Capitolo II

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Qui nomino due miei amici, ma ovviamente i nomi sono cambiati. Sia mai che loro leggano 'sta storia...
Il discorso sul latte caldo l'ho preso da 'Star Trek: The Next Generation' nella puntata 'Sonni Pericolosi'
Per quanto riguarda la zuppa Plomeek, se volete vi do una valida ricetta della versione terrestre. Non l'ho ancora assaggiata, ma ho letto molti commenti positivi, al riguardo. Se volete, vi appunterò anche la ricetta dei fagioli alla Bones con tanto di variante vegetariana.
Un bacione,
Shetani





He treated me no differently from anyone else. He accepted me for what I am. And that, I have learned,is friendship.
[Data parlando di Geordi LaForge]

"Ma dov'è il mio caffè!?!" chiese il biondo, tra lo spazientito e l'implorante.
Okay, da qualche giorno vi era un'influenza piuttosto contagiosa e buona parte del personale ne era infetto, l'Infermeria era piena dei malati più gravi e le infermiere e i dottori andavano da un alloggio all'altro, ma era così complicato bere il proprio caffè mattutino?
Evidentemente sì.
Ma poi il turboscensore si aprì e gli venne portato un bel caffè fumante.
"La ringrazio signor... uh, signorina!" ringraziò Kirk riconoscendo solo ora quella che da una settimana era loro ospite.
Shetani, con quei corti capelli castani, il fisico robusto e veramente poco femminile e con addosso un'uniforme da attendente maschile, era facilmente confondibile, appunto, con un maschio.
"Come mai da queste parti?"
"Volevo rendermi utile e ne ho approfittato per imparare una volta per tutte ad usare quel dannato aggeggio che è il replicatore. Non so quanta roba sana possa sfornare, però"
"Parla come McCoy, sa?" sorrise Jim.
"Scotty a plancia"
"Qui Kirk" rispose il Capitano, premendo l'apposito pulsante sulla poltrona.
"La Flotta mi ha inviato le schede di alcune migliorie per i motori, dovrebbe dar loro un'occhiata e firmare il rapporto"
"A lei sembran buoni?"
"Ayè Sir!"
"Allora firmerò al più presto. Arrivo subito. Kirk chiudo" disse, spegnendo la comunicazione. "Shetani, a lei il comando"
"C-cosa?" chiese lei. "Sta scherzando, vero?"
"No" ribatté Kirk alzandosi e indicandole la poltrona.
"Ma non ho mai guidato una nave spaziale! È già tanto che sappia usare la bicicletta!!!"
"Confido in lei: è una nostra grande fan, giusto?" concluse lui, sparendo nel turboascensore.
"Ma... ma... Spock, lei converrà con me che è alquanto illogico..." provò a salvarsi lei.
"Il Capitano non metterebbe mai a repentaglio la nave e l'equipaggio, quindi si sieda, Shetani"
Titubante, la giovane si sedette.
Doveva ammettere, però, che star seduta lì le donava una sensazione di gratificazione e appagamento.
"Signorina" l'avvertì il Timoniere, "i sensori hanno rilevato un grosso asteroide dinanzi a noi. Siamo però troppo vicini per scansarlo. È apparso sugli schermi solo ora, era nascosto da una nebulosa"
Uh. Bene, il senso di appagamento se n'era andato. Perché devono succedere tutte a me? pensò.
Dopo qualche secondo di riflessione, la donna pronunciò: "Signor Sulu, qual è la circonferenza dell'asteroide?"
"Diametro di quaranta metri, signorina"
"Armi i Siluri e agganci il bersaglio. Quanto tempo all'inpatto?"
"Attualmente, a curvatura cinque, cinquantasette secondi"
"Curvatura due"
"Eseguito. Bersaglio acquisito. L'asteroide si avvicina ugualmente"
"Fuoco"
"Fuoco!"
Quando il bersaglio fu raggiunto dai siluri, la nave subì solo una lievissima scossa prodotta dall'onda d'urto.
"Signor Chekov, rapporto danni"
"Nessuno, tranne qualche insignificante graffio"
Shetani tirò un sospiro di sollievo.
"Ottimo lavoro, per essere la sua prima volta" si complimentò Hikaru. Pavel annuì.
Emozionata, la giovane sorrise, il cuore che le galoppava nel petto. Beh, a conti fatti, al momento calcolava di esser più brava in questo che ad andare in bicicletta.
Beh, dai, si disse, esser nerd non è poi così inutile!
"Eccellente risultato"
"Nonostante questo, Spock, mi rammenti di sgridare il Capitano. Se mai ci sarà una prossima volta, non son sicura di riuscire a gestire la situazione"
"Logico, dopotutto ha solo diciassette anni"
"Eh"
Per quanto felice fosse per esser riuscita in quella semplice manovra, doveva ammettere che Jim era stato alquanto istintivo e poco saggio. Certo, il suo istinto non lo aveva mai tradito, sapeva quanto lei conoscesse su di loro grazie alla serie televisiva in voga negli anni sessanta del suo Universo, però era stato comunque avventato.
Nonostante i sensori non avessero segnalato alcun pericolo, all'inizio, aveva errato ad affidarsi troppo a lei: e se invece che un asteroide si fosse presentato uno sparviero Klingon? Sarebbe riuscita a tenere in mano le redini della situazione?
Forse no, forse avrebbe dovuto farsi sostituire da qualcun altro, magari sprecando secondi preziosi.
Con l'azzurro sguardo, setacciò lo Spazio dinanzi a se, meravigliandosene perché dopo una settimana non c'era ancora abituata. Era impossibile, secondo lei, abituarsi ad un qualcosa di monotono e mutevole al tempo stesso, a quel freddo che però ti riscaldava il cuore.
Glielo avrebbe chiesto, a Kirk, se c'era abituato, era insaziabilmente curiosa.
Immersa completamente nella meraviglia, non s'era accorta del ritorno del Capitano.
"Si sta bene, lì, eh?"
"Oh, scusi, io..." balbettò lei, facendo per alzarsi.
"Stia pure lì, se lo merita. Ha fatto un'ottima manovra, poco fa"
"Fortuna, Capitano, solo fortuna"
"Troppo modesta" s'intromise Chekov, "Sapeva esattamente cosa fare, se si arruolasse nella Flotta, sarebbe un ottimo Capitano, mi fiderei a servirla"
"Ehy, non mi rubi l'equipaggio" scherzò Jim, dandole una pacca sulle spalle. "Avevo ragione a confidare in lei!"
"Bah..."
Cedette il posto a chi veramente spettava, Shetani, guardò Jim e, dal suo sguardo, capì che no, alla bellezza dello Spazio non c'era neanch'ora abituato.

Fu la prima ad arrivare alla Mensa.
Nonostante fosse circondata da persone fantastiche, alle volte il suo lato solitario aveva la meglio, così sospirò, lieta del silenzio della stanza, incrinato solo dalle fusa dei motori.
Scotty le aveva detto che non erano ancora riusciti a capire come fosse capitata lì e che quindi non sarebbe potuta tornar a casa, per il momento.
Non che a lei dispiacesse essere lì, però iniziavano a mancarle i suoi animali, specialmente i tre gatti e la sua ratta domestica dal bel manto biondiccio, gli occhi rossi e di nome Penny. Poi sentiva la mancanza dei suoi due migliori amici: Mattew e Dalia – colei che Shetani amava da beh due anni.
Doveva ammettere che anche la sua famiglia gli mancava, nonostante pensasse di odiarli prima di ritrovarsi a vivere un sogno divenuto realtà – perché dai... un sogno di una settimana intera? – e quasi le dispiacque non poter tornare da loro.
Specialmente, però, le mancavano i propri fumetti e i propri libri. Non che attualmente avesse molto tempo per leggere, dato che si era autoinvitata a fare l'attendente del Capitano nonostante la febbre che circolava sulla nave fosse quasi totalmente debellata.
Si sfregò la sella del naso con le dita, andò al replicatore e si fece un bel bicchierone di acqua fresca. Lo bevette a più riprese, maledicendo in ogni modo possibile il mal di testa che da alcune ore la tormentava con prepotente insistenza.
Beh, pensò, mancano dieci minuti al pranzo, vedo se McCoy può far qualcosa, non ne posso più.
A passi decisi, si avviò verso l'Infermeria, in barba al suo carattere spesso solitario.
L'Infermeria era meno brulicante di com'era stata all'apice dell'epidemia – nulla di grave, per fortuna – non a caso il CMO la visitò subito.
"Cos'ha? Sono le costole?" chiese McCoy esaminandole l'addome con la Sonda Medica e con un tono di voce pratico.
"No, dottore. È un'orrida emicrania"
"Da quanto la tormenta?"
"Poche ore. Ma ora che ci penso sono un paio di giorni che ne ho un filo"
"Dorme, la notte?"
"Non molto"
"Da quanto soffre d'insonnia?"
"Da anni, a periodi"
"A che ora si addormenta?"
"Verso le quattro, solitamente. Ma ora che 'lavoro' mi addormento verso le una. Però dormo comunque male"
"Tenga, prenda questo, prima di andare a letto"
"Cos'è?"
"Una bevanda a base di latte caldo"
"Latte caldo?"
"Sì, il calore attiva la serotonina presente nel latte e funge da sedativo naturale"
"La ringrazio, dottore"
"Dovere. Se ha altri problemi, non esiti a venire qui" disse Bones dirigendosi subito da un malato. "Ah, si ricordi che alle quattro c'è il richiamo del vaccino per questa influenza!"
Facendo spallucce, non proprio entusiasta del richiamo, Shetani tornò in mensa.
Quando arrivò, fu invitata a sedersi accanto alla bellissima Nyota.
"Vi dico che è russo!" disse seccato Pavel.
"Che succede?"
"Oh, Shetani, lo faccia esplodere come ha fatto con l'asteroide!" pregò Scotty, anche lui reso partecipe del 'grande evento'. "Questo zuccone è convinto che il Bourbon sia di invenzione russa"
"Col cavolo che è russo!" esclamò un esausto McCoy. "Pensi che preparerei i miei fagioli con della brodaglia russa?" lo prese in giro.
"Ma..."
"Arrenditi, Pavel" consigliò Sulu, ma l'altro riprovò a ribattere, forte delle sue convinzioni, e mentre Shetani faceva un po' di spazio al medico, il giapponese infilò in bocca al russo un pezzo di pane, giusto perché stesse zitto.
Risero tutti, Pavel compreso, e Shetani si sentì bene come non mai, si sentì a casa – lei, che non si sentiva così nemmeno a casa propria.
Alla sua nuova famiglia, notò lei, al momento, due persone mancavano all'appello: Spock e Kirk.
Ora, lei non presupponeva nulla, ignorava totalmente il suo 'senso di slasher' persino quando i due si guardavano negli occhi intensamente dinanzi a lei, però quella mattina, durante il turno beta, i due sembravano non andare d'accordo e, dannazione, lei non riusciva a non paragonare il comportamento di Jim a quello di una moglie offesa o forse addirittura isterica.
Si impose di non pensarci e continuò a mangiare il proprio piatto.
"Ma come fa a mangiare quella brodaglia?" chiese Bones riferendosi alla zuppa Plomeek.
"La cucina vulcaniana mi ha sempre incuriosita, come tutta la loro cultura"
"Ah, siam messi bene. Non le andrebbe una bella bistecca?"
"Sono vegetariana"
"Certe volte ho la tentazione di controllarle le orecchie!"
"Me lo dicono spesso" sorrise lei. Era vero, spesso si comportava a guisa di vulcaniano, e non da tutti era vista di buon occhio, questa sua abitudine naturale.
"Ma noi le vogliamo bene lo stesso" aggiunse il dottore, stringendole le spalle con un braccio e tirandosela contro.
Shetani riprese poi a mangiare, ascoltando il vociare degli amici, beandosi della dolce litania canticchiata da Nyota, chiedendosi, non per la prima volta, cos'avesse mai fatto di tanto strepitoso per meritarsi tutto ciò.
Poi, però, la sua attenzione fu attirata dall'entrata in scena di Jim. Con rapidi passi, sfrecciò verso il replicatore e si sedette al tavolo con una bella porzione di petto di pollo con patatine fritte.
"Jim!"
"Oh, ti prego Bones! Non ne posso più di quel suo piano per farmi morire di fame che chiama dieta!" sorrise il biondo.
Shetani lo spiò di soppiatto, notando particolari che solitamente aveva lei: una strana luce negli occhi, un sorriso che a lei risultava palesemente tirato, la risata un po' troppo calcata.
Sorrise tristemente, lei, sapendo quanto l'umorismo fosse un ottimo modo per nascondere il dolore.
Quante volte lo aveva fatto, lei, dopo essersi asciugata le lacrime, se il suo controllo emotivo cedeva? Tante. Troppe. Troppe per soli diciassette anni di vita.
Aveva detto di volersi rendere utile, giusto?
Guardò di nuovo Jim e sì, si promise di aiutarlo.
Perché nessuno come lei poteva capire chi, come il Joker, magari, si obbligava a sorridere con la Morte dentro.

Il turno beta sembrò non finire mai.
Certo, non v'erano forme di vita sconosciute o klingoniani che tentavano di farli fuori, non v'erano avarie al motore e nessuno aveva alzato la voce, ma in plancia l'aria era così colma di tensione che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. E forse il coltello si sarebbe rotto.
Quella tensione era stata notata da Shetani quando, all'inizio del turno, Jim era entrato in plancia e Spock non aveva pronunciato, con un tenue sorrisino vulcaniano, il suo solito "Benvenuto, Capitano".
Uh.
Quando gli aveva portato il caffè, aveva notato che Jim era fin troppo serioso. Lui l'aveva ringraziata e gli aveva lanciato un sorriso piuttosto frettoloso e tirato
Tanto non me la dai a bere, pensò lei, ricambiando comunque il sorrisino.
Le seguenti ore passarono nel silenzio più totale e finalmente il turno beta terminò.
Spock seguì Jim con lo sguardo ma non lo raggiunse nel turboascensore, cosa che invece fece Shetani.
Aveva atteso per ore questo istante, per poter alleviare l'evidente frustrazione – e forse addirittura dolore – del Capitano, e per poter parlare con qualcuno che, forse, era nella sua stessa situazione sentimentale. Eppure tra di loro regnava il silenzio, un silenzio imbarazzato e impacciato.
Si avviarono poi verso gli alloggi e la ragazza stava per pronunciarsi quando Jim le chiese, mogio mogio: "Le... le va una chiacchierata?"
"Uhm. Va bene, volentieri"
Entrarono nella cabina di Kirk ed era più carina di quanto lei la ricordasse, di quanto apparisse nel piccolo schermo. L'arredamento era essenziale, tipico di uno stratega, eppure immensamente famigliare.
"Jim, posso porle una domanda personale?"
"Sì"
"Ho notato una certa... tristezza, nel suo sguardo. Non voglio ficcanasare nei suoi affari, ma se vuole parlarne, sono la classica eterna single a cui chiedere consigli..."
Titubante, il biondo molleggiò il proprio peso sui talloni, inspirò ed espirò lentamente e si morse il labbro inferiore. Diamine, sembrava un ragazzino alla prima cotta...
"Sono disturbato dalla presenza del signor Spock, in questi giorni"
"Un litigio?" investigò Shetani.
"No, non è niente. Solo... ho sentito molte ragazze parlare di lui, di quanto fosse bello, anche e soprattutto l'infermiera Chapel e, boh, mi infastidisce... ecco tutto"
"Ne è innamorato?"
"Eh? No, io..." balbettò lui, arrossendo.
"Jim, è inutile nascondere ciò che è palese"
"Il problema è che lui è così scostante!" iniziò a sfogarsi James, "E ogni volta che le nostre mani si sfiorano mi sento fulminato e... e io ci provo, dannazione! Ci provo a dimenticarlo, ad innamorarmi di qualche ragazza! A volte sembra funzionare, ma quando le bacio, anche se son forte delle mie ragioni, finisco per pensare a lui, per sentirmi in colpa..." Un sospiro. "E... e non so cosa mi ha fatto ma... ma dopo quella disavventura su Vulcano, dopo quella faccenda di T'Pring o come si chiama... lo sento sempre qui..." concluse a voce bassa, indicandosi il petto. "Non so che diamine mi abbia fatto... penso che lo senta anche lui, ma lo ignora..."
Shetani sorrise, capendo subito il 'problema'.
Alle ragazze di EFP piacerebbe, 'sta chicca, pensò.
Cosa poteva fare? Rivelargli ciò che sarebbe accaduto in fututo? La palese dichiarazione e accettazione da parte di Spock che sarebbero accadute solamente in una certa Infermeria ai tempi di V'Ger?
Partendo dal presupposto che vengo da un Universo Parallelo, si disse, non posso 'spoilerare' il 'futuro' o rischio di provocare seri danni.
Però... però la tentazione c'era, oh, se c'era... Aveva sempre amato fino all'estremo i personaggi di fantasia, specialmente quelli di Star Trek, e ora li amava ancora di più, ora che poteva toccarli, conversarci, conoscerli veramente.
E c'era una dolcezza infinita nell'angoscia di Jim. Lei lo sapeva già che non era un uomo 'da una botta e via', che i suoi sentimenti erano veri, ma era ancor più bello averne la prova lì davanti.
"Posso dirle solo una cosa, Jim" proferì lei, attirando la sua attenzione, "un giorno Spock capirà"
"Quando?"
"Un giorno..."
"Un giorno"
"Jim, ci son cose che nemmeno un sorriso può nascondere. E le parlo da amica, non da ammiratrice. Ne parli, okay? Ne parli e si liberi"
"E lei?"
"Non è nella mia natura farlo"
"Nemmeno nella mia, si può dire. Ma se mi sono fidato io di lei, credo che lei possa fare altrettanto..."
E così Shetano parlò.
Parlò di Dalia, di quanto la trovasse perfetta nelle sue imperfezioni, di quanto la trovasse estremamente immatura – perché s'innamorava in pochi attimi anche di totali sconosciuti, perché si era autoconvinta di essere lesbica, perché dell'amore, forse, non sapeva nulla, perché sapeva dell'amore di Shetani ma lo ignorava, e le raccontava le vicissitudini del proprio cuore – e di quanto si ritenesse stupida.
Sì, Shetani si sentiva stupida perché forse, nel suo essere sempre stata single, aveva avuto modo di studiare quel 'semplice sentimento', perché amava all'antica, lei, fregandosene dell'aspetto e guardando l'Anima.
E perché, forse, vedeva l'Anima intricata di Dalia come un fenomeno da studiare, un enigma da risolvere.
"Non sei stupida" le disse Jim, asciugando quelle due sole lacrime che lei si lasciò sfuggire, "sei solo tu"
Sollevata, estremamente, finalmente, abbracciò l'amico e, una volta tornata nel proprio alloggio, iniziò a scrivere una lettera.
'Caro Jim,...'

Mi accontento di sognare...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora