Capitolo 1

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È primavera, sono seduta su una panchina al parco e canto, canto, tanto a quest ora c'è pochissima gente e poi qua non mi considera nessuno, siamo tutti uguali, facce indifferenti, volti indistinti ma forse quello che amo di questa città è proprio questo.
Qua posso essere chi voglio, come voglio, dove voglio, quanto voglio.
Be yourself, be the one.
Vivo a New York ormai da quattro mesi ma ancora mi sembra di stare in vacanza, mi abituerò mai alla grande mela? Spero di no.

Sono italiana ho ventisei anni e in Italia avevo tutto, una casa, un fidanzato amorevole, un ottimo lavoro, amici ed una famiglia meravigliosa ma un bel giorno ho capito che la vita è una ed io voglio vivere a New York.
Dopo vari viaggi e vari intoppi burocratici cel ho fatta, ho preso armi bagagli e ho detto sai che c'è " io parto ciao" .

Qua ho un buco di appartamento a downtown composto da una stanza che con una parete in cartone divide la cucina-salotto dalla camera e poi c'è un micro bagno, però quell unica stanza ha un enorme vetrata che affaccia sulla città.
Lavoro in una tavola calda aperta ventiquattro ore su ventiquattro e a malapena riesco ad arrivare a fine mese ma sapete una cosa... Sono felice.
Felice.

Sono felice e quindi visto che non posso permettermi molto prendo il mio i pod e vengo qua al Bryant park chiudo gli occhi e canto, nonostante io sia stonata, canto.. e quando riapro gli occhi e vedo i grattacieli che si espandono verso le nuvole la gioia che provo nel cuore mi riempie la vita più che un mucchio di soldi in banca.

Mi suona il telefono. Oh no.
" Pronto"
" sono mamma potresti chiamare ogni tanto " urla dal ricevitore.
" si mammina scusa sono molto impegnata al momento, sto entrando al lavoro " mento
"ti voglio bene e saluta papà" continuo per poi riagganciare senza darle modo di rispondere.

Riaccendo l i pod e torno nel mio mondo felice ma mi distrae un ragazzo che ride.
Ride di me.
Perché canto?
" coglione" dico sperando che non capisca l'italiano
" coglione a chi?" mi risponde con uno sguardo interrogatore.
Lo guardo meglio e mi sembra di conoscerlo.
Dove l ho già visto?!!
"Scusa ma tu sei quello di quella canzone come fa aspetta" gli chiedo mentre lui mi guarda curioso.
" ah sì. Ma non passa un attimo che il tuo sguardo manca, in ogni casa, ogni città dovunque vada" canticchio.
" in ogni strada!" Mi corregge lui.
"Vabbe in ogni strada c'è una casa" sorrido.

Ah già scusate mi chiamo Sole, si ok lo so che è un nome strano ma i miei erano un po' pazzi da giovani, mi hanno concepita durante un viaggio in Australia ed hanno deciso di chiamarmi così.
Sole.

Trecentosessantacinque giorni di SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora