Frida sfrega il naso sulla sua pelle, guardandolo di traverso. I suoi occhi corrono sulla sua mascella ereditata dalla pubertà, sugli zigomi appena sporgenti. Niall è diventato un uomo, ormai. Ed è sempre strano, perché ancora si ricorda di lui come un bambino fastidioso e dall'apparecchio colorato.

E' cresciuto, è cambiato, ma le sue braccia riescono ancora a trovare il giusto incastro su di lei, a stringerla nel modo perfetto, senza farla sentire ingabbiata o dispersa.
«Pochi secondi» Niall canticchia, sorride e le sposta dei capelli dalla guancia, «chiudi gli occhi.»
Frida lo fa, non tentenna nemmeno un po'. Forse si aspetta pure di sentire il cambiamento strisciarle addosso, accarezzarle la pelle e baciarle la testa.  E quasi succede. Ma è solo Niall che la sta stringendo più forte, con le labbra calde sulla sua fronte mentre le alita addosso un «buon compleanno» unto di fumo.

E il momento del desiderio è arrivato. Ma non ha ancora idea di cosa chiedere. Si sente solo stanca, confusa, con le idee disorganizzate e una matassa di caos tra le mani. Non ha nemmeno il coraggio di aprire gli occhi, perché sa che dovrebbe spiegare ciò che ha chiesto. Quindi tentenna, serra di più le palpebre e basta. Si fa stringere forte, amare un po' di più.

Niall sorride sulla sua nuca e «come ti senti?» le chiede tranquillo, ancora con le mani tra i suoi capelli, a cercare di scoprirle il volto il più possibile.
La verità è che Frida si sente proprio come prima. Come ieri, come tre mesi addietro. E quasi è mortificata a deludere le aspettative di Niall, con un banalissimo «uguale al solito» detto con incertezza.
Ma Niall Horan se la ride, con tanto di occhi strizzati e lingua tra i denti «benvenuta nel mondo dei grandi, dove non succede mai un fottuto cazzo»
«Fottuto cazzo?» gli mostra una smorfia impertinente, poi alza un sopracciglio, «quindi tu sei grande, mh?»

Niall si costringe ad annuire, dal viso trapela incertezza, «in confronto a te, potrei già essere all'ospizio,» pesta la sigaretta sotto la punta della scarpa, «per il resto, chi lo sa, speriamo di no».
Niall Horan è quel genere di persona che le responsabilità le vive come una gogna, una punizione divina di un Dio generato dall'incuria. Che indossa sempre magliette di Rock Band annegate nel suicidio, nella droga, nella vita bastarda. E che quasi se le prende d'ispirazione, che «è una morte poetica, la loro».

E'per questo che adesso, a casa di Frida, non ci mette più piede. E' una persona dall'indole spacciata, un emarginato dalla società. Un fallito, un inconcludente, un poveraccio. Frida lo ama anche per questo. Lo ama per tutto, perché è Niall e basta.

Gli  prende la mano e la stringe ben forte. Lo guarda negli occhi malinconici, poi lo bacia dolcissima sulla punta del naso. E abbassa il viso, lo inclina, continuando a guardarlo dritto nelle pupille, «se vuoi possiamo rimanere così per sempre» gli concede,  e non è una frase qualsiasi quella, è un antistaminico. Gli sta dando una speranza di pace eterna, «vivere qui sopra, tu che parli e io che ti ascolto, vivere così sai, non è male» commenta piano.

Niall inclina le labbra, gli nasce un sorriso triste, disperatissimo. Le strizza la mano mentre ingoia un sospiro, «non è male, non è male per niente», respira più forte con un ma incastrato in gola, «però non è giusto. Non va bene vivere in questo modo un po' così»

Frida indurisce la mascella, «sai che me ne frega» rantola. Snocciola le dita dalle sue, deviando lo sguardo acceso d'indignazione. Ritorna col culo sul pavimento freddo, infilando le mani tra le cosce. Con gli occhi rivolti davanti a lei, dove il parapetto permette di vedere Londra a sprazzi di strisce e ferro.

«Se mi va, lo faccio» continua, ma non lo guarda, ha ancora le labbra rigide, «non ti sto chiedendo di fare la cosa giusta» e vorrebbe continuare, esporgli il motivo della sua esclamazione, ma non lo fa.

Perché Niall Horan non riesce a capirla? La sua non era una frase biunivoca, solo diretta a lui e la pena leggibile nei suoi occhi. Era qualcosa di molto più importante, devastante, un urlo nel mezzo del nulla.

Niall sospira e «Frida» non le dà nemmeno il tempo di prepararsi, la tira per il braccio con forza e «basta, okay?» prega a voce bassa.
Non ottiene risposta. Però lei sta ferma, non si scosta dal suo braccio attorno al fianco. Si lascia accarezzare a punta di polpastrelli, tremando appena. Continua a stare con la faccia verso la città, a respirare pianissimo e rabbrividire un po' di più.

Niall sospira incerto, avvicina le labbra alla sua tempia ma si ferma; sta respirando sulla sua pelle. Rimane con la bocca socchiusa e gli occhi timidi (paura, paura, paura, ho paura), «puoi fare ancora tanto» le dice, «puoi fare ancora tanto» ripete ancora. Dalla voce trapela una disperazione profonda, una cuna di paura violenta.

Però continua: «diplomarti, viaggiare in bei posti, conoscere persone nuove» e chiude gli occhi, la voce spenta, eppure ancora grezza.

E scuote la testa, «trovare un lavoro che ti piaccia, non lavorare in uno stupido discount» rantola tra i denti. Ammorbidisce il tono, sorride mentre «sposarti con un uomo che ti ama, avere dei bei figli, una casa enorme» le dice, sta quasi tremando dall'emozione, Niall.

Frida sa che è una prospettiva stupenda, quella che le sta mostrando. Che sarebbe solo una benedizione, avere una promessa di futuro del genere. Ma non riesce proprio a farsi allettare, a ringraziarlo per un amore così bello, una garanzia così meravigliosa.
Perché, semplicemente, ciò che le sta dicendo Niall Horan, è la fine più orrenda che potrebbe fare.



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Quella notte, l'unico desiderio che riesce ad esprimere è solo uno:

Altri mille crepuscoli, passati così. Ad aspettare l'alba, mente il cielo si tinge di perla, tra le braccia di chi ci sarà sempre per lei.

Erba Cattiva | One DirectionDonde viven las historias. Descúbrelo ahora