Pioggia di sale

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« Tesoro, hai preso tutto? Dai un'ultima controllata in camera tua e poi scendi giù. Papà sta già caricando la macchina! »

Grido una risposta frettolosa a mia madre e torno a guardare fuori dalla finestra, strappandomi le pellicine dalle labbra a morsi.

Casa Lahey è silenziosa, senza luci accese o rumori di vita quotidiana che arrivino fin qui.

Sembra disabitata, ma io lo so che lui è dietro quei vetri al primo piano e che non si affaccerà per non vedermi. Per non vedermi andar via e lasciarlo solo.

L'idea di abbandonarlo mi fa sanguinare dentro, come se qualcuno mi avesse tranciato un'arteria che vomita fiotti di sangue nell'addome senza che io riesca a impedirlo.

Isaac, di sicuro, prova quel dolore centuplicato. Prima sua madre, ora io.

Come ancora non sia morto a causa dell'emorragia è un mistero.

« Se è uno scherzo, non mi fa ridere. »

Le sue iridi azzurre diventano lastre di ghiaccio, di quelle spesse che nemmeno un lanciafiamme scalfirebbe.

Isaac si scosta da me, quasi ora gli fosse impossibile stare a contatto con la mia pelle.

« Credi che a me faccia piacere andarmene? Credi che non soffra, lasciandoti? A lasciare una vita intera qui? Beacon Hills era diventata casa mia, ma non posso dar completamente torto a mia madre e mio padre: si sono verificati troppe morti ultimamente. Attacchi di animali, sparizioni... » gesticolo, afferro l'aria della notte fra le dita e poi la libero.

Vorrei tenere le sue mani, ma lui le stringe attorno al busto e mi impedisce l'accesso al suo corpo, al suo cuore.

Sta cercando di preservarsi dall'ennesima perdita.

Una volta mi aveva detto «Io non ho nessuno. » ed io, dopo un bacio, gli avevo detto che non era vero. Non più.

« Tutto questo finirà prima o poi. Sarà un allineamento astronomico particolare, che fa impazzire i predatori, o un'altra cazzata simile. Si calmeranno le acque e tutto tornerà normale. » dice, ma guarda lontano.

« Papà ha ricevuto un'offerta di lavoro a Sacramento e l'ha accettata, quindi non potrei rimanere neppure se lo volessi. E guardami, maledizione! Non ti sto lasciando perché non ti amo, perché non me ne frega niente di te, mi hai stancato o chissà cos'altro! »

Isaac gira il capo e l'occhiata che m'indirizza è dubbiosa.

La luna piena, sopra di noi, sembra essere incastrata fra i rami del vecchio albero, tanto è vicina.

Si smuove un vento freddo ed io rabbrividisco, allungando fin sulle dita le maniche della felpa.

« E' giusto che tu vada. Forse è anche meglio. » sussurra lui dopo un po', con la piega di un sorriso amaro sulla bocca ferita.

« Che stai dicendo? » domando allarmata. Quel suo tono di voce non mi piace.

E' terribilmente simile a quello che usa quando deve spiegare a qualche insegnante i motivi per cui ha dei segni di percosse sul viso.

« Che ci saremmo lasciati comunque, Violet. IO stavo per lasciarti. » prende una pausa e il mio cuore lo imita.

Tace, fermandosi, il tempo che lui impiega a mettere insieme le parole successive.

Poi si arresta del tutto.

« Mi stai risparmiando la parte dello stronzo. Non poteva funzionare tra di noi: tu mi ami, io no. »

« Violet! Andiamo! » la voce di mio padre mi desta dai ricordi della sera precedente.

Mi asciugo le lacrime, che non sono riuscita a tenere in gola, con il dorso della mano e con uno sguardo faccio un rapido giro della stanza spoglia.

Pioggia di vetro || Isaac LaheyTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang