C'erano giorni in cui a casa non si sentiva mai al sicuro. Con le urla dei genitori, le stoviglie spaccate, gettate contro i muri, frantumate in pezzi così piccoli da risultare cumuli di polvere. E i pianti di sua madre, i passi grevi di suo padre, le parole forzate, dure, sputate per fare male.
E c'era Leah, che l'abbracciava, nel suo lettino. Che la stringeva forte, le baciava la nuca, va tutto bene, le diceva.
C'erano momenti in cui andava tutto a meraviglia. I pranzi in famiglia con l'arrosto e le patate al forno, i sorrisi sereni sui visi paffuti. E le giornate passate al parco, a infilarsi margherite tra i capelli, a correre sulle cunette di terra, con il cielo primaverile bello e mite. Leah che giocava con lei a nascondino, correvano, si sporcavano i vestiti di terra, si graffiavano le ginocchia arrampicandosi sugli alberi. Più su, vai più su.
Raccoglievano rametti trovati per terra, ne facevano un bel mazzo. E la mamma diceva 'provate a spezzarli, forza, vi mostro una cosa".
Ma non ci riuscivano, a romperli. Quei rametti non si piegavano, erano troppi. E Frida non capiva, perché un rametto riusciva a frantumarlo senza impegno. Cinque di quelli, nemmeno se gonfiava le guance e si piegava, per fronteggiare lo sforzo.
Allora la mamma, accarezzandola gentile, diceva "insieme" e faceva un bel sorriso, "se stanno insieme sono indistruttibili."
Immagini bucoliche, belle e disarmanti, di un passato da ricordare con una smorfia malinconica.
"Mi dispiace", le sta dicendo Leah. E' nel suo letto, come una volta, come ai tempi di quei rametti scabri e nudi. Non la tocca, non l'abbraccia, non la sfiora nemmeno con un dito, in un movimento involontario. Perché Frida non riesce a concedergliela, la possibilità di un contatto. E' ancora raggomitolata su se stessa, avvolta da una coperta che puzza di casa, di bambina. Sono le 6PM, sua madre è al circolo di tennis, a diffamare altre famiglie, per evitare di pensare alla sua. Non c'è nessuno nei corridoi, solo foto di un passato che sembra una lontana Preistoria. Se ci pensa, Frida ha ancora dei vuoti di memoria. Come se si fosse persa qualcosa, dei buchi temporali. Come ha fatto a diventare ciò che è? Può pensarla come un'evoluzione, la sua? Frida sospira piano, girandosi col busto, e trova Leah che la guarda apprensiva.
Ha i capelli raccolti, a scoprirle il collo fine e bianchissimo. Vestita con una tuta, ma è incantevole comunque. Anche se la bellezza è soggettiva, anche se magari non esiste un esempio collettivo di bello. Per Frida, Leah è folgorante, in tutto ciò che è, che rappresenta.
"Mi dispiace per quello che ti ho detto", ripete piano, con le dita gioca con un lembo della coperta, "non so che mi sia preso, dovrei essere una buona sorella", prende un respiro e le lancia un'occhiata lampo, "e invece sono stata una stronza."
Frida sta in silenzio, ancora avvolta nelle coperte, la guarda impassibile. E allora Leah continua, forse esortata dall'attenzione di quest'ultima, che non parla, ma sta ascoltando.
"Sono solo preoccupata per te", fa un gesto con la mano che abbraccia tutta la stanza, come a mascherare l'inquietudine. O a forse implicare che a spaventarla è tutto quanto. "Ho paura per te, Frida. Stai bruciando i tempi. Cosa ti è saltato in testa? Ti ho visto ubriaca marcia, magari eri pure strafatta..", non lo dice come un rimprovero, con il tono della scorsa notte, qui trasuda solo preoccupazione. Poi sospira, questa volta si interpella direttamente a lei, "hai fumato qualcosa, ieri?" chiede, guardandola dritta negli occhi.
Frida abbassa lo sguardo, respira piano e "no" dice. Si sistema la coperta fino a coprirle il mento, i capelli sono ancora bagnati dall'ultima doccia, perché l'odore di vomito era persistente. E "Non ho fumato nulla", conferma, più sicura.
Si sente meglio, un po' più serena. Così allunga una mano, stringe quella di Leah, e fa un piccolo sorriso. Le sono mancati questi momenti quieti, di pace, di condivisione. Le è mancata sua sorella.
E proprio lei, fa "Louis Tomlinson, eh?" con una piccola risata, gli occhi addolciti.
Il sorriso di Frida si allarga e "cosa?", si sistema sul letto a pancia in su, il materasso cigola appena. Appoggia le mani sulla pancia, sorridendo ancora, mentre Leah "ti piace, non è vero?".
Può darsi. Frida non è sicura, perché Louis è strano, ambiguo e anche lunatico. Allora sospira appena, spostando la testa per avere un contatto diretto con gli occhi di sua sorella.
Così "forse" risponde e strizza gli occhi, poi "è fuori di testa, ti giuro. Ci prova un sacco, ma immagino sia normale, che lo faccia con tutte", fa una risata stretta, quasi imbarazzata.
"Già, non è decisamente il genere di ragazzo serio, credo" commenta Leah, stringendosi nelle spalle, "non è che lo conosca, so che è il migliore amico di Harry, mi parla spesso di lui, per questo non mi va che tu ci passi del tempo insieme, sai?"
Frida si solleva con un gomito, lasciando che i capelli le coprano il viso, poi inclina la testa. "Non mi sembra una brutta persona, Louis, voglio dire...E'..- aggrotta la fronte, cercando le parole giuste, - è carino. Non dico che sia uno stinco di santo, ma non mi hai mai forzato a fare nulla. Mi fa ridere, tantissimo", sorride al pensarci, poi fa una pausa e "tu?" domanda.
Leah la guarda con un'espressione curiosa, "ed io cosa?" chiede.
"Harry!" ridacchia Frida, muovendo le sopracciglia con fare ammiccante, beccandosi una gomitata da Leah, che comunque sta sorridendo un sacco.
"Stiamo insieme da poco, domani facciamo un mese," arrossisce e scuote la testa, "e ne ho parlato con mamma, ma volevo aspettare che anche tu fossi d'accordo.."
Frida sbatte le ciglia sugli occhi, la guarda confusa. "Di che stai parlando?"
"Mamma vorrebbe organizzare una piccola cena in famiglia—, s'affretta a spiegarle, — ...invitare Harry qui, sai, per conoscerlo, insomma. E' un bravo ragazzo"
Frida sta in silenzio, questa volta non sorride nemmeno. E' confusa, nemmeno tanto arrabbiata o infastidita. E' che è strano, il modo in cui Leah parla di Harry Styles. Perché con lui a volte ci ha parlato, per modo di dire, insomma. Le viene in mente quella volta, quando stava aspettando Leah a Shoreditch. Della lite tra Louis e Harry, di come il primo lo avesse definito.
Per questo Frida si ritrova a dire, piano, con attenzione: "Sei sicura di conoscerlo bene? Non è troppo poco un mese per capire con chi hai a che fare?"
Leah la guarda con serietà, non ci riflette nemmeno, risponde veloce: "Ne sono certa, Frida"
Rimangono il silenzio entrambe. Una a guardare il soffitto, l'altra a disegnare figure astratte sulla fodera del cuscino.
Poi semplicemente succede.
"Ne sei innamorata?"
Non le risponde subito. Ci sta pensando. Leah sta valutando tutto quanto. La risposta sarà sincera.
"Sì"
Frida non chiede altro.


Ciao a tutte! Come state? Finalmente la storia sta andando avanti e sono tremendamente felice di essere arrivata a questo punto. Perché da adesso in poi succederanno un sacco di cose. Forse per la gioia di chi adora Harry, che da qui lui sarà molto, molto presente per Frida.

Btw spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino, è di passaggio, ed è stato tremendamente difficile da scrivere. Spero di non aver fatto un disastro come al solito.
Fatemi sapere, se vi va. Sarei felicissima di ricevere qualche parere, critica, consiglio, apprezzamento. E niente, grazie ancora a chi legge, a chi non mi ha abbandonata, a chi è presente.
Un abbraccio (:

Erba Cattiva | One DirectionDonde viven las historias. Descúbrelo ahora