Capitolo 23:Dove mi insegnano a combattere

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Un languido bagliore rischiarò il buio davanti ai miei occhi, facendomi mugugnare di fastidio e facendomi arrotolare il cuscino di piume d'oca attorno alla testa per poter ritornare nel mio bellissimo, e soprattutto buio, mondo dei sogni. Perché non potevo essere lasciata in pace nemmeno quando dormivo?

-Prova a nasconderti quanto ti pare sotto quelle coperte, ma sappi che Nausicaa è passata di qui qualche minuto fa e mi ha detto di volerti entro mezz'ora giù in cortile. Ti ha anche lasciato la colazione fuori dalla porta e i vestiti sul letto di Nadieen, che non si è ancora degnata di tornare dopo ieri sera.

Sbuffai scocciata da sotto il cuscino e mi tirai lentamente a sedere, stiracchiandomi come un gatto -Buon giorno, Marty...- girai gli occhi nella sua direzione e la vidi tutta bella pimpante mentre se ne stava seduta ad occhi chiusi all'interno del letto con il piccolo raggio di sole che entrava dalle imposte che faceva sembrare i suoi capelli castani tanti fili d'oro intrecciati tra loro -Come mai così sarcastica già di prima mattina? Dopo che io mi sono addormentata, Alex ti ha per caso importunato ed ora stai scaricando il tuo risentimento verso di lui su di me?

Martina ridacchiò -Figurarsi! Alex se n'è rimasto buono e calmo o, se per sua sfortuna non l'avesse fatto, la cicatrice sulla fronte procuratagli nell'incidente sarebbe stata il suo ultimo problema.

Feci un mezzo sorriso per la battuta e mi tolsi le coperte di dosso, facendomi investire di colpo da un'ondata di freddo che mi fece accapponare la pelle -Mamma mia che aria gelida!- saltellando andai ad aprire le imposte, illuminando la stanza con gli splendenti raggi solari di metà mattina; poi mi accostai al letto di Nadieen, dove erano ben ripiegati un paio di jeans, una maglietta a maniche lunghe verde e una felpa bordeaux. Il più velocemente possibile per non prendere troppo freddo mi cambiai e, dopo essermi messa il paio di scarpe da ginnastica grigie che facevano timidamente capolino da sotto il mio letto ed aver messo in tasca le mie due piccole scarpette da punta, aprii la porta della camera, trovandomi davanti un gigantesco vassoio pieno di ogni ben di dio: brioches, fette biscottate, latte al cioccolato, the caldo, marmellata e Nutella.

Raccolsi tutto quanto e lo portai ai piedi del letto di Martina -Guarda qui! Secondo me Nausicaa vuole metterci all'ingrasso come la strega di Hansel e Gretel.

La ragazza rise ed allungò una mano verso una brioche al cioccolato -Già, ma visto che, quando partiremo da qui, non riusciremo mangiare nemmeno la metà di ciò che ci hanno messo su questo vassoio, io direi di approfittarne.

Pensierosa mi versai una tazza di the caldo alla pesca e ci soffiai sopra -Chissà quanto dovremo rimanere qui... Per carità! Non che non mi piaccia stare qui, ma ho paura per Francesco.

Martina si sporse verso di me con la fronte aggrottata dalla preoccupazione -Hai avuto altri incubi?

Le lanciai un'occhiata di sottecchi. Non avevo ancora raccontato a nessuno il sogno in cui Francesco tentava di liberarsi ed Eris lo torturava e malmenava. Sapendo quanto le mie parole avrebbero fatto male a Martina, la mia amica era l'ultima delle persone a cui l'avrei voluto raccontare. Soprattutto visto che stanotte avevo sognato anche delle sorte di flash nei quali Francesco o veniva torturato in maniera barbara o sembrava quasi cercare di parlare proprio con me, implorandomi di non corrergli in aiuto per non cadere nella trappola di Eris. Ovviamente, spaventata da quei sogni, dopo ognuno di essi, mi ero svegliata con il fiatone e tutta appiccicata ai vestiti dal sudore, incapace di parlare. Di certo non le avrei raccontato tutto quello. Non potevo sottoporla a quella sofferenza -N...no. Nessun sogno strano, ma ho come una sensazione di oppressione che non mi fa sentire per nulla calma.

Martina inclinò la testa da un lato, fissandomi con sguardo indagatore. Non credeva ad una sola parola di quelle uscite dalla mia bocca -Sò che c'è di più. Qualcosa che non mi dici, ma se non è tua intenzione parlarmene non ti forzerò- strappò con i denti un altro pezzo di brioche facendo colare un rivolo di cioccolato lungo il suo mento -Chomp, chomp... l'unica cosa di cui mi dispiaccio è il fatto che siamo fermi qui per colpa del mio piede- si pulì il mento dalla crema al cacao con la mano e abbassò lo sguardo -Mi sento così in colpa. E poi odio starmene qui a fare nulla. Mi fa prudere la punta delle dita- detto questo mosse le mani per enfatizzare ciò che aveva appena detto.

La figlia della MusaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora