Capitolo 2

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E' sabato mattina e io sono a scuola in trepidante attesa che l'ultima ora giunga al termine. Sospiro con aria sognante al solo pensiero che stasera andrò al mare con Omar e gli altri. Già mi immagino a fare a gara con Omar a chi beve di più tra noi due.

-Le imprese possono essere sia di persona che per azioni... -

La voce del professore di diritto mi ridesta dal mio sognare ad occhi aperti. Tanto per non farci mancare nulla, all'ultima ora abbiamo il docente di diritto: avvocato penale che adora il suo lavoro e per questo motivo ci spiega tutti gli argomenti nel modo più dettagliato possibile. Detta così è una cosa positiva, la parte negativa della questione è che le sue lezioni sono estremamente noiose. Sbuffo sonoramente e appoggio rassegnata la testa sul banco. Il tempo sembra non passare più. Ad un certo punto alzo la testa dal banco e guardo Anna, la mia storica compagna di banco, che sta disegnando sul foglio su cui prima stava prendendo appunti.

-Anna, sai che ore sono? Non ne posso più... -

All'udire le mie parole si gira verso di me e guarda l'ora sul cellulare.

-Sara non lo vuoi sapere, fidati... -

Annuisco e sconsolata mi rimetto come prima. Ad un certo punto sento il fastidioso suono della campanella rimbombare per l'aula e mentre apro gli occhi di scatto tiro su la testa dal banco. Mi sono addormentata. Per qualche secondo guardo Anna, che quando nota che mi sono svegliata mi sorride e mi scompiglia affettuosamente i capelli. Le sorrido e dopo essermi stiracchiata, velocemente infilo il libro di diritto nella borsa per poi dirigermi con passo svelto al di fuori dell'aula. Impreco sotto voce. Ma sarà mai possibile che tutti i santi giorni, uno per uscire da questo buco di scuola debba fare a botte?

Dopo una decina di minuti di spintoni vari riesco a uscire da quella catapecchia. Oggi è una bella giornata di metà maggio: il cielo è di un azzurro intenso, macchiato da qualche nuvola e i caldi raggi del sole rendono la temperatura piacevole. Mentre metto le cuffie alle orecchie un sorrido si dipinge sulle mie labbra. Stamani sono di buon umore, oserei dire felice. Sarà perché ieri sera in casa la situazione è stata stranamente tranquilla...

Quando sento la suoneria del cellulare alzo lo sguardo dal libro di italiano e senza neanche controllare il display rispondo.

-Sara alle venti fatti trovare sotto casa tua, va bene? –

Non faccio in tempo a dire una parola che la voce squillante di Omar mi arriva alle orecchie. Sorrido, lui è sempre di buon umore, beato lui...

-Ok, ci vediamo da me dopo. Ah, chi viene a Marina con noi? –

-Dei miei amici... dai che è tardi e mi devo preparare, a dopo scema. –

E riattacca senza neanche darmi la possibilità di controbattere. Odio quando fa così. Aspetta un secondo, ha detto che è tardi, che ore sono? Quando guardo l'ora e vedo che sono le diciotto mi prende un mezzo infarto. Cazzo! Oggi pomeriggio il tempo è volato! Appena uscita da scuola ho pranzato con la mamma al ristorante e quando sono rincasata ho iniziato a studiare italiano fino alla telefonata di Omar. Impreco ad alta voce un paio di volte e lancio con poca delicatezza il cellulare sulla scrivania. Devo prepararmi in tempo record.

Velocemente mi faccio la doccia e asciugo la mia folta chioma di ricci. Da quando mi sono fatta tagliare i capelli ci impiego pochissimo tempo ad asciugarli ma, essendo abbastanza corti, in compenso assomiglio ad un barboncino. Una volta asciugati i capelli passo alla fase trucco. Amo truccami in modo ricercato, ma oggi avendo poco tempo a disposizione decido di fare qualcosa di semplice: mi metto un po' di fondotinta sul viso come base, una passata di mascara sulle ciglia e un velo di rossetto color ciliegia sulle labbra. Ok, anche questa è fatta, ora devo solo decidere cosa indossare.

Dopo essermi fiondata nell'armadio e averne provato tutto il contenuto, ho deciso di indossare un paio di jeans, un top nero svolazzante e un paio di stivaletti neri con un po' di tacco. Mi guardo velocemente allo specchio e faccio una smorfia. Odio essere ingrassata così tanto, avrei desiderato indossare un paio di shorts a vita alta e un top corto. Sospiro. Vabbè non ho tempo per farmi delle paranoie, mi devo sbrigare perchè tra poco passa Omar a prendermi e io devo ancora finire di prepararmi.

Sono circa dieci minuti che vago per la mia camera, come un'anima in pena, intenta a cercare il cellulare perché non mi ricordo dove prima l'ho appoggiato, quando sento la porta di casa aprirsi. Normalmente quando un genitore entra in casa lo senti salutare, invece nel mio caso si sente mia madre che insulta pesantemente il suo compagno.

-Sei solo un puttaniere! Bello il culo della biondina al bar, vero?! Mi fai proprio schifo! –

Lui come al solito si limita a sbuffare, senza degnarla di una risposta.

Prima di andare in sala per salutarli chiudo gli occhi per qualche secondo e respiro. Devi stare calma, vedrai che stanno soltanto litigando, lei non avrà bevuto, sarà solamente incazzata per qualcosa che avrà detto o fatto quell'idiota. Continuo a ripetermi nella mente queste frasi, quando sento la voce di mia madre.

-Ciao Sara! –

Dal tono di voce mi sembra tutto tranne che sobria. Ok, non devo giudicare prima di averla vista. Pensato ciò mi decido ad andare da quei due, ma la scena che mi si presenta davanti mi fa bloccare come una deficiente in mezzo al salotto. Mia madre barcolla mentre si toglie il giubbotto di pelle e lo appoggia malamente sul divano di pelle bianca. Faccio finta di niente, non ho voglia di litigare con lei sta sera, voglio uscire e divertirmi, come una diciottenne normale. Sospiro e faccio il sorriso più finto che mi riesce.

-Ciao mamma... tra dieci minuti esco. –

Quando sente la mia frase si gira verso di me e mi guarda.

-Non me lo avevi detto! La smetti di fare quello che ti pare senza mai chiedermi il permesso? –

-Ma se te l'ho chiesto ieri sera! Mi hai addirittura detto che faccio bene ad andare al mare e che ci volevi venire anche tu! –

- Ragazzina non sono rincoglionita, le cose me le ricordo molto bene! E con chi vai al mare si può sapere?! –

- Vado a Marina di Ravenna con Omar e le altre. Nessuno ti ha dato della rincoglionita, ma se non ti ricordi le cose non è di certo colpa mia! –

Mi sto innervosendo, non è possibile che tutte le volte che io le dica qualcosa lei non se lo ricordi e per giunta la colpa poi è la mia. Ma che colpa ne ho io se non si ricorda mai un cazzo?

-E Omar chi è? Comunque tu non ci vai, così impari a non chiederle prima le cose! –

- Cosa? Non è colpa mia se a forza di bere il tuo cervello è andato a puttane! Io sta sera esco e non me ne frega nulla se a te non va bene! –

Appena sente queste parole inizia ad offendermi. Strano direi... Quando mai lei riesce a parlare senza offendere qualcuno? È l'unica cosa che sa fare, oltre che a bere ovviamente...

-Non osare mai più rivolgerti a me così deficiente che non sei altro! Per prima cosa, io non ho bevuto, al massimo quella ubriaca sarai tu! Sei te quella che alla sera va a bere con i suoi amici, non io! E poi tu non osi uscire di casa sta sera. Sono stata chiara? –

- C'è differenza dal bere UNA birra e finire quasi in COMA ETILICO come qualcun altro! Chi era ridotta come una merda due settimane fa?! Pensa quello che ti pare, io esco! –

Detto ciò vado in camera mia per prendere la borsa e il giubbotto di pelle, in modo tale da poter andarmene da questo inferno. Mentre mi chiudo la porta alle spalle gli insulti di mia madre rimbombano nel corridoio. Che vada a fanculo, mi fa schifo. Ma una persona si potrà ridurre sempre così? Ma non se ne accorge che tutti la considerano una feccia? Non si accorge che sua figlia è schifata da lei?

Con questi pensieri aspetto che Omar mi passi a prendere.



Posso io essere felice?Where stories live. Discover now