Parte 1 l'amica

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1. L'amica

Quando è squillato il telefono stavo pensando ai miei sogni di bambina, a quando immaginavo che crescendo sarei stata come una di quelle donne da telefilm americano, complicata, completamente assorbita dalla vita professionale e con una vita privata ai limiti della schizofrenia..

Non è andata così, ho una vita privata piena di amore, ed una vita professionale ai minimi storici. Tre quarti della mia giornata è assorbita dalle mie figlie la scuola, le attività sportive, le amichette, le feste di compleanno e le mamme tante mamme.

Mentre sentivo Claudio parlare, ho cominciato a realizzare che era un'ora insolita per il telefono, ci stavamo preparando per uscire, la scuola il lavoro, l'inizio frenetico di una normalissima giornata della mia famiglia. Perché chiamare alle 7 del mattino, "Si ho capito, in quale reparto..." .

OSPEDALE, qualcuno ci stava chiamando per informarci che era in ospedale, mi sono avvicinata a Claudio e gli ho chiesto "i miei genitori ?", fatta la domanda ho smesso di respirare per un tempo infinito, il tempo che è intercorso fra il suo sguardo e quel lento, lentissimo movimento della testa con cui mi ha detto di no; l'ho guardato perplessa e lui, continuando ad ascoltare la voce al telefono, muovendo le labbra mi ha detto "Daniela". Si trattava di Daniela, era Lei in ospedale, ho ripreso a respirare, non si trattava dei miei genitori.

Ma perché Daniela era in ospedale e perché avvisarci alle 7 del mattino.

Cosa sia accaduto tra quella riflessione ed ora, non saprei dirlo con precisione.

Sono in ospedale, Daniela ha tentato il suicidio, l'ha trovata la signora delle pulizie, l'hanno salvata per i capelli, ora è fuori pericolo, sedata. Giorgio è a Parigi per lavoro e quando lo hanno avvisato ha chiesto di chiamare noi ,sta rientrando a Roma, o meglio ci sta provando, l'aeroporto parigino è fermo a causa di una tempesta di neve.

Continuo a sentirmi in colpa verso Daniela, per aver provato sollievo quando ho capito che non si trattava dei miei genitori. Continuo a non capire i discorsi dei medici, stanno sfilando a turno e mi parlano convinti che sia la sorella di Daniela, ma mi parlano di cosa?.

"Signora ? Signora ? Signora può entrare, può andare da sua sorella ... le farà bene, sua sorella ha bisogno di sentirla vicina, sono convinta che può sentirla ..." l'infermiera mi prende delicatamente per un braccio e mi accompagna dentro la stanza da Daniela.

Siamo amiche da tutta la vita, ci siamo conosciute in prima elementare e non ci siamo più lasciate, eppure in questo momento non riesco a ricordare il suo volto. La vedo bianca come il marmo, occhi chiusi immobile in un letto di ospedale con dei fili che escono ed entrano, e lo sa che odio gli ospedali -Perché mi hai portato qui-.

"Dov'è la mia bambina ? dov'è ... ditemi dov'è la mia bambina..." "Signora si calmi...".

Sta facendo la sua entrata tua madre, bella come al solito, plateale più del solito.Tua madre per me è un faro nella notte, ogni volta che ho dubbi con le mie figlie, mi chiedo cosa farebbe Lei e faccio l'esatto contrario. Credo che poche persone al mondo abbiano meno senso materno di Lei, è riuscita ad avere 3 figli ed a non farsi scalfire dalla questione minimamente. Non l'ho mai vista con un capello fuori posto o un capo non abbinato, non ti ho mai sentito, chiamarla mamma solo rigorosamente Angela, non l'ho mai vista sgridarti ma neanche mai darti un bacio. Semplicemente non c'è mai stata, fa le sue apparizioni, catalizza le attenzioni dei presenti, pronuncia quelle due o tre parole giuste per distruggere la tua autostima e poi se ne va, a vedere una mostra imperdibile, una sfilata strepitosa o qualunque altra cosa possa nutrire il suo famelico Ego.

Pensavo cheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora