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Una coppia di uccellini cinguetta sul ramo di un albero verde e rigoglioso. Si punzecchiano l'un l'altro, sfiorandosi con il becco e con le ali. Piccoli di dimensioni, hanno un piumaggio particolare, impercettibili striature gialle tra il nero che prevale. Probabilmente hanno la bocca piena, quindi mi interrogo sul perché di quell'atteggiamento. Per un attimo ho sperato in un richiamo d'amore, ma con il passare dei secondi inizio a credere che si stiano sfidando per portare a casa la pagnotta.

Un forte odore di erba tagliata, un paio di mucchi di foglie e piante accanto i cestini dei rifiuti appena svuotati. Un gentile guardiano mi fa cenno con la mano, al quale ricambio con altrettanta cortesia. È un uomo anziano, con la barba bianca folta e stempiato. Una volta, incuriosita e senza freni inibitori, gli domandai perché lavorasse ancora a quell'età e soprattutto in giornate non propriamente favorevoli. Mi rispose dicendo che non era vecchio come io pensassi e che il suo aspetto dipendeva fortemente dalla fatica del lavoro e dalla moglie, della quale non riusciva a placare l'irritazione neppure con lo stipendio di mille e trecento euro. Sorrisi, imbarazzata e colpita dall'ironia frizzante in una mattina di freddo e gelo. Era quasi Natale ed io indossavo tre paia di calzini di lana con stivali impermeabili. Non ho mai sofferto così tanto in inverno. Le nocche delle mani spaccate dalla bassa temperatura. Mi aggiravo in questo parco con un cappello blu e un ampio sciarpone rosa, con una tazza di tè caldo al gelsomino.

Il contatto con la natura è sempre stato indispensabile per la mia salvaguardia mentale. Con la terra avverto il richiamo del sangue. Come una calamita. La natura è ciò che ancora mi appare un mistero e una continua scoperta. Quando supponi di saperne ormai abbastanza, ecco che si palesa un animale mai visto, una pianta nuova, un fiore diverso.

Non sono una brava fotografa, né mai lo diventerò. Sono dell'idea che ognuno debba svolgere la propria professione. Certo, è lecito avere delle passioni, una predisposizione verso un dato settore piuttosto che un altro, ma senza intaccare la professionalità altrui. Detesto con tutta me stessa quei professionisti dell'ultima ora che sminuiscono la fatica altrui con prodotti da quattro lire. E detesto ancor di più chi da costoro si serve. La qualità si paga, la fatica va remunerata al giusto prezzo. Vi chiederete, giustamente, perché io me ne esca fuori con questo discorso. Cosa c'entra la natura con la fotografia e la qualità. La riposta è molto semplice e ha a che fare con la mia nuova vita. Un anno fa circa, nel delirio d'amore, riflettei su quanto importante fosse formarsi. Seguire un programma di studio. È sempre stato un tarlo, un pensiero costante mai accantonato.
Vivo a casa di Jessica e suo marito Riccardo da quando mi sono trasferita. Nella loro infinita gentilezza mi hanno messo a disposizione una stanza, dove ancora oggi sono sparpagliati i miei oggetti personali. Ebbene, uscendo dal palazzo ed incamminandomi per conoscere meglio il quartiere, mi imbattei in un istituto privato, dedito unicamente alla somministrazione di corsi di pittura, scultura, grafica. D'istinto racimolai quante più informazioni possibili e mi iscrissi. Dipingere è il mezzo con il quale mi isolo dal mondo, con il quale esprimo me stessa, ciò che mi caratterizza e ciò che mi incute terrore. La pittura è il mio mondo parallelo. Da qui le fotografie. A scuola mi misuro con la miscela dei colori e chi più del parco comunale del quartiere Affori di Milano può darmi giusti suggerimenti?

Mando giù un cucchiaio stracolmo di yogurt bianco con cioccolata. Presa da una strana voglia di dolce, mi rimpinzo di qualcosa che sia anche fresco. Maggio è ormai in scena, con l'odore dei fiori e un venticello piacevole. Talvolta chiudo gli occhi e immagino la brezza marina solleticarmi le narici. La nostalgia per il mare e la sabbia c'è, ma non rinnego niente. Al contrario, Milano mi ha offerto opportunità, mi ha infuso coraggio, mi ha dato quella spinta utile per mettermi in gioco e abbandonare definitivamente quei limiti che mi ero imposta. Sono più libera, più sicura. Perennemente nella mia mente frulla il mantra "perché non potrei farlo?". Mi viene da ridere quando resuscito la vecchia me, un groviglio di tentennamenti, suggerimenti e poco pugno. Quella bolla di cristallo che la mamma aveva creato solo per me, un bel giorno l'ho frantumata. Non ne potevo più di non sentire la pioggia cadere sui capelli, il vento accapponarmi la pelle, il caldo ardermi. Non ne potevo più di starmene seduta come una bambolina ad agire in virtù degli altri. Quanto successo mi ha insegnato ad essere più padrona di me stessa, più riflessiva, ma allo stesso tempo più solare e spensierata.

Ero nei pressi della stazione, quando ad un tratto incappai in un parrucchiere. Un negozio con una sola vetrina ed un cartello pubblicitario inequivocabile: "oggi offerta". Entrai e dopo due ore ne uscii con un taglio corto mosso e un sorriso diverso. Niente più lunghi capelli a fasciare, quasi nascondere, il viso esile. Una spolverata di blush rosa e una tinta di rosso caldo sulle labbra. Prendermi cura di me, unicamente di me stessa, è stata una terapia.

Ho venduto anche la casa a Napoli, o meglio io ho apposto solo una firma. L'agenzia con il mandato di vendita è stata piuttosto celere a trovare un acquirente. Ho fatto ritorno in quelle quattro mura per concludere l'affare. Vedere con quale cura e affetto i giovani sposi descrivevano la loro nuova dimora, mi ha riempito il cuore, facendomi giungere a conclusione che non avrei potuto fare di meglio. Non sarei mai più stata capace di godermi quella villetta, quindi ho preferito che qualcun altro prendesse il mio posto. Con buona pace della mamma, che deve proteggermi sempre, sia chiaro, ma alla quale ho incominciato a fare meno richieste.

Il vero gioiellino di Affori, il mio attuale posto nel mondo, è la biblioteca. Per intenderci, tutto il quartiere ha il suo fascino, dal parco alla chiesa di Santa Giustina (con dipinto che richiama la Vergine delle Rocce di Leonardo, qui ci tengono!) a villa Litta, voluta fortemente da un marchese del Seicento. Eppure la biblioteca è un qualcosa di straordinario con quei volumi, molti dei quali antichi, e le ampie sale lettura a disposizione di chiunque. La biblioteca è sita all'interno della Villa, con ampie stanze con attrezzature adatte ad ogni età. Non solo, è possibile imbattersi in partite di scacchi, adolescenti alle prese con Internet e bambini ammaliati dai cartoni animati. Sembra un posto incantato, fermo nel tempo, vista la location. E se ne avete voglia, vi sarà data l'opportunità di prendere in prestito dei romanzi, a patto che vi rechiate al box informazioni, dove vi consegnerò una tessera. Esatto, proprio così! In cerca di un impiego, mi sono ritrovata a Villa Litta ed ora risulto come stagista. Non finirò mai di ringraziare Athina per quei tre mesi nella sua libreria, sono stati una manna dal cielo. Ma come potrete ipotizzare, Milano ha dei costi tali che un salario minimo come il mio non riesce a coprire. Sebbene io viva con Jessica, contribuisco alle spese a fine mese. Per questo motivo nel weekend aiuto Manuel nel suo ristorante. Non incominciate a fantasticare su lui, l'amore non è un argomento su cui sono ferrata ultimamente. Manuel è mio collega a scuola, anche lui con la passione per l'arte. Gestisce un locale non molto lontano dalla stazione, luogo di ritrovo per tutti gli stranieri residenti ad Affori, me compresa. È un grazioso ristorantino da circa trenta posti a sedere, dove si propongono piatti tipici della cucina cubana, terra dalla quale sono emigrati i genitori di Manuel. Il nostro incontro è stato piuttosto particolare, sancito da un barattolo di vernice nera da me urtato casualmente e rovesciato sulle sue scarpe. Mortificata, gli proposi di ricomprargliele, era il minimo che potessi fare per scusarmi. In tutta risposta replicò considerando quanto successo un segno del destino, poiché quelle scarpe erano un regalo del suo ex fidanzato Pablo, spagnolo in Italia per studi accademici. Da allora abbiamo stretto un ottimo legame, piuttosto confidenziale, contornato da segreti, risate e scatti isterici. Il sabato sera, con il ristorante pieno e la gente in fila, ci mandiamo a quel paese come se non ci fosse un domani. E Pablo se ne rallegra di tanto movimento. Manuel ci prova a lasciarlo definitivamente, ma la sua determinazione dura un paio di ore.

Non sono mai stata così impegnata, così sovraccarica di pensieri in tutti i miei ventisei anni. Mai in vita mia mi sono stravaccata sul letto a notte fonda pregando che le ore di sonno si triplicassero. E nelle mie giornate interminabili, non faccio che sentirmi energica, soddisfatta, appagata. Orgogliosa di me stessa. Posseggo una forza fisica ed interiore che pochi riescono a conquistare. Allora si, devo render in parte grazie al passato. Ad Athina e la libreria, a Michele e i suoi passi falsi, a Giulio e la sua infedeltà. A Jessica e alla sua bontà.

D'amore si muore, ma io no!



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Fine primo capitolo,
a presto!

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