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Newt

L'aria era fredda, a dir poco ghiacciata mentre con altre centinaia e centinaia di persone viaggiavo su quel treno grigio da ormai dieci ore.
E ci sarei stato ancora per molto.
Le pareti erano fredde come tutto l'ambiente circostante. Era cadente, sembrava potersi spezzare da un momento all'altro. Viaggiavamo veloci, senza cibo né acqua.
Ora sono seduto in un angolo, facendomi piccolo per far stare anche gli altri. Tutti qui per motivi simili o diversi, ma tutti qui per ordine dello stesso pazzo.
Appoggio la testa alla parete lurida, che chissà quante altre persone come me avrà portato.
Su questo treno, se non vuoi morire di ansia o di fame, devi metterti a pensare. Cerco di far svagare la mia mente, ma a poco la paura divorerà anche me.
Mi guardo in giro, ci sono bambini veramente piccoli e anziani, tante ragazze e donne incinte. Ci sono anche degli uomini, tutti spaventati e confusi.
Tutti che si fanno la stessa domanda.
Che ho fatto di male?
Ecco, niente.
Di cosa sono condannato?
Forse a questo so rispondere.
La 'condanna' delle persone che sono qui sarebbe di essere se stessi. Di fare scelte proprie. Tra queste persone ci sono detenuti politici, cioé persone che hanno una propria opinione politica, testimoni di Geova, vale a dire persone che predicano la loro religione, ebrei.
Ebrei cioé gente che 'non ha uno stato proprio' gente che 'rovina lo stato' secondo quella gente che ci ha messi qui.
E poi ci sono quelli come me.
Le persone condannate di amare.
Di amare qualcuno del suo stesso sesso.
Hitler, il dittatore tedesco, odia gli ebrei in primis, ma anche con gli altri non scherza.

Tengo la testa appoggiata al muro. Non puoi piangere qui. Non puoi essere debole.
Devo tornare a casa.
Tornare a casa da lui.
Da lui che mi sta aspettando, da colui che ho cercato di proteggere venendo qui.

*FLASHBACK*

un colpo alla porta.
Un altro piú forte.
Li sento ma faccio finta di niente e torno a guardare Thomas.
Lo fisso negli occhi e sospiro, mentre siamo nascosti sotto il letto della casa di mia zia, dove ora ci stiamo nascondendo.
"Entreranno questa volta" dice Thomas tremando
"Me lo sento"
Io so per certo che é questo il momento.
É tanto che penso di volermi abbandonare a quei soldati e andare al campo, lasciando qui Tommy.
Lui mi guarda come se potesse leggere i miei pensieri.
"No..." sussurra. "...tu non lo farai"
Io respiro profondamente.
"Devo. Se vado loro non torneranno e tu starai qui al sicuro. Non verranno mai piú e potrai stare tranquillo" dico, ma lui scuote la testa.
"No"
"Tommy..."
"No. Non ti lascio andare"
"Prenderanno tutti e due... Non voglio che ti succeda qualcosa"
Lo guardo negli occhi.
Si stanno facendo lucidi e rossi.
"Non piangere Tommy" dico accarezzandogli dolcemente la guancia.
Un altro colpo. Stavolta piú forte.
Una voce urla al piano si sotto. Riesco solo immaginare alcune parole, come 'so che siete lí' o 'vi vengo a prendere'
Thomas mi prende la mano.
"Ti prego non andare. Rimani con me"
Ecco che le lacrime cominciano a rigargli il viso angelico, quegli occhi cosí scuri che mi pregano di restare. Un colpo piú forte.
Devo salvare Thomas. Devo fare in modo che non lo prendano.
"Scusa Tommy, perdonami ti prego, pensa a me e ricorda che ti amo"
Poi stringo la mano a pungo e gliela tiro dritto sul naso.
Lui barcolla sorpreso e si poggia a terra poco gentilmente, chiudendo gli occhi svenuto.
Una lacrima minaccia di scendere e io la ricaccio indietro.
"Ti amo, ricordalo sempre" sussurro e scivolo fuori da sotto il letto.
I tonfi si fanno piú frequenti, rimbombando in tutta la casa. Scendo le scale veloce e mi avvicino tremando alla porta di casa.
La apro facendomi coraggio e mi trovo davanti due uomini, visibilmente tedeschi, vestiti in militare con i fucili puntati contro il mio corpo apparentemente esile.
Uno di loro mi fa cenno di uscire di casa, dicendo qualcosa in una lingua che non capisco.
Poi quello piú alto dei due mi fissa negli occhi e in un inglese un po' impacciato dice:"Ci sei solo tu?"
Io annuisco sicuro.
Quei due sembrano credermi, non fanno una piega e mi prendono per un braccio, trascinandomi lontano da quella casa ormai vecchia.
Lontano dalla mia vita.
Lontano da lui.

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Spazio autrice
Ecco il primo capitolo della mia nuova storia, ditemi se volete che la continui :)
-martina

Triangoli Rosa /NEWTMASDove le storie prendono vita. Scoprilo ora