Capitolo Uno - Incubo

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I raggi di sole, del classico mese di maggio, filtrano dalla finestra della sua stanza fino a illuminargli gli occhi, svegliandolo dolcemente. Allunga le braccia e si stiracchia, alzandosi poco dopo per socchiudere la persiana per continuare a dormire, cercando di non far rumore per non svegliare il biondino del letto accanto al suo, nonché suo migliore amico, Niall. Niall è stato il suo primo amico qui dentro, la persona che l'ha sempre aiutato e consolato senza basarsi sui pregiudizi degli altri bambini. Ha voluto conoscerlo e giudicarlo con il suo pensiero, senza fermarsi alle apparenze e alle voci che giravano. Ha voluto conoscerlo, mettendo in gioco la maggior parte delle sue amicizie, solo per poter stare con lui. Non lo conosceva, non sapeva niente di lui o di perché era finito lì, ma ha voluto mettere in gioco tutto per uno sconosciuto.

Gli era molto grato e lo è tutt'ora.

Non avendo più sonno, si mette sdraiato sul letto ad una piazza con le mani dietro la testa a guardare il soffitto, pensando a tutto il suo passato e a quanto era cambiato da allora.

Qualche anno prima...

"Liam era lì, sopra al suo lettino, aveva solo nove anni, quando il rumore di una porta sbattuta lo fece sobbalzare. Sentiva dei passi pesanti battere sul pavimento di legno del corridoio, accompagnati dal rumore di vetro battente sulle pareti, avvicinarsi alla camera di sua madre.
«Geoff cosa ci fai qua?» Sentì dire da sua madre, con un tono abbastanza spaventato.
«Stai zitta Karen!» Disse suo padre con tono alto di voce. Poco dopo sentì un rumore di cigolio di materasso, ipotizzando quindi che lui si fosse buttato nel letto addosso alla madre.
«Dimmi la verità, Karen. Ho visto come guardi il nostro vicino Gregg, ed ho visto come lui guarda te. Lui ti piace. Dillo Karen. AMMETTILO!» Esclamò suo padre, urlandole addosso e tirandole uno schiaffo. «Geoff non è ve-.» Non fece in tempo a terminare che Liam sentì il rumore di un vaso cadere e la voce del padre, furiosa, sempre più forte nella stanza accanto.
«STRONZA SO TUTTO, INUTILE CHE MENTI. SO CHE SEI ANDATA A LETTO CON LUI. SO CHE QUEL BASTARDO CHE ASPETTI NON È MIO!». E li iniziarono le urla. Le urla strazianti di sua madre, che veniva picchiata e violentata da quello che era suo padre, mentre lui stava sotto le mie coperte, come se cercasse conforto, bagnando il cuscino delle mie lacrime, mentre cercava di non pensare a quello che stava accadendo...

«Liam, Liam! Calmati... Non è successo niente». Le mani del biondino, compagno di stanza lo immobilizzano contro la testiera del letto, scuotendolo per farlo tornare in se.
Improvvisamente, si alza dal letto, con il corpo tutto sudato e le lacrime agli occhi.
Si guarda intorno, ricordandosi di essere nella sua stanza, non in quella maledetta casa, dove la maggior parte dei miei ricordi lo riporta.
«Liam, ehi... era solo un sogno.» La voce del suo amico Niall, affianco a se e dal suo tono, lo fanno capire che si era preoccupato dal mio sogno, siccome dopo tutti gli anni in stanza insieme, non aveva mai avuto questi comportamenti così... strani.
-Stavo sognando, stavo sognando - continua a ripetersi, tra se e se, nel suo inconscio.
Non si accorse neanche di essermi addormentato, in verità. Quando si risvegliò, si accorse che Niall è ancora qui, vicino a lui ormai addormentato che gli teneva ancora per la mano. Liam si spostò leggermente, mettendosi in una posizione poco più comoda, però svegliando il biondo, facendogli rivolgere subito uno sguardo verso il castano.
«Buongiorno Li. Ti sei ripreso? Stai bene?» Dice il ragazzo, in preda alla sua mania protettiva. Come è affettuoso Niall quando si preoccupa. Lui si preoccupa sempre di Liam e Liam di lui. Ha un anno in più del castano e anche lui è stato portato all'orfanotrofio da piccolo. I suoi sono stati coinvolti in un incidente e non c'è l'hanno fatta... quindi all'età di 7 anni, qualche anno prima di me, è stato portato in quest'orfanotrofio.
«Tutto bene Nialler. Grazie per esserci sempre.» Risponde, lasciandogli un bacio sulla guancia come di solito.

Fin da quando Liam mise il piede dentro questa struttura, Niall è sempre stato il mio braccio destro. Da subito, ci siamo catturati e poi siamo diventato amici, migliori amici.

«Li, andiamo a fare colazione?» aggiunge il giovane con la voce ancora impastata, alzandosi per rivolgersi verso al bagno, per lavarsi la faccia e svegliarsi.
«Cazzo Ni.... hai sempre fame te?» dice il castano, raggiungendolo al bagno, scoppiando con lui a ridere, facendogli sputare l'acqua dalla bocca tutta sullo specchio. Dopo cinque minuti arrivano le suore, che lo chiamarono per la colazione. Si vestirono e andarono di sotto in mensa. Quando entrarono si accorsero che mancano alcune persone, alcuni ragazzi. Di solito succede raramente che qualcuno viene a prendere dei bambini qui in questo orfanotrofio, ma ormai non ci facciamo più caso. Si  sedettero con alcuni loro amici ed iniziarono a chiacchierare del più e del meno. Quando finirono il pasto, si incamminarono nelle loro classi a fare lezione, come di routine ormai.

Obsessed (Daddy)- Ziam Mayne [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora