Epilogo

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Sono così entusiasta.
Non vedo l'ora che Stephen torni a casa e dargli la bella notizia!

Mi fiondo giù dalle scale, esultando. Sono felice, mi sento come un uccellino che ha appena imparato a volare.

Afferro il telefono e chiamo Ily.
Mi risponde dopo quattro squilli.

"Pronto?".

Si sente una voce di sottofondo che chiede 'Chi è amore?'. Mi sembra che sia Hioma.

"Sono Alexia. È successo!".

"Oddio è successo! È successo! Hioma è successo! Congratulazioni, Alex!".

"Grazie, Ily. Ci vediamo al lavoro. Ti racconto durante la pausa!" esclamo e riattacco tutta agitata.

Io e Stephen adesso siamo sposati. Sono passati dieci anni da quando lui ha picchiato Tommy e io mi ricordo solo vagamente di quel che è successo. Il tempo si è portato via molti ricordi, ma non tutti.

Stephen è diventato un medico, io sono una regista, Tommy è un chimico famoso e Ily è una sceneggiatrice.
Diciamo che abbiamo fatto tutti carriera, prendendo la strada che più ci piaceva.

Mi ricordo del matrimonio tra me e Stephen come se fosse ieri.
Ero agitatissima, mentre mi faceva indossare l'anello e cercavo di non svenire, quando pronunciava le fatidiche parole ', lo voglio'.
Ed è stato bello farsi accompagnare da mio padre all'altare, vedere mia madre piangere di felicità e mia sorella sorridere come un ebete a fianco di suo marito.

È stato meraviglioso, quando tutti i parenti urlavano 'Bacio! Bacio! Bacio!'. Oppure quando tutti ci lanciavano il riso o ci guardavano ballare abbracciati.

Sospiro felice e mi siedo sul divano con cautela. Non voglio mica che ... Oh no! Non voglio pensare a cose brutte adesso!

Sento la serratura della porta e mi faccio scappare un urletto acuto. Mi alzo e corro all'entrata.
Stephen mi guarda confuso.

"Che succede, amore?".

Applaudo tre volte e poi lo abbraccio.

"Indovina?" gli dico una volta staccata da lui.

"Dai, non tenermi sulle spine" ride Stephen.

"Sono incinta".

Stephen mi guarda e non accenna nessuna emozione. La mia felicità si affievolisce pian piano e lo guardo triste. Che non sia felice di avere un bambino?

"N-non sei ... Felice?" mormoro.

Un sorriso si dipinge sul suo volto e inizia ad esultare. Mi prende tra le braccia e mi bacia teneramente.

"Finalmente" sussurra al mio orecchio.

Avevamo provato più di una volta ad avere un bambino, ma non ci riuscivamo mai. Il dottore ci aveva detto che era difficile che io rimanessi incinta e che avevamo poche possibilità di avere un pargolo. Perciò ci avevamo provato un'ultima volta una settimana fa.

Ed è stato bellissimo come tutte le altre volte.
Le sue mani che mi esploravano, il contatto con la sua pelle. I suoi baci sul collo, sulla pancia e sul viso.
Era stato tutto così piacevole.

La cosa meravigliosa era la nostra unione. Eravamo un tutt'uno, un corpo solo. Lui dentro di me e io che lo accoglievo volentieri.
Le mie mani che vagavano sulla sua schiena e le mie unghie che affondavano nella sua pelle, causandogli gemiti di dolore misti al piacere.

A lui é sempre piaciuto questo miscuglio di passione e dolore. L'ho scoperto con il tempo, facendo l'amore con lui. Adora avere i segni delle mie unghie sulla schiena, quando si sveglia il mattino dopo.
Ama svegliarmi baciandomi il viso e andare a comprare i cornetti per la colazione. Sa della mia indecisione tra crema e cioccolato e me lo compra sempre misto. Lo mangiamo a letto insieme, nudi come quando lo siamo la notte. Questo quando facciamo l'amore.

Se no, di solito, beviamo il caffè insieme e finiamo sempre per baciarci sul divano prima di andare al lavoro.

Mi ricordo di come ha urlato il mio nome quella notte e di come l'ho fatto anche io con il suo. I nostri nomi urlati che esprimono il piacere dell'unione tutte le volte.

"Sono felicissimo, sai? Non aspettavo nient'altro. Ho sperato per tutta la settimana che succedesse questo".

Appoggia le sue labbra sulle mie e le nostre lingue si incontrano. Le sensazioni che provo mi sembrano sempre nuove, ad ogni bacio.

Si stacca lentamente e fa scendere una mano sulla mia pancia, che ancora non accenna neanche un centimetro in più.

"Nove mesi sono troppi" sussurra.

"Aspetteremo" rispondo.

"Ti amo, piccola groviera".

"Ti amo anche io, mio mongoloide".

***

Durante la pausa al lavoro, Ily mi riempie di domande.

"È maschio o femmina?".

"Non lo so. Non si può capire ancora" rido.

"E come lo chiami se è maschio?".

"Pensavo ... Non so ... Charlie?".

"E se è femmina?".

Rimango in silenzio per un po'.

"Jade".

Ily sorride e afferra un panino dal banchetto.

"Secondo me è orgogliosa di noi" dice per poi addentare il suo cibo.

"Anche secondo me lo è, veramente tanto".

Alzo lo sguardo verso il soffitto, come se Jade Bitshort possa essere appiccicata lì ad ascoltare.

Mi asciugo una lacrima solitaria con il dorso della mano e poi ne guardo il palmo.
Sorrido ampiamente, notando la cicatrice sulla nocca vicino al pollice.

"Le cicatrici saranno il marchio di ciò che è passato. Saranno un fossile indistruttibile e un tatuaggio irremovibile" sussurro piano per farmi sentire solo da Jade, ripetendo le sue stesse parole.

E sono sicurissima, al cento per cento, che Jade Bitshort mi abbia sentita.

Blue Eyes {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora