Il Macchinista Fantasma

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La Seconda Notte:

Il ragazzo uscì correndo dalla sua stanza. Si avvicinò al falò: era quasi spento. Quindi prede qualche rametto vicino al lago. La maggior parte di questi erano bagnati dall'acqua, ma non se ne curò molto, lasciando che il tatto gli dica quali andavano bene e quali no, per poi gettarli alla bell'e meglio nel fuoco. Le fiamme divamparono un secondo. Quel giovane aspettò qualche altro minuto, e piano piano i primi campeggiatori si avvicinarono. I più temerari erano quelli che il giorno prima non avevano avuto nessuna reazione significante, o almeno non ne avevano mostrata alcuna per sembrare spavaldi. Quasi tutte le signore erano rimaste nelle loro tende, poche di loro erano rimaste "illese", per così dire, dalla storia del giorno precedente. Aveva scosso tutti, dal primo all'ultimo.
Lui per primo, soprattutto.
Eccoli, tutti i presenti. Poteva partire pure. Un lungo sospiro, e aprì la bocca.

-Questa è la seconda storia, oggi vi parlerò del Macchinista Fantasma.

"Una sera, di tanto tempo fa, così tanto che non lo ricordo neanche, camminavo per strada con il mio giubbotto rosso di pelle. Ero solo, nella strada di un centro urbano, quei vicoli pieni di gente, macchine, motorini, di tutto. Le case erano poche, stavano ai lati della via cementata bella nuova e fresca, pochi giorni prima rozza, seghettata, piena di crepe nel terreno di tutti i tipi e grandezze. Ero totalmente solo, non c'era anima viva in giro quella notte. Tranne tutte quelle macchine, sotto le finestre chiuse, e per la maggior parte fuori dalle strisce pedonali. Pensai fossero teppisti, era davvero un numero troppo alto di autoveicoli. Poi, dei passi. Leggeri, veloci.
Tump.
Tump.
Tump.
Mi voltai rapidamente, e vidi un uomo. Sì, beh, almeno non ero solo. Sembrava un ragazzo semplice, sulla ventina o poco più, capelli rasati su un lato. Aveva le cuffiette e le mani nelle tasche di una felpa lunga che arrivava fin sotto alla vita. Sotto dei jeans corti, nulla di particolare. Passo slanciato, come se cercasse qualcuno. Ero ad una decina di metri dietro di lui, così tanto per distrarmi copiai quella posa, con le mani quelle tasche e il passo leggero, quasi traballante, con le spalle che andavano pesando da destra a sinistra inclinate quanto bastava per sembrare un deficiente alla ricerca disperata di una ragazza. Sembrava traballare, ed io più di lui. Inciampai su un tombino, cadendo in avanti con un rimbalzo di sedere. Appena i miei sensi si ripresero, qualche secondo dopo, ero finito dritto dietro una macchina, probabilmente avevo sbattuto il muso su di essa, dove c'era impresso il marchio del mio naso, purtroppo per chi la possedeva. Almeno il ragazzo non mi aveva visto.
Mi affacciai. No, non mi aveva visto. Si guardava intorno come se fosse in cerca di chi aveva causato quel rumore stridulo del tombino e il tonfo sordo, ovvero la sua caduta rovinosa.
Fissai il cielo pieno di stelle sbuffando, mi ero completamente dimenticato che dovevo tornare nel mio appartamento.
Improvvisamente, dei fari ilumonarono il ragazzo, che mise le mani davanti agli occhi. Le ombre delle braccia in tentativo di difesa si proiettarono sua testa, ed io potei vedere con relativa chiarezza cosa stava accadendo spostando lo sguardo nella parte sotto la macchina, sostenuta dalle ruote, accucciato a terra. Del sangue mi arrivò vicino alla mano. Era caldo. Quando me ne accorsi sollevai schifato la mano allomtandola dal mio busto.
Poi lo vidi.
Un braccio, il suo, era a pochi metri da me, mentre l'altro era dalla parte opposta. I fari illuminarono di nuovo la vittima. La sua felpa era sporca, soprattutto nella parte dell'avambraccio, steso a terra. Lo strano ciuffo di capelli che aveva sopra l'occhio era scompigliato e rivolto verso l'indietro. E la macchina si mosse di nuovo verso il corpo schiacciando all'altezza del torace. In quell'attimo, sentii le ossa scricchiolare e rompersi, schiacciate dal peso dell'automezzo insieme agli organi interni. Fissai la macchina, alla ricerca di colui che avrebbe potuto compiere quello scempio.
Vuota.
Completamente vuota. Al suo interno, non c'era alcun guidatore. Vidi il volante muoversi di nuovo. Adesso ero in piedi, dietro ad una macchina anch'io, terrorizzato solo a guardarla. E questa si mosse, togliendo la mia copertura. Insieme ad altre cinque, tutte e sette le macchine formarono un cerchio. Feci un salto indietro: quattro bidoni della spazzatura disposti in fila. Almeno, quelli non si muovevano, almeno per adesso. E...
La prima macchina si mosse calpestando il cadavere e superandolo. Senza problemi continuò il suo andazzo fuggendo dalla mia visuale. Il corpo era stato travolto da una ruota, le ossa più esterne al corpo erano leggermente sollevate, mentre un solco a U si era formato nella parte interna. Le altre macchine, come la precedente, gli passarono sopra come nulla fosse, per poi uscire dalla sua visuale continuando a camminare. Una di quelle, aveva la testa del ragazzo impigliata in una ruota, ma gli mancava un bulbo oculare. Mi alzai in piedi paurosamente. Avevo visto per bene la macabra scena: in nessuna delle macchine c'era un guidatore. Solo un telecomando accanto a lui. Sembrava poter comandare seriamente qualcosa. E quando ci era finito li?
Non si fece tante domande. Continuò a camminare, come se nulla fosse successo fino a casa. Nella strada mi imbattei in qualcosa di molliccio sotto la mia scarpa. La alzai per guardarla e vidi un occhio spiaccicato su di essa, che mi fissava imperterrito. Anche se schifato non poco, con una mano lo levai da lì, pensando -Ecco dov'era finito.-"

... Questa è la mia storia.-

Non facendo caso a tutti i presenti imperterriti, uscì dall'angolo del falò tornando nella sua stanza. Si fermò qualche metro prima, sdraiarsi sull'amaca esterna a fissare le stelle.

-... È passata di già la Seconda Notte...?-

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⏰ Last updated: Feb 27, 2016 ⏰

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