dell'altro, guardandosi complici, intimi, spossati da quell'emozione che ancora li solleticava svolazzando attorno a loro.
A quel punto, solo dopo averglielo dimostrato, Harry si convinse che le parole potevano bastare: «Te lo prometto, Louis».
***
Non se lo dissero, lui e Harry, probabilmente perché in un tacito accordo decisero in maniera unanime che non ce ne fosse il bisogno. Semplicemente accadde dopo quella mattina, in seguito alla promessa che si erano scambiati nella foresta, mentre il sole sfidava i rami per giungere a baciare entrambe le loro pelli. Per la convenzione sociale, quindi, loro due stavano semplicemente insieme; erano una coppia, ecco, poiché era ormai palese al mondo che ciascuno non riuscisse ad avere occhi se non per l'altro. Tuttavia, ad entrambi piaceva pensarla diversamente, in una maniera più profonda e articolata. Ognuno apparteneva all'altro nel senso più ancestrale che potesse esistere. Perché di convenzionale, la loro relazione, non aveva nulla. Erano così diversi caratterialmente che facevano scintille in ogni momento, anche solo se si scambiavano uno sguardo nei corridoi della scuola, senza dirsi neppure una parola. Tenevano l'uno all'altro in un modo tutto loro, che osservato esternamente poteva sembrare addirittura assurdo. Ad esempio, durante gli allenamenti, Harry era sempre professionale, non peccava mai di troppo affetto nei suoi riguardi: per lui non esisteva alcun tipo di preferenza, non gli faceva mai dei favoritismi e se Louis sbagliava un'azione, falliva con una rete o, peggio, commetteva dei falli (non era molto incline al gioco di squadra, sebbene si sforzasse di non darlo a vedere) le dieci vasche in più a fine allenamento, nessuno gliele toglieva, di certo non Harry. Louis, dal canto suo, non era propriamente un tipo a cui piaceva esternare i propri sentimenti, a differenza dell'altro che anche in pubblico riusciva ad essere decisamente più espansivo. Era raro che pranzassero allo stesso tavolo, Harry ci aveva provato a sedersi con lui ma sapeva quanto fosse particolare, il suo ragazzo, e non se la prendeva di certo a male, anzi, lo capiva perfettamente e lasciargli i suoi spazi era quanto più di spontaneo potesse esserci. A volte, tuttavia, capitava che Harry gli smollasse un bacio sulla guancia, mentre erano alle prese con i loro armadietti, e lui non si ritraesse, accettando di buongrado quei momenti in cui l'altro prendeva l'iniziativa. Era che Louis preferiva dimostrarglielo attraverso i piccoli gesti, quanto sentisse palpitare in lui quel legame forte che li univa. Durante le lezioni di matematica, l'unica materia che avevano in comune, se gli veniva il desiderio di toccare Harry lo faceva in maniera sottile, alzandosi con la scusa di andare al bagno: gli passava accanto e facendolo apparire un gesto del tutto casuale, con due dita, gli accarezzava un polso. Un tocco gentile che al tempo stesso, però, racchiudeva anche un grande significato. Harry era suo, perché per quanto cercasse di essere umano nei periodi lontani dal plenilunio, Louis non poteva impedirsi di pensare e agire come un vero lupo, possessivo di tutto ciò che lo riguardava. Ed era profondamente geloso di quello che stavano condividendo, lo era a tal punto che l'idea di mettere in mostra il loro rapporto lo mandava in crisi. Perché se Louis afferrava Harry per un braccio, attirandolo all'ombra di uno sgabuzzino o di un'aula vuota, per baciarlo, toccarlo, premerselo addosso fino a fondere le loro pelli calde, non lo faceva per nascondere al mondo quello che erano. Lo faceva solamente perché era così possessivo di quegli attimi di delirio a cui cedeva, tra le mura scolastiche, da volerli condividere solo ed esclusivamente con la causa della sua debolezza. E a se stesso lo aveva già confessato: amava tantissimo sentirsi debole per mano di Harry.

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