II IL FANTASMA

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It's a kind of magic


La porta si spalancò e attimi dopo una luce accecante le ferì gli occhi.

Ancora a letto?

Serena allontanò dal viso la mano con cui si riparava dalla luce e vide la madre.

Ma sei andata di nuovo a dormire con i vestiti! Sbuffò spazientita.

Si guardò e vide che indossava i vestiti del giorno prima. Non capiva. Che ci faceva lì nella sua stanza?

Stai bene? Hai la febbre?

La donna si avvicinò a Serena per toccarle la fronte.

Mi guardi con una faccia... come se avessi visto un fantasma.

No, proprio non capiva. Non avrebbe dovuto essere lì. Si ricordava perfettamente della sera prima. La torre, il salto nel vuoto, il buio.

Che giorno è?

La madre lasciò cadere una camicia che stava ripiegando e si sedette accanto alla figlia.

Cos'è? Mi vuoi spaventare?

Le accarezzò i capelli mentre la ragazza imbronciata si ritraeva sul cuscino.

Guarda che se non vuoi andare a scuola, basta dirlo, non c'è bisogno che fai tutta questa messinscena.

Ma quale messinscena, imbecille! , pensò.

Eh sì, è vero. Oggi non mi va di andare a scuola. C'è assemblea, non si fa niente. Solo una gran confusione.

La madre si alzò di scatto e raccolse la camicia e altri panni sparsi per la stanza.

Va bene. Per oggi stai casa. Ma cerca di riposarti un po' che hai un'aria stanca.

Quando restò sola in camera, Serena si tirò su e si guardò attorno. Era tutto proprio come il giorno prima. I poster, l'armadio con l'anta destra leggermente storta, le tende colorate alla finestra, i libri...

Lo zaino! Dov'era finito? Lo buttava sempre sotto la scrivania ma in quel momento non c'era. Si alzò e cercò sotto il letto e nell'armadio. Fu presa da un dubbio. Corse in cucina, aprì lo sgabuzzino.

Sere, ti sei alzata? Hai fame?

No, volevo un bicchiere d'acqua.

Dov'è finito lo sgabellino?, pensò.

Frugò dietro le cassa d'acqua dove stava di solito e da dove lei l'aveva preso il giorno prima. Niente. Non c'era.

Tornò in camera. Chiuse la porta. Scoppiò in lacrime. Aveva sognato tutto? Ricordava perfettamente la sensazione di vertigine che aveva provato in piedi a un passo dal vuoto. E il freddo che l'aveva abbracciata quando si era gettata nel vuoto. E il cadere cadere cadere, come in un tunnel senza fondo.

Poi ricordò qualcosa. Ricordò un volto. Vide se stessa distesa sul suo letto con accanto un giovane. Lui l'aveva presa in braccio e l'aveva riportata nella sua stanza.

L'aveva sognato? Come poteva essere possibile. Nessuno avrebbe potuto salvarsi da quell'altezza. A meno che...si trattasse di un sogno appunto.

Sì, ma dov'è il mio zaino? Non lo lascio mai.

Quando la porta di casa si chiuse dietro sua madre, Serena aspettò qualche minuto prima di uscire per andare alla torre. Camminò a passo veloce. Doveva salire su, doveva scoprire se lo zaino si trovava lì. Premette nervosamente il pulsante dell'ascensore. Rimase con il fiato sospeso fino a quando il muro e il cielo della terrazza non le si spalancarono davanti. Guardò a destra dove si era messa la sera prima: lo sgabellino e lo zaino erano proprio lì, esattamente nel punto dove lei li aveva lasciati.

Un forte senso di nausea la prese allo stomaco. Si piegò pensando di dover vomitare. Si sentiva mancare, aveva paura. Lenta lo poteva accettare, ma pazza no. Non era pazza. Lo sapeva. Quello che non sapeva era cosa era accaduto.

Avanzò verso il parapetto del terrazzo. Ricordava perfettamente come vi era arrivata la sera prima, come si era arrampicata, cosa aveva visto. Ricordava perfettamente tutto. E allora perché diavolo sono qui!!! , urlò.

La porta dei sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora