Chapter 2 - What the hell is going on?

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Tornare alle origini per Kelly è stato davvero facile. È come se quel bacio per lui non ci fosse mai stato. È come se quella notte per lui fosse stato il nulla. Eppure c'è stato. È stato come toccare il cielo con un dito, per poi precipitare giù senza paracadute. Ho deciso, infatti, di cercarmi un'altra casa ma finchè non la troverò, starò nello stesso appartamento che condivido con Severide.

Il turno del lunedì è finito, in caserma è tornata la pace quindi si decide di andare a festeggiare al Molly's come ai vecchi tempi. Sono seduta al bancone, in compagnia di Herrmann e Otis, bevendo un bicchiere di scotch. Ho perso il conto di quanti ne ho bevuti in realtà e ho perso di vista anche Kelly. Una voce abbastanza stridula raggiunge il mio orecchio. "Kelly". Urla quella voce. È davvero snervante. La persona che prima era di fianco a me, coprendomi la visuale, si alza e se ne va. Davanti a me si presenta uno spettacolo davvero deplorevole, l'amica di Brett, Hope, sta facendo un visita dentistica a Kelly. Mi viene da vomitare. La prima volta che ho visto questa tizia, l'ho inquadrata subito. Alta, bionda, seno in mostra e viso da falsa. I due si prendono per mano ed escono ridendo. Bevo tutto d'un sorso il contenuto del bicchiere, lo appoggio abbastanza rumorosamente sul bancone, prendo la borsa e li seguo, a passo veloce, fuori dal bar.

Rimango congelata in mezzo alla strada. Un'altra scena davvero raccapricciante si para davanti ai miei occhi: lei spalmata contro la macchina di lui e lui che la tocca dappertutto, baciandola. Questa volta davvero sto per vomitare. "Cosa stiamo guardando?". Mi volto, da dove viene la voce, è Peter Mills. "Non spuntare alle spalle di un soldato, potrebbe finire male". Lui annuisce, convinto dalle mie parole. In un attimo capisce anche dove punta il mio sguardo, così mi afferra il polso e mi trascina dentro il locale, ignorando le mie proteste. "Sai cosa dobbiamo fare?". Alzo un sopracciglio, non capendo dove vuole arrivare. Fa un gesto della mano a Gabriela e lei gli passa una bottiglia. "Tequila". Sussurra, divertito. So già che domani mattina me ne pentirò amaramente.

Mi sveglio dai colpi dati alla porta, aspetta un attimo. Come ci sono arrivata a casa? Mi giro dall'altra parte, cercando di ignorare l'intenso bussare. Il mio sguardo viene catturato da un biglietto bianco, un bicchiere d'acqua e due pastiglie bianche. Afferro il pezzo di carta e leggo quello che c'è scritto. - Forse la tequila non è stata un'ottima idea. Ci vediamo al lavoro. Herrmann Xx – Ecco chi è il mio salvatore. Prendo le due pasticche che ci sono sul comodino, con un bel sorso d'acqua. mi accascio di nuovo nel letto, coprendomi con la coperta fin sopra la testa. Sto per addormentarmi quando i colpi alla porta ricominciano. Mi alzo sbuffando dal letto e vado verso la porta. Con un gesto secco la apro, ma appena vedo chi è la richiudo subito. "Vattene". Grido, alla persona dietro la porta. Senza problemi Kelly la apre, ed entra nella mia stanza. "Hai bevuto tanto ieri sera". Mi avvicino con aria minacciosa a lui, ignorando il pulsare della mia testa. "Non sei mio padre, quindi vai fuori dai piedi". Lo spintono più volte, fino a raggiungere l'uscio della porta. Gli sorrido gelida e gli sbatto la porta in faccia.

Esco dalla palestra in tempo per raggiungere la caserma e per fermarmi al museo dell'accademia. Giusto per salutare la mia amica e commemorare gli eroi di Chicago. Mi siedo sulla panchina di legno, posta davanti alle teche di vetro dove sono conservate tutte le spille, tra cui quella di Leslie. Ricordo il suo primo giorno in caserma, come se fosse ieri. Si presentò con una scatola di ciambelle glassate e subito Mouch la prese sotto la sua ala protettrice. Ci siamo conosciute quando ero ancora di turno sull'ambulanza, poi si erano uniti Gabriela e Kelly al gruppo. Il tempo scorre velocissimo ed è ora di andare in caserma.

Arrivo giusto in tempo per iniziare il turno, quindi metto via il borsone e raggiungo gli altri per iniziare con l'inventario delle attrezzature del camion 81. Saluto i ragazzi e mi metto a lavoro. Mentre svolgo il mio compito, mi guardo intorno per cercare Kelly, ma non lo vedo da nessuna parte quindi deduco che non sia ancora arrivato. L'ultimo attrezzo che rimane da testare è la fiamma ossidrica. Appoggio la maschera sul viso, prendo un tubo e accendo la fiamma. Funziona perfettamente, l'appoggio per terra e levo la maschera. Nello stesso momento che tolgo la maschera, Severide con un sorriso a trecentosessanta gradi, il Comandante Boden e due maggiori dell'esercito entrano in caserma. Il viso del comandante non promette nulla di buono e ho come la sensazione che il mio stomaco si attorcigli su se stesso. Lo sguardo di Wallace si collega al mio ed è come se mi confermasse ciò che penso. "Alister, puoi venire con noi nel mio ufficio?". Chiede il mio capo, facendo strada ai due maggiori. Mi metto sull'attenti, quando passano i due pezzi grossi dell'esercito e poi li seguo nell'ufficio. Sento lo sguardo del tenente Casey su di me. É come se qualcuno avesse schiacciato il tasto 'slow' perché è come se andasse tutto in maniera lenta. Sento il mio respiro più pesante, le mani diventano sudate e fredde e le gambe diventano dei blocchi di cemento. Faccio un respiro profondo, rivolgo un ultimo sguardo a Kelly ma lui è sempre sorridente e ignaro di quello che succederà quando varcherò la porta dell'ufficio del mio capo.

CHICAGO FIREWhere stories live. Discover now