Capitolo 7 - Appartenenza

7.9K 415 49
                                    

Passarono dei giorni da quello che era accaduto al loft. Giorni in cui Stiles decise di saperne di più sulla sua natura, iniziando un faticoso e talvolta noioso, allenamento con Deaton. Il resto del branco si impegnava nelle ricerche, di cosa in particolare neanche loro lo sapevano; speravano di trovare un qualche indizio per scoprire chi fosse quella creatura così selvaggia e capace di metterli in difficoltà anche in gruppo. Ma non giunsero a nessuna risposta certa. Le giornate proseguivano come sempre, tra la noia scolastica e le riunioni serali. Fu solo dopo una settimana intera che Stiles avvertì qualcosa, non sapeva spiegarsi neanche lui il significato di quella strana sensazione, ma sembrava come se qualcuno lo stesse chiamando a sé. Evitò di parlarne con gli altri, probabilmente era un altro sintomo dovuto alla sua parte di oscurità che si faceva sempre più spazio nella sua anima. Si dovette poi ricredere quando, durante una riunione, tutti percepirono chiaramente un ululato e quella sensazione tornò più forte che mai.
«Io... credo di dover andare.»
Scott intervenne bloccando istantaneamente il braccio dell'amico.
«Aspetta Stiles, c'è qualcosa che non va?»
Dall'altra parte Lydia sembrava aver intuito quello che stava accadendo.
«Lascialo andare Scott, è così che deve andare.»
L'Alpha la guardò confuso, ma eseguì gli ordini.
Così l'Ulfhedinn se ne andò.

---

PoV Stiles

Non sapevo precisamente dove stavo andando, sapevo solo che dovevo seguire quella sensazione, dovevo farmi guidare dal mio istinto. Non che solitamente il mio istinto mi dicesse qualcosa di giusto, ma in quel momento non potevo farne a meno, percepivo una forza che non riuscivo a contrastare. Salii sulla mia Jeep e mi feci guidare da quel sesto senso, fino a giungere al bosco.
«Che originalità! Ogni volta che a Beacon Hills c'è qualcosa che non va, quel qualcosa ha sempre a che fare con il bosco! E che cacchio!»
Scesi dall'auto, seguendo il limite del bosco fino ad arrivare ad una vecchia abitazione in rovina. Perchè sempre tutti questi clichè? Appena arrivato sul vialetto la porta si spalancò; una chiara richiesta di entrata.
«Mi pentirò di quello che sto per fare, lo so, ne sono sicuro.»
Entrai nella casa, ritrovandomi in un grande salone. Mi guardai attorno, pochi mobili presenti erano completamente impolverati e le ragnatele che pendevano dai soffitti mi mettevano un certo ribrezzo. Poi qualcuno parlò.
«Eccoti finalmente. Ti aspettavo, Stiles.»
Istintivamente mi voltai verso la parete destra della stanza, notando sei figure sedute ad un grande tavolo circolare. Qualche torcia illuminava fievolmente i loro visi. Li misi a fuoco, ma non riconobbi nessuno di essi.
«Il mio richiamo ha avuto l'effetto sperato a quanto pare.»
Guardai la persona che stava parlando, qualcosa in lui mi fece capire l'intera situazione.
«So cosa vuoi, non ho intenzione di far parte del tuo branco.»
«Oh, non ancora, ma presto lo prenderai in considerazione. Comunque, non ci siamo ancora presentati, io sono Dorian, l'Alpha di questo gruppo, nonchè Ulfhedinn, come te.»
L'uomo si avvicinò a me tendendomi la mano destra in segno di saluto. Aveva una statura imponente, sicuramente raggiungeva almeno il metro e novanta. Notai la strana cicatrice sul sopracciglio sinistro, la riconobbi, era la stessa del lupo che mi aveva attaccato la notte della trasformazione.
«Ho già visto quella cicatrice.»
«Suvvia, Stiles. so che non sei uno stupido, ma se hai bisogno di sentirtelo dire, si, sono stato io a trasformarti quella notte.»
«Che io sappia un Ulfhedinn non è capace di avere una trasformazione del genere.»
«Oh, ci sono tante altre cose che non conosci.»
Una ragazza minuta dai capelli biondi e la carnagione bianchissima fece una leggera risatina di scherno, fissandomi in modo palesemente provocatorio. Non sembrava pericolosa, ma qualcosa in lei mi fece tremare. Inaspettatamente prese a parlare.
«Sei proprio sicuro di volerlo con noi Dorian? Questo ragazzino tutt'ossa non conosce neanche i suoi reali poteri, potrei farlo fuori in pochi secondi.»
L'Alpha non prestò attenzione al commento della ragazza, riprendendo a parlare con me fissandomi negli occhi.
«Lei è Arya. Sa essere molto antipatica quando vuole, ma non conviene farla arrabbiare. Mai far incazzare una Lamia.»
«Una che?»
Non avevo mai sentito il nome di quella creatura, ma qualcosa mi diceva che probabilmente si trattava di una ragazza molto pericolosa.
«Scoprirai i suoi poteri a tempo debito, non avere fretta. Il ragazzo alla mia destra è Caleb, Coyote Mannaro, nonchè mente del branco; e accanto a lui il suo compagno Alec, Lupo Mannaro. Le sue doti in velocità sono rare. Potresti andare d'accordo con loro due.»
Abbassò per un momento lo sguardo accennando un sorriso. Cosa voleva dire con quella frase?
«Alla mia sinistra invece c'è Kevan, anche lui Lupo Mannaro, abile combattente nonostante la sua altezza, non ti consiglio di sfidarlo. E per finire, la ragazza li in disparte è Seyla, Leopardo Mannaro. Non ama la compagnia ma sa il fatto suo.»
«Bene, ora che sono state fatte le presentazioni io posso anche andarmene. Non so per chi mi hai preso Dorian, ma non ho la minima intenzione di far parte del tuo branco. Faccio già parte di un branco e non potrei mai tradire i miei amici.»
Mi lanciò uno sguardo severo.
«Oh sul serio? Quegli amici che non sono riusciti a vedere l'oscurità che pian piano ti sta divorando? Gli stessi che non ti hanno salvato quella notte nel bosco? Gli stessi che ti hanno sempre fatto sentire un peso, una nullità?!»
Colpì nel segno, ma tutto quello non contava.
«No...»
«Non far finta che io abbia torto Stiles, non siamo noi i veri cattivi di questa storia, io ti sto soltanto offrendo una possibilità per essere finalmente qualcuno.»
Rivolsi lo sguardo al pavimento; sapevo benissimo che Dorian aveva ragione. Mi era capitato spesso di sentirmi in quel modo e troppo spesso ero rimasto impotente di fronte alle situazioni più difficili o, in altri casi, ero stato lo stesso artefice di quelle situazioni. Mi incupii di colpo.
«Sono l'unico che può insegnarti a controllare la tua oscurità. Non dovrai più avere paura di te stesso.»
Lo guardai dritto negli occhi, non mentiva. Lui era l'unica persona che poteva insegnarmi veramente qualcosa. Chi meglio di un Ulfhedinn può insegnare ad un Ulfhedinn?
«Non ascoltarlo Stiles!»
Mi voltai di scatto verso la porta alle mie spalle.
«Derek?»
Subito i cinque membri del branco scattarono verso di lui, ma il loro Alpha li fermò con un gesto, facendoli indietreggiare.
«No, lasciateli parlare.»
Sapeva bene come giocare le sue carte.
Derek si avvicinò a me poggiandomi una mano sulla guancia accarezzandomi.
«Non puoi veramente credere a quello che ti sta dicendo. Sei sempre stato l'anima del branco e... ora sei anche la mia.»
Gli presi la mano, stringendogliela per fargli capire il mio dolore.
«Solo lui può aiutarmi Derek, non voglio rischiare di farvi ancora del male,non posso, è già successo troppe volte. Se, come dice lui, i miei poteri sono così forti, devo imparare a domare questa oscurità, solo così potremmo stare veramente insieme.»
Mi avvicinai al suo petto, posandovi sopra la mano per sentire il calore e il battito del suo cuore.
«Ti amo e devo farlo.»
«Ho rischiato di perderti troppe volte Stiles, non voglio che accada di nuovo, non posso permetterlo. E se questo significherà usare la forza allora così sia.»
In un istante mi prese per il braccio, spingendomi alle sue spalle e e interponendosi tra me e i membri del branco, mostrando le zanne e tirando fuori gli artigli.
Dorian rimase calmo.
«Oh, se è il combattimento che vuoi, ti accontenterò. Kevan.»
Fece un cenno e il ragazzo più basso si fece avanti. Lo scontro ebbe inizio.

---

PoV Derek

Non avrei permesso a nessuno di portare Stiles via da me.
Mi scagliai verso il ragazzo cercando di colpirlo al viso con un pugno, inutilmente. Mi afferrò la mano stringendola con una forza inaudita e torcendomi il braccio verso l'esterno spezzandomi visibilmente qualche osso. Mi inginocchiai per il dolore atroce, ma tentai comunque di colpirlo con l'altro pugno, anche stavolta inutilmente. Provai ad allontanarmi, ma mi tirò nuovamente a se, colpendomi con un calcio allo stomaco, mettendomi subito a tappeto.
«Non ti...»
Un pugno in pieno volto mi fece cadere a terra. Il sangue mi colava dalla bocca e da uno zigomo, ma in quel momento non mi importava, volevo solo rialzarmi.
«Ora basta! Fermatevi!»
La voce di Stiles risuonò acuta nella stanza. Alzai lo sguardo, notando lo scudo semitrasparente che divideva me dall'altro Lupo Mannaro.
«Polvere di Sorbo degli Uccellatori, bella mossa novellino.»
«Lasciatelo andare e io resterò con voi.»
Lo guardai allarmato, cercando di alzarmi per impedirglielo, ma invano.
«No! Non puoi farlo Stiles.»
Si avvicinò a me e mi baciò sulle labbra.
«Scusami. E' per il tuo bene.»
Improvvisamente svenni.

---

Mi risvegliai qualche ora dopo nel parcheggio davanti al mio loft.
Dovevo andare a salvarlo, non potevo lasciarlo in quel posto. Mi alzai, notando un foglio a pochi centimetri da me. Lo presi e lo lessi.

Scusami. Scusami tanto. Speravo di poter finalmente stare con te, invece ho rovinato tutto, come sempre. So di averti ferito allontanandoti da me, ma il mio posto ora è con questo branco. Ho bisogno di imparare a controllare l'oscurità e soltanto Dorian può insegnarmi come fare. So che lui farà di tutto per trattenermi, ma ti prometto che tornerò. Andrà tutto bene. Non venire a cercarmi, renderesti solo tutto più difficile. Ti amo Derek.

Stiles.

Rimasi immobile per qualche secondo con la lettera in mano, poi la chiusi.
«Stupido.»

L'unica cosa per cui vale la pena morire. ~ SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora