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*FINE FLASHBACK*

Newt

Tiro un sospiro che va formare una nuvoletta bianca e fredda davanti a me.
Ormai sono 2 giorni che siamo tutti qui sopra, schiacciati come sardine.
C'é un odore terribile di escrementi e di corpi morti.
Tanti corpi di bambini a terra che nessuno raccoglie.
Tanta voglia di tornare a casa.
Tanta fame, tanto sonno.
Tante persone che hanno ceduto ai pianti, il rumore dei singhiozzi di bambini e adulti.
Dopo due giorni senza mangiare bere o andare in bagno delle guardie salgono sul treno.
In mano hanno delle ceste con dentro del pane e delle bottiglie di vetro con dentro dell'acqua, a vederla da qui sporca.
Piano, i solciano una pagnotta di pane a una persona su cinque, la bottiglia a una su venti.
A me tocca un piccolo pezzo di pagnotta secca, con qualche sorso d'acqua.
Mangio lentamente, so che questo momento non riaccadrà presto.
Il pane ha un gusto orrendo.
L'acqua -avevo ragione- é sporca e fredda.
Finito di 'mangiare' mi siedo di nuovo e cerco di addormentarmi.
Il treno ha solo una piccola finestra, sul soffitto. Non esce alcun raggio di luce dal piccolo foro nel treno, deduco che é sera.
Appoggio la testa alla parete e cerco di chiudere gli occhi.
Cosa impossibile, perché ogni volta mi viene in mente il suo volto.
Il volto di Tommy, il sangue che gli colava dal quel naso leggermente all'insú dopo il mio pugno.
Spero sia salvo.
Spero si sia svegliato sotto quel letto dalle lenzuola a fiori e abbia capito che deve rimanersene al sicuro.
É impulsivo, ma non é stupido.
Spero.

Thomas

*IL GIORNO PRIMA*

mi sveglio improvvisamente, sbattendo la testa contro la rete del letto. Sto ansimando, il naso é incrostato di sangue e...
Dov'é Newt?
Mi alzo cercando di non barcollare e mi siedo sulla grossa branda di ferro.
Mi passo una mano tremolante tra i capelli.
Poi mi ricordo.
Newt si é consegnato.
Lo avrebbe fatto.
Lo sapevo che lo avrebbe fatto.
E io ho lasciato che si consegnasse.
Mi alzo di scatto, ripensando a quello che mi aveva detto prima di andarsene in quei campi di tortura.
Sempre che ci arrivi, alla tortura.
Potrebbe essere già morto.
Ha detto che non sarebbero piú venuti.
Che sarei stato al sicuro.
Che sarei stato tranquillo.
Come faccio a stare tranquillo se la persona che amo di piú in questo mondo é chissà dove, su chissà quale treno, a subirsi chissà quale pena?
Senza sopportarlo corro al piano di sotto, aprendo la porta e sbattendomela alle spalle.
Arrivato mi trovo la zia di Newt davanti.
É seduta sul divano ed é sull'orlo del pianto.
"T-thomas sei vivo..." zia Morett mi vede e le lacrime le scendono veloci sul suo viso quasi anziano.
Si alza di scatto dal divano e si fionda su di me, abbracciandomi e piangendo.
Ha i capelli biondi come quelli di Newt, ma con qualche ciocca bianca.
Io abbraccio la donna a mia volta.
"Thomas... Newt... Lo hanno portato via... Quei mostri" dice tra i singhiozzi.
Cerco di trattenere le lacrime. La disperazione di quella donna.
La mia disperazione.
Newt era tutto quello che avevo.
Ed é tutto quello a cui tengo veramente.
*
Mi ricordo il giorno in cui é arrivato qui in Polonia. Era giusto l'anno scorso, i suoi genitori erano morti e lui, da solo, é venuto fino qui dall'Inghilterra.
non aveva parenti, sarebbe morto presto, niente casa niente cibo.
Anche io sono cresciuto in inghilterra, sono venuto qua a cinque anni, quando mio padre morí.
Quando anche mia madre mi lasciò, incontrai Newt. Era arrivato da appena due giorni ed era uscito di casa sotto commissione della zia.
Lo incontrai per caso, nella panetteria del nostro piccolo quartiere mezzo disabitato.
In lui si vedevano le 'cicatrici' della perdita e del trasferimento.
Quando ci conoscemmo mi disse che ero il primo inglese con cui aveva parlato qui.
Mi riconobbe dall'accento, che conosceva bene.
Cominciammo a fare amicizia e poi venne tutto spontaneo.

*
Mi staccai lentamente dalla donnetta e le sorrisi un po' falsamente.
"Lui... Ce la farà" le dissi, e lei mi guardò negli occhi.
Il suo sguardo era indecifrabile, come quello del bellissimo nipote.
Quegli occhi che non sai se dicono bugia o verità.
Quegli occhi che non sai se sono buoni o cattivi.
Quegli occhi che basta guardarli per innamorarsene.
Color nocciola come quelli del ragazzo che aveva ospitato.
Mi piaceva vederla in questo modo, il nocciola é il colore della speranza. "Non ci resta che aspettare" mi disse Morett, rassegnata, allontanandosi da me e sedendosi sul divano ricco di coperte.
"Ti arrendi cosí? Le chiesi.
Lei si voltò, visibilmente sorpresa.
"Che intendi Thomas?"
Non risposi.
Intendo che lo amo. E che voglio trovarlo, voglio portarlo qui.
Ma non posso dirlo.
"Morett io... Non riesco a stare qui mentre Newt sta rischiando di morire... Tu lo capisci vero?"
La donnetta annuí distratta, con una ciocca bionda che le cadeva distrettamente sugli occhi.
"Lo so lo so. Eravate molto amici, capisco. Ma Thomas, non c'é niente che tu possa fare per lui. Ci resta solo la possibilità di stare qui e fare finta che nulla sia successo"
Il cuore mi sprofondò come in un abisso senza luce.
Le parole di Morett mi avevano colpito in pieno petto.
Come se fossi stato io ad ucciderlo.
Come se volontariamente lo avessi mandato via.
Come se fosse mia la colpa.
Ma lei non lo sa.
Lei non sa cosa c'era.
Non sa come sono andate le cose.

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Spazio autrice
Secondo capitolo bellii
Ditemi se vi piace, io cercherò di aggiornarla il piú spesso possibile.
Ciao💕
-martina

Triangoli Rosa /NEWTMASWhere stories live. Discover now