Capitolo 2

195 17 1
                                    

Ti ho svegliato con la tua canzone preferita oggi. Almeno, una volta era la tua preferita.
-Dove sono?
Avevi chiesto subito. Ti ho ripetuto le stesse cose che ti avevo detto la mattina prima, te le eri probabilmente dimenticate.
-Cos'è 'sta musica? La odio, spegnila!
Hai esclamato. Ora, a quanto pare, non era più la tua canzone preferita. Così la ho spenta, e prima che tu lo chiedevi, ti ho detto chi ero.
-Sono Karlie, Taylor.
Ho aggiunto il tuo nome.
-Chi è Taylor?
Me lo aspettavo.
-Sei tu.
-Io?
Annuivo. E ti sorrisi.
-Ti amo, Taylor.
Avevo detto. Mi hai guardata con occhi preoccupati e io ho provato ad avvicinarmi.
-Cosa fai?
Hai chiesto impaurita. Ti presi il viso tra le mani. Era freddo. Eri probabilmente spaventata.
-Voglio baciarti.
Ho risposto. Tu avevi disegnato un punto interrogativo sulla faccia. Chissà se ti ricordavi cosa voleva dire baciare qualcuno.
-Posso?
Avevo chiesto. Tu, senza pensarci, hai annuito, ma appena mi sono avvicinata di pochi centimetri, ti sei tirata indietro.
-Come si fa?
Avevi chiesto.
-Chiudi gli occhi.
Ho risposto. Hai fatto quello che ti ho detto, ti ho messo una mano sulla guancia, e ho appoggiato le mie labbra sulle tue. Non le muovevi, evidentemente non sapevi come si faceva. Ma già, sentire le tue labbra premute contro le mie, era molto. Ma non abbastanza.
-Sono brava?
Hai chiesto con un sorriso, non appena mi sono allontanata. Ti sorrisi dolcemente, e ti rubai un altro bacio, e un altro, e un altro ancora. Tu hai iniziato a ridere, e dopo qualche momento, io stavo baciando solo il tuo sorriso.
Ti baciai il naso, una guancia, e poi l'altra. Infine la fronte.
-È divertente.
Hai detto.
-Lo è.
Ho risposto, e ti ho guardato negli occhi. Ci vedevo le galassie, un mare, due oceani, le stelle. Brillavano. Non li vedevo brillare da tanto.
-Hai dei bei occhi.
Mi complimentai.
-Davvero?
Hai chiesto, spalancando gli occhi. Annuivo, e ti diedi un altro bacio. Tu non mi hai lasciata andare, e mi hai accarezzato le guancia. Stavi imparando così bene.
-Cosa mangiamo ora?
-Quello di ieri?
Risposi senza pensarci. Non ti ricordavi.
-Cosa abbiamo mangiato ieri?
Hai chiesto.
-Cose buone.
Ho risposto. Tu hai sorriso. Sembravi felice. Lo sembravi davvero.
-Okay.
Hai risposto. Ti sei alzata dal letto e hai aperto l'armadio. Hai preso una mia maglia, ora viviamo insieme. Ma tu non lo sapevi.
-Quella è la mia maglia.
Ho detto, quando ti sei inziata a togliere la maglietta del tuo pigiama. Ti sei fermata, imbarazzata.
-Davvero?
Hai chiesto. Annuivo, e ti ho sorriso. Mi alzai anche io e ti porsi una tua maglia.
-Scusa, non lo sapevo.
Hai mormorato. Ovvio che non te lo ricordavi. Ti sorrisi, scossando la testa.
-Non fa niente. Va tutto bene.
Andai di sotto e preparai da mangiare. Sei tornata di sotto con una tua maglietta e i miei pantaloni. Non ti ho detto nulla, comunque, stai bene nei miei vestiti.
-Confortevole?
Ti ho chiesto. Tu mi hai sorriso, e cogliendomi di sorpresa, mi hai dato un bacio e sei arrossita.
Ero arrossita anche io, ma continuai a far volare la piccola bistecca che stavo cucinando per te.
-È buona?
Hai chiesto, indicando la carne sulla griglia.
-Sì.
Risposi dolcemente. Ti ho dato un bacio sulla testa, e tu ha appoggiato il mento sulla mia spalla. Mi guardavi.
-Qualcosa non va?
Ho chiesto. Hai scossato la testa e mi hai continuato a fissare.
-Ecco.
Ho detto, mettendo la tua carne su un piatto. Mi hai sorriso in segno di ringraziamento e ti sei seduta a mangiare.
-Tu non mangi?
Hai chiesto preoccupata.
-Sono vegetariana.
Ho detto. Hai annuito. Probabilmente non sapevi nemmeno cosa voleva dire. Tirai fuori un'insalata e mi sono seduta di fianco a te.
-Che cos'è?
Hai chiesto.
-Una insalata.
Ho risposto. Tu hai sorriso e ne hai preso un pezzo.
-È buona?
Hai chiesto prima di metterla in bocca.
-È speciale.
Ho risposto. Ti guardavo con occhi pieni di amore, ma tu l'amore non lo conoscevi ancora.
-Buono.
Hai detto soddisfatta, dopo aver mangiato. Ti sei alzata e hai preso i piatti. Non lo avevi mai fatto, sparecchiare la tavola.
-Che fai?
Ho chiesto sorpresa. Hai messo le cose nel lavandino e hai acceso l'acqua.
-Lavo i piatti.
Hai risposto. Mi hai lasciato senza fiato. Sapevi cos'era lavare i piatti? Sapevi come si faceva?
-Davvero?
Ho chiesto. Ho sentito un mio singhiozzo e cercavo di nasconderlo, ma tu te ne eri già accorta.
-Perché piangi?
Hai chiesto preoccupata, lasciando il tuo lavoro per venire di fianco a me. Ho iniziato a piangere. Tu eri solo più confusa, perché non ti avevo risposto.
-Karlie? Perché piangi?
Ti ricordi il mio nome. Ho iniziato a piangere più forte, mi sono coperta il viso. -Karlie.
Hai mormorato. Hai tolto le mani dal mio viso e io stavo sorridendo. Ora eri più confusa.
-Perché stai sorridendo?
Hai chiesto. Ti ho preso il viso fra le mani e ti ho baciata, tu hai ricambiato. Stavi imparando.
-Ti sei ricordata come si lavano i piatti.
Ho risposto fra le lacrime. Tu hai alzato le sopracciglia. Non sapevi cosa voleva dire, ovvio.
-Quindi?
Hai chiesto confusa. Il mio sorriso era cresciuto, quasi era troppo grande per la mia faccia.
-Ti sei ricordata.
Ho risposto felice. Non sapevi cosa voleva dire, ma hai sorriso comunque, e mi hai baciata di nuovo.
Ti ho abbracciato. E tu mi hai abbracciata indietro.
-Ti amo, Taylor.
Ho detto di nuovo. Tu non hai risposto, ma mi hai stretto ancora di più.
-Devo dire qualcosa?
Hai chiesto spaesata, guardandomi di nuovo negli occhi. Ho scossato la testa.
-Non devi per forza dirmelo anche tu.
Ho risposto. Hai annuito e mi hai dato un bacio sulla fronte. Mi sentivo salva fra le tue braccia, i tuoi baci mi facevano rinascere. E le tue carezze, mi coccolavano.
Ti amo, Taylor.

Looking For You AgainWhere stories live. Discover now