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-ALEC! NO!
-Cosa ci fai qua Magnus?

-Stronza, io lo sapevo, lo sapevo che ti saresti vendicata!

-Magnus Magnus Magnus, io non ho fatti proprio niente. È stato il tuo moccioso a venire da me, di sua spontanea volontà!

Un sorriso maligno comparve sul volto di Camille, che cominciò a ridere di gusto. Magnus si voltò a guardare il ragazzo dai capelli neri, non sapeva cosa fare.

-Perchè sei qua.

-Magnus... Io...

-Rispondimi, ti supplico! Dimmi che questa stronza maledetta ti ha obbligato a venire, ALEXANDER RISPONDIMI,  ti scongiuro...!

Lacrime attraversarono il viso dell'uomo. A quella visone Alec si sentì morire dentro, cosa diavolo aveva fatto? Cosa gli poteva dire?

-I-io...
-Su Alexander, digli che sei venuto da me per sapere sul suo passato senza il suo permesso, digli che stavi indagando su di lui, digli che eri disposto a fornirmi delle armi per invadere la sua privacy!

Camille sorrise compiaciuta.

-TACI PUTTANA! Alec, ti prego, dimmi che è una fottuta bugia, ti prego...

-Mi spiace Magnus.

Magnus sentì il suo cuore sbriciolarsi.
Perchè non si era fidato? Perchè voleva sapere di più su di lui? E se avesse avuto in passato dei segreto orribili che non voleva rivelare? Lui doveva accettarlo.

-Perchè Alec, perchè.

La sua vice ora era fredda.

-Senti Magnus, mi spiace, non sai quanto. Ma capiscimi, io di me ti ho detto tutto, ti ho parlato delle mie debolezze, della morte di mio fratello, ti ho detto tutto di me! Ma io di te non so niente, niente cazzo!

-E non ti bastava? Non ti bastava avere me? E SE IO AVESSI AVUTO DEI SEGRETI CHE NON TI VOLEVO RIVELARE? EH?

-Cosa?!

-Niente, niente Alec...

-Oh, no Magnus... Dillo, dillo quello che hai fatto! La cosa si è rivelata più divertente del previsto, ahahahahah!

-Magnus?

-Alec, mi spiace davvero tanto dirtelo.

L'uomo si avvicinò al ragazzo, mentre delle lacrime gli scivolavano sulle guance.

-Cosa sta succedendo?

-Mi spiace, pensavo potesse funzionare fra di noi. Sei stato l'unico dopo molto tempo che è riuscito a sbloccarmi, ma evidentemente mi ero sbagliato. Aku cinta kamu, Alexander...

Cominciò a piangere anche Alec.
-Cosa vuol dire, Magnus?!
La sua voce era rotta dal pianto.

-Ti amo, Alexander, sappilo. Ma mi spiace, mi spiace davvero tanto che tu non abbia rispettato il mio volere, addio.

Magnus baciò Alec con passione, le lacrime dei due si mischiarono, creando un miscuglio di disperazione e tristezza.

-No, ti prego, mi spiace! Ti prego Magnus...

L'uomo si staccò dal ragazzo, si asciugò le lacrime e si voltò verso Camille, visibilmente divertita.
-Sarai contenta ora?

-Non dare la colpa a me tesoro, lo sai benissimo che sei stato tu a fare quello che hai fatto, sei tu che non ti vuoi aprire.

-Certo... Addio Camille.

Detto questo si voltò verso l'uscita e scomparve nella città caotica.

-Perchè Camille, perchè lo hai fatto?

-Alec, non giudicarmi troppo presto... comunque ora devo andare. Se vuoi sapere ancora qualche cosa su Magnus, sai dove trovarmi, ciao.

La ragazza sparì dietro una porta, in un turbinio di capelli biondi e stoffa rossa.

E Alec rimase nella stanza da solo, a fissarsi i piedi.

Cosa diavolo aveva combinato?
Cadde sulle ginocchia e si prese la testa fra le mani e pianse, pianse come non aveva mai fatto.
Perchè succedeva tutto a lui? Perchè cazzo?!

Pianse per dieci buoni minuti, infine si rialzò dal pavimento polveroso, asciugandosi le lacrime.
Cosa avrebbe fatto?
Per ora voleva solo tornare a casa.

<~~~~~>
-C'è qualcuno in casa?
-ALEC!
Alec entrò in casa Lightwood, dove venne travolto da un abbraccio della sorella.
-Finalmente sei a casa! Cosa hai fatto tutto questo tempo?
-Affari miei.
-Alec...
-Ti prego Isabelle, non ho voglia di parlare.
-Va bene... allora mangi con noi?
-Noi?
-Oh, giusto... ehm... ti ricordi di Clary e Simon, i due ragazzi della festa? Beh... si sono trasferiti qua...
-Ah.
"Ci mancava pure questa..." penso Alec, sospirando.
-Ok, allora io me ne vado in camera mia,ciao.
-Ok...

Il ragazzo salì le scale con passo pesante, aprì la porta della camera e lanciò la giacca sulla sedia accanto al letto. I mobili pesanti e il letto a baldacchino erano come li aveva lasciati l'ultima volta. Si sfilò le scarpe e infine affondò la faccia nel cuscino. Non aveva voglia di fare niente, beh.. voleva dire che sarebbe stato lì.

Cosa aveva combinato?
Magnus, il suo Magnus gli aveva detto addio. Allungò una mano verso la giacca e prese il telefono.
Digitò il numero dell'uomo.

Niente.

Riprovò.

Niente ancora.

Lanciò il telefono contro la parete, si sentiva perso, vuoto, senza uno scopo.
Guardò i pezzi del telefono che giacevano sul pavimento, assomigliavano tanto al suo cuore...

Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi.

Blue eyes and black hairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora