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Allison's pov

Il mio pensiero fisso sarebbe dovuto essere la matematica, visto che quel giorno avevo una verifica che di sicuro non sarei mai riuscita a passare. Eppure, mentre sorseggiavo il mio tè nel solito bar vicino alla mia scuola –quello dove fino alla mattina precedente mi si stava corrodendo l'anima per l'attesa-, l'unico mio pensiero fisso non aveva niente a che fare con numeri o equazioni. Aveva i capelli biondi, gli occhi verdi ed un sorriso magnetico. No, decisamente non era la matematica.

Appoggiai la tazzina, arricciando il naso per il fatto che entro un quarto d'ora sarei dovuta essere in classe pronta ad affrontare l'insormontabile materia che mi perseguitava dalle elementari.

Diedi una rapida occhiata al giornale per rimandare ancora di poco la mia entrata in quell'edificio degli orrori che non sopportavo. Non c'era nessuna notizia particolarmente interessante...

-Che stai leggendo?-

Sobbalzai, ma non per il rumore della sedia di fronte a me, ma per il suono di quella voce che la mattina precedente avevo sognato di sentire in ogni singolo secondo di quei venti minuti.

-Che ci fai qui?- Domandai con il cuore in gola per l'agitazione.

-Mi sembra ovvio, mi faccio perdonare per ieri...un caffè grazie.- Ordinò poi al cameriere che si era avvicinato per l'ordinazione.

-Ci vuole ben altro per farti perdonare.- Risposi acida. –Dopo che mi hai fatto stare da schifo ieri mattina e dopo che te ne sei andato senza nessuna spiegazione, come pretendi che io ti perdoni così?-

-Io ti ho perdonato qualcosa di ben più grave.- Piegò il sopracciglio serio.

Avvampai. Già, la festa in barca. –Ok, è vero. Quindi siamo...pari?-

-Solo se mi dici che oggi a scuola non hai niente di importante da fare.- Mi guardò allusivo.

-Beh...ho una verifica di matematica, ma non è importante.- Perchè mi sentivo così elettrizzata dandogli quella risposta?

-Allora spero tu non abbia nulla in contrario a farti rapire da me oggi.- Sfoderò un sorriso stupendo che mi bloccò il cuore. Dio mio, se mi faceva quei sorrisi poteva rapirmi quando voleva!

Scossi la testa sentendo la gola secca. –No...- Mi schiarì la voce, il mio più che un no sembrava un verso. -No- Ripetei. –Credo che in classe sopravvivranno anche senza di me.- Abbozzai un sorriso.

-Ottimo.- Il suo sorriso se possibile diventò ancora più radioso.

Riacquistai un po' di controllo per potergli chiedere una cosa che mi era frullata in testa tutta la notte: -Posso almeno sapere che avevi da fare ieri mattina?- Lo guardai di traverso in attesa di risposta.

-Dovevo risolvere un malinteso che si era creato con un mio amico.- Fece un cenno al cameriere per ringraziarlo della tazzina di caffè che poggiò sul tavolo. La prese ed iniziò a assaporarlo. Quanto avrei voluto essere quella tazzina...

-Kevin?- Azzardai evitando di dar corda ai miei pensieri sulle sue labbra e sulla tazzina.

-Già...-

-Avevate litigato?-

-Più o meno.-

-Per cosa?-

-Cazzo, ma che sono tutte queste domande di prima mattina?!- Protestò infastidito continuando a bere quello schifo di intruglio nero amaro.

-Senti ragazzino che gioca a fare il grande- Distesi le labbra in un sorrisetto compiaciuto dalla sua espressione sbigottita –Solo perché bevi un po' di caffè senza zucchero e vesti firmato da fighetto non significa che tu sia superiore agli altri, sai?Quindi abbassa le arie e quando qualcuno ti fa una domanda impara a rispondere da vero adulto in modo educato.-

Kidnapped by loveWhere stories live. Discover now